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DA MAGRITTE A CHIARA FERRAGNI

DA MAGRITTE A CHIARA FERRAGNI – FETICISMO E TABÙ DEL CORPO FEMMINILE

L’arte di René Magritte è universalmente riconosciuta come una delle più innovative e significative della storia dell’arte moderna. L’artista belga è stato uno dei più influenti artisti del XX secolo, ed è diventato famoso per le sue opere che sfidano la logica, la realtà e le convenzioni sociali.

Il dipinto di René Magritte prende il titolo dall’omonima opera del Marchese de Sade.

In “La Filosofia del Boudoir” de Sade va infatti oltre la narrazione erotica e nello stile cinico, estremo e provocatorio che lo caratterizza sostiene l’importanza sociale e politica del superamento dei tabù sessuali per garantire la libertà individuale.

Magritte ci conduce in uno scenario onirico dove vigono i processi freudiani di censura ed elaborazione: drammatizzazione, spostamento, condensazione, dispersione e simbolizzazione. Ecco allora presentarsi il corpo femminile come feticcio, componenti anatomiche erotizzate, depersonalizzate e oggettificate si fondono agli stessi indumenti dedicati a coprirle e a rivelarle.

Un feticismo che al di fuori dell’immaginario erotico diviene fenomeno sociale, culturale e mediatico, dipanandosi tra ostentazione e censura.

L’abito rappresentato in quest’opera ricorda quelli recentemente indossati dall’influencer Chiara Ferragni al Festival di Sanremo con dipinto il proprio corpo nudo, ad indicare le contraddizioni culturali che ancora investono il corpo femminile.

René Magritte “La Filosofia nel Boudoir” (1947), olio su tela, 195 x 152 cm, Thomas Claburn Jones Collection, New York.

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