Alberto Burri: La Materia Come Espressione Dell’Esistenza
Alberto Burri nacque il 12 marzo 1915 a Città di Castello, in Umbria. Inizialmente intraprese studi di medicina e divenne medico durante la Seconda Guerra Mondiale, servendo come ufficiale nell’esercito italiano. Nel 1943, fu fatto prigioniero dalle forze alleate in Tunisia e internato in un campo di prigionia in Texas, dove cominciò a dipingere. Questo periodo di reclusione rappresentò una svolta cruciale nella sua vita: mentre era prigioniero, Burri abbandonò la professione medica per dedicarsi completamente all’arte. Dopo la guerra, tornò in Italia e si stabilì a Roma, dove iniziò a lavorare come artista a tempo pieno.
Burri divenne noto per il suo approccio radicale alla pittura e alla scultura, introducendo l’uso di materiali non convenzionali come sacchi di juta, plastica bruciata, legno, ferro, e tessuti. La sua visione innovativa lo portò a essere associato al movimento informale europeo, una corrente artistica che rifiutava la forma e la rappresentazione tradizionale, privilegiando invece la materia e il gesto. Con il tempo, Burri divenne una delle figure centrali dell’arte del secondo dopoguerra, portando avanti una ricerca estetica ed espressiva fondata sull’interazione tra forma e materiale.
La Tecnica di Alberto Burri: La Materia Come Linguaggio
Il lavoro di Alberto Burri è segnato dall’uso audace di materiali inusuali, che lo distingue radicalmente dai suoi contemporanei. Nei suoi primi lavori, come i celebri “Sacchi”, Burri cucì sacchi di juta vecchi e consumati su tele, creando opere che esploravano l’integrazione della pittura con la scultura. I suoi sacchi, pieni di cuciture e rattoppi, richiamano immagini di povertà, sofferenza e distruzione, evocando le ferite fisiche e psicologiche causate dalla guerra. Queste opere non erano solo una provocazione visiva, ma anche un’esplorazione del concetto di materialità, e rappresentavano un rifiuto dei materiali tradizionali dell’arte, come la tela e la pittura a olio.
Successivamente, Burri cominciò a sperimentare con una vasta gamma di materiali: plastica bruciata (nelle serie dei “Combustioni”), legno (nelle “Legni”), ferro e cellotex. L’uso della combustione e della deformazione di materiali plastici aggiungeva un’ulteriore dimensione di dinamismo alle sue opere. Invece di limitarsi a dipingere, Burri attaccava, cuciva, bruciava e manipolava la materia stessa, creando opere che esprimevano un forte senso di lotta e trasformazione.
Il suo approccio alla materia era meticoloso, ma allo stesso tempo estremamente fisico. Burri lavorava spesso in un processo di distruzione e ricostruzione, sottoponendo i suoi materiali a un trattamento violento, ma trasformandoli in qualcosa di nuovo e potente. Le sue tecniche artigianali rifiutavano il pittoricismo tradizionale, spingendo i confini dell’arte verso una nuova dimensione, dove la materia stessa raccontava una storia.
Interpretazioni Filosofiche e Concettuali
L’opera di Alberto Burri può essere interpretata sotto molteplici punti di vista filosofici e concettuali, riflettendo alcune delle problematiche centrali del ventesimo secolo, come il trauma della guerra, la disgregazione sociale e il rapporto tra distruzione e creazione.
Arte Come Trauma e Guarigione
Molti critici hanno visto nel lavoro di Burri una risposta diretta al trauma personale e collettivo della guerra. La sua formazione medica, unita alla sua esperienza bellica, ha lasciato un’impronta indelebile sul suo modo di fare arte. I “Sacchi”, con le loro cuciture grezze e strappi, possono essere letti come metafore di ferite fisiche e cicatrici. La materia lacera e rammendata diventa un simbolo delle ferite della storia, ma anche di una lenta e difficile guarigione. Burri utilizza materiali consumati, lacerati e logori, come se stesse cercando di ricucire una realtà frantumata.
Allo stesso tempo, la sua arte suggerisce che dalla distruzione può emergere una nuova forma di bellezza. Le sue combustioni, per esempio, trasformano materiali ordinari e industriali, come la plastica, in forme nuove e inattese, evocando il processo di rigenerazione che può seguire la catastrofe. Questa dialettica tra distruzione e creazione è centrale nel lavoro di Burri e risuona profondamente con le esperienze di un’Europa devastata dalla guerra.
Il Materialismo Estetico
Il lavoro di Burri è anche strettamente legato a una filosofia del materialismo estetico, che rifiuta la rappresentazione illusoria e privilegia la concretezza della materia. Burri non dipinge immagini, ma manipola direttamente i materiali, lasciando che siano essi stessi a parlare. Le sue opere non si limitano a rappresentare, ma sono esse stesse realtà tangibili, che esistono come oggetti nel mondo fisico. Questo rifiuto della pittura come rappresentazione e l’adozione di un approccio diretto alla materia ha anticipato molti degli sviluppi successivi nell’arte concettuale e minimalista.
I “Cretti”, forse una delle sue serie più celebri, rappresentano questo concetto in modo emblematico. Nelle sue grandi tele di crepe e fessure, Burri imita i processi naturali di erosione e trasformazione. Queste opere, con le loro superfici irregolari e rugose, evocano paesaggi aridi e devastati, quasi fossero la pelle della Terra stessa. Qui la materia diventa simbolo di disfacimento, ma anche di continuità e persistenza. Il concetto di tempo è intrinsecamente legato ai “Cretti”, poiché la crepa è l’evidenza di un processo in corso, che coinvolge la materia in un dialogo perpetuo tra solidificazione e frattura.
Valore Quotazionale e Comparazione nelle opere di Alberto Burri
Durante la vita di Burri, le sue opere iniziarono a guadagnare gradualmente l’attenzione della critica e del mercato, soprattutto a partire dagli anni ’50 e ’60. Tuttavia, fu solo negli ultimi decenni della sua vita che il suo lavoro ricevette una consacrazione internazionale, con esposizioni in importanti musei e collezioni.
Dopo la sua morte nel 1995, il valore delle sue opere è cresciuto significativamente. Le sue quotazioni hanno raggiunto cifre elevate, soprattutto per le opere della serie dei “Sacchi”, dei “Cretti” e delle “Combustioni”. Un esempio clamoroso è la vendita della sua opera “Sacco e Rosso”, venduta per oltre 10 milioni di dollari all’asta nel 2016. Questi risultati indicano l’enorme rivalutazione che Burri ha ricevuto postumo, quando la sua importanza nel panorama dell’arte moderna è stata pienamente riconosciuta a livello globale.
L’Influenza di Burri nell’Arte Contemporanea
L’eredità di Alberto Burri è stata fondamentale per lo sviluppo dell’arte contemporanea. Il suo approccio pionieristico all’uso dei materiali ha ispirato generazioni di artisti, specialmente quelli associati all’arte povera e al minimalismo. Artisti come Anselm Kiefer e Jannis Kounellis hanno sviluppato opere che condividono con Burri l’attenzione per la materia e la storia. La sua esplorazione delle qualità fisiche dei materiali ha aperto la strada a una comprensione più ampia del fare artistico, dove la superficie, la texture e la materia diventano centrali quanto il soggetto stesso.
Inoltre, la sua influenza si estende anche nel campo dell’arte concettuale e post-minimalista, dove la tensione tra processo e risultato, tra materia e forma, rimane un tema chiave. Burri non ha solo ampliato i limiti della pittura e della scultura, ma ha anche riformulato le nozioni stesse di cosa può essere considerato arte.
Alberto Burri materia ed esistenza
Alberto Burri è stato un innovatore radicale, un artista che ha saputo trasformare la materia in un mezzo di espressione profonda e filosofica. Le sue opere, fatte di materiali umili e spesso danneggiati, ci parlano di sofferenza, rigenerazione e dell’incessante ciclo di distruzione e creazione che caratterizza l’esistenza umana. Il suo contributo all’arte del XX secolo è stato monumentale, e il suo lavoro continua a ispirare artisti e critici, spingendoci a ripensare il rapporto tra forma, materia e significato.
Link per approfondire: burri opere – Cerca Immagini (bing.com)
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