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“Corpi celesti” di Alessandro Melis

« λέγω [il logos] attraversa tutte le cose mescolandosi al grande come ai piccoli astri luminosi. »
(Cleante, Inno a Zeus)

<<Per me ogni momento della creazione dell’opera d’arte è importante>>, mi accenna Alessandro Melis nel suo studio, e aggiunge, <<non è mai atto fine a se stesso ma sempre in funzione della volontà>>, dell’intenzione fatta realtà attraverso l’azione, <<sono opere realizzate trattenendo nel tempo ogni sensazione, ogni idea, ogni intenzione fino al momento dell’esplosione>>.
La stretta relazione tra macrocosmo e microcosmo era nota anche nell’antica Roma, in cui lo studio della corrispondenza tra la volta celeste e gli elementi della terra consentiva agli Auguri e agli Aruspici, attraverso l’esame delle viscere, cercando in esse segni particolari o altre anomalie e riconoscendo le corrispondenze con un determinato settore del cielo, ne potevano interpretare il significato traendone auspici in grado di predire il destino.
Ma prima ancora dell’antica Roma, nelle società animiste del continente africano, gli sciamani, attraverso riti appositi, con la mescolanza di danze rituali, percussioni, terre colorate e oggetti sacri, agivano in stretta connessione con i moti degli astri e della luna, riti eseguiti con lo scopo di risolvere problematiche riguardanti salute, riproduzione e sussistenza.
Questi riti nascono tutti da un idea di realtà legata all’anima universale dai sapori astrologizzanti, molto affine a quella contenuta nei testi ermetici, che indirizzavano all’idea dell’uomo microcosmo, come ad intendere che l’agire umano, compreso l’agire razionale o il naturale impulso e il desiderio di creare, non solo fosse in stretta connessione con i moti dei corpi celesti, ma ne fosse guidato, come se le stelle e gli astri, nel loro movimento determinassero il mutamento del nostro agire, ma l’agire dell’artista in questo caso non è da intendersi come una pulsione incontrollata e animalesca, bensì come un impulso d’entusiasmo, come lo è quello del giocare per il bambino.
Martin Heidegger scrisse: <<forse la frase di Leibniz:” cum deus calculat fit mundus” andrebbe tradotta più adeguatamente: Mentre dio gioca, il mondo diventa mondo.>>
La cultura occidentale nel corso della storia ha sempre avuto un ruolo di dominio nei confronti del gioco e della vita, adottando sistemi di controllo sempre più complessi e intricati, attraverso la dialettica, poiché è il discorso che costituisce il tessuto connettivo della società, col discorso si guida l’uomo inducendolo a far suoi determinati scopi, creando ruoli e categorie sociali alle quali aspirare, sistemi che impongono le proprie regole interne, da seguire passivamente ed obbligatoriamente, alle quali conformarsi lentamente fino ad identificarsi in esse.
Ed è appunto attraverso i mezzi della dialettica e da quelli più violenti applicati attraverso la condanna che si è plasmato nei secoli il pensiero e la ragione comune, l’iconocentrismo occidentale ha esaltato l’idea dell’artista che attento a ciò che li accade attorno si fa testimone vivente dei fatti, ma sempre e solo come testimone, l’artista restava incapace di essere attivamente determinante sui fatti, sugli accadimenti della realtà.
Le opere di Alessandro Melis presentate alla mostra “Corpi Celesti” appaiono come il risultato di una lotta, simile ad un’incontro di box, combattuto colpo su colpo, per mettere k.o. ogni regola imposta, ogni dialettica, ogni icona possibile, ogni imposizione tematica vincolante per il raggiungimento del proprio obbiettivo, conquistare la propria libertà espressiva, in un dinamico match di segni pittorici assestati con precisione, colpi di colore dati su una base azzurra che, come fosse l’atmosfera ambigua di un pomeriggio qualunque, si presta ad accogliere per contrasto un atto di brutale violenza controllata che non lascia morti, ma piuttosto, come a seguito di un rapporto sessuale andato a buon fine, partorisce delle figure, che affiorano piano, dopo una lunga e attenta osservazione delle forme che, forse per gioco, eseguite sotto la guida naturale degli astri, possono nascondere quei segni particolari capaci di risolvere delle problematiche o possono portare i segni leggibili di un qualche destino.

Francesco Cogoni.

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