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Domenico Mimmo di Caterino: Arte e vita

In questa intervista a Domenico Mimmo di Caterino, abbiamo avuto occasione di parlare con lui di diversi argomenti attorno all’arte e alla sua vita.

L’alta Formazione artistica

F.C. In questi anni ho osservato il tuo sforzo nel promuovere la nascita di un accademia di belle arti a Cagliari, per te che significato ha la formazione artistica accademica?

M.D.C. L’alta Formazione artistica è un software della memoria, l’Accademia greca Platonica, nasceva per porre a sistema dei saperi simbolici che determinano la nostra storia cancellata, gli universi sono tutti simbolici, i simboli si comprendono se si utilizzano, oggi come allora, questo antico e sostanziale sapere, alchemico, occulto ed esoterico, lo si può apprendere solo attraverso l’alta formazione artistica, altrimenti lo si subisce in forma essoterica.

Accademia di belle arti e libertà

F.C. Questo sistema di memorizzazione e condivisione dei saperi non rischia di essere strategicamente veicolante? Cosa lo rende migliore di una sana ricerca critica autonoma in un mondo iper mediatizzato come il nostro cui le conoscenze sembrano quasi completamente libere per chi sa cercare?

M.D.C. L’Accademia non è condivisione, da incolti anche il desumerlo senza conoscerla, è uno spazio di confronto col Sé, l’altro è solo una proiezione riflessa, un serpente col quale confrontarsi.

Oggi le conoscenze sono libere? Alla parola libertà corrispondono stoltezza e ignoranza, si è liberi solo quando si è disciplinati, lo si voglia o no, non esiste disciplina senza consapevolezza o coscienza simbolica, l’alternativa è essere servi del simbolo, proprio quel simbolo alla portata di tutti che ci rende un’immensa pattumiera differenziata, proprio l’idea della libertà a portata di mano rende servi, io non mi sono mai sentito libero di niente.

Quando sento parlare di intellettuali o artisti “uomini liberi”, ho ben chiaro d’avere innanzi degli inetti senza neuroni esercitati alla disciplina, quella rende autonomi, pensa ai simboli della massoneria, pensa a quanto l’alchimista valorizza il laboratorio e il fare, ma quale libertà, questi insulsi artisti si diano orari di lavoro e timbrino il cartellino, lo facciano per loro stessi, sempre che non si diano arie d’artisti liberi per farsi qualche scopata in più, ma che misera e mascherata farsa inscenano per accreditarsi, certo più facile accreditarsi come artista che come barbiere se si vuole affascinare il prossimo.

Domenico Mimmo di Caterino: Il proprio Sé e i propri limiti

F.C. Perciò mi sembra di capire che disciplina e consapevolezza secondo te si maturano con il confronto/scontro, mi sbaglio? Che ruolo ha la dialettica in un processo con questi presupposti? Non rischia una deriva sofistica?

M.D.C. Lo scontro confronto è in realtà sempre con il proprio Sé e i propri limiti, la dialettica è lo strumento che applicato alla pratica sonda il limite, questo è un principio di ricerca universale, la deriva sofista?

Possibile in piccole coscienze essoteriche che non hanno capacità e strumenti per calarsi in profondità, oggi l’Alta Formazione Artistica le celebra come valore assoluto, la mediocrità esiste solo quando si riflette nell’altro, l’elenco d’insulsi, inetti e mediocri, con cattedra Accademica, è vastissimo, ma è giusto così, solo imponendo mediocrità, inettitudine e pigrizia, passando per titoli istituzionalmente necessari per la sopravvivenza, si possono muovere e smuovere eccellenze non conformi che smuovano evolutivamente limiti, confini e perimetri, i sistemi servono a questo, a comprendere che in alto come in basso, tutto si produce e riproduce, da sempre su questo pianeta forze avverse si contrastano (anche inconsapevolmente) per un interesse che non è comune, ma è superiore.

Social, arte e spiritualità

F.C. Mi sembra di intravedere un sistema olistico di pensiero, legato al mistico, dissociato verso costrutti sociali e in parte dalle istituzioni, come si associa un pensiero simile al mondo dei social che viene percepito come un mezzo in completa antitesi con la spiritualità?

M.D.C. Perché esiste un mondo dei social? Se esiste lo determina chi ci crede! L’umanità è fatta di tante prospettive e dimensioni, non penso che “connettersi” voglia dire seguirsi sui social, il mondo dei social è reale solo nella misura in cui è reale chi lo pratica.

Sul serio credi sia possibile affrontare una vita di ricerca, dedizione e vocazione artistica, millantando d’esserlo via social? Facciamo i seri per piacere, l’arte è una cosa seria, è la vera religione, l’unica cosa che da senso a un’effimera dimensione terrena, non è per tutti e non s’improvvisa, dimmi la verità, penso sul serio che in questo millennio ci siano artisti e scienziati in ogni condominio? Non è chiaro che è consumismo dell’illusione d’essere ciò che non si è alimentando frustrazione? Quali sono gli artisti che hanno alimentato e ampliato la tua soglia percettiva? Te lo chiedi mai? Sono pochi, molto pochi, e non sono mai tutti…

Il rapporto di Domenico Mimmo di Caterino con il pubblico

F.C. Perciò la proprietà dell’arte di essere linguaggio non basta, ma deve essere necessariamente un linguaggio che alimenta e amplia la soglia percettiva fruitore? Ma questo rapporto, in fase di ricezione, non dipende più dal fruitore che dall’artista che si esprime?

In questo senso il sé sarebbe in balia dei limiti di ricezione del fruitore in un certo qual modo, non credi che un gruppo di “fruitori analfabeti” potrebbe sentire maggiormente un linguaggio errato, illogico o scontato/ricopiato piuttosto che un linguaggio molto ricercato ma che non viene compreso a causa della sua complessità? È possibile aumentare la soglia percettiva di un pubblico indifferente a tutto, Sovraesposto alle immagini, come avviene nella nostra contemporaneità?

M.D.C. Certo che è possibile, passa per la conoscenza del simbolo, attenzione il simbolo è qualcosa fuori dal tempo, presente nel software delle nostre coscienze e conoscenze pregresse, non ha nulla a che vedere con tecnica, stile o linguaggio, vive con noi, non ha distinguo culturali e limiti ideologico politici, racconta le nostre origini e vive con la nostra specie da quando conquista il pianeta (ma nulla ci vieta di pensare che possa preesistere ai sapiens), il simbolo lo comprendono tutti? Rifletti, un cranio di morto chi non lo comprenderebbe?

Domenico Mimmo di Caterino: il simbolo come intermediario tra mondi

Lo trovi come intermediario tra mondi in tantissimi culti (anche cristiani), così come in zone a rischio contaminazione o ad alto tasso di voltaggio con la didascalia “chi tocca muore!”. La sintesi del linguaggio dell’arte è molto distante delle tante sovrastrutture culturali (presenti anche nella tue raffinate domande), perché il simbolo nella sua storia pregressa racchiude domanda, risposta e possibili soluzioni, è lui il vero connettore, il vero social network, la macchina siamo noi, immagina quanto siano sterili e patetici certi artisti che si sentono d’avanguardia, soltanto perché lavorano in digitale?

Pensano di sondare mondi che non esistono e contribuiscono a creare una terra piatta, che diventerà qualcosa di reale, se si continua a vivere l’arte a due dimensioni, cose naturali come il sesso diventano extrasensoriali, perché si sta anche dimenticando d’avere un corpo, questo per dirti che se sei un artista solo per la popolarità social e per esserti immolato sull’altare del pattume e piattume, per me non esisti?

Non mi interessa neanche più confrontarmi col fenomeno, l’ho compreso e lo tengo alla giusta distanza da me, non confondo strumenti e tecnica con linguaggio e stile, scindo tra simbolo e il modo con cui viene rappresentato e veicolato, ripeto: il linguaggio simbolico dell’arte è una cosa seria, non si gioca con qualcosa che va e resta ben oltre di noi e un’idea di tempo che consideriamo limitata, se il tempo fosse limitato non sarebbe possibile comunicare con i morti attraverso i loro contenuti simbolici dell’arte, per questo ti dico che i social e l’arte non hanno nulla in comune, solo l’illusione a dimensione inetto di potersi confrontare con ciò che non gli appartiene e non comprende.

Sensibilità e simbolo nel contemporaneo

F.C. A me vien da pensare a Cesare quel che è di Cesare, per qualche artista credo venga più semplice condividere un lavoro digitale su piattaforme social piuttosto che un lavoro pittorico che sente più radicato spiritualmente. Un po’ come chi ha vergogna a farsi vedere mentre prega. Che è come dire di lasciare a Dio ciò che è di Dio. Perciò per te è scorretto rendere il simbolo condivisibile e comunicabile attraverso il mezzo multimediale social? È un modo per mistificarlo?

M.D.C. No, i social non mistificano niente, depotenziano sensorialmente, c’è differenza simbolica e rituale tra sentire la messa in chiesa o in televisione, e te lo dico perché ho dei genitori cristiani che hanno tanta fede, la spiritualità è dentro di noi, ma è una tensione e una forza sensoriale ed energetica che aggrega, dimmi la verità, un Cristo crocifisso NFT quanto può stimolare fede e preghiera?

Domenico Mimmo di Caterino: Sensibilità e senso

La sensibilità è qualcosa di sensoriale, come la spiritualità, come si fa a delegare e demandare tutta la propria energia gestuale e spirituale a uno strumento dove l’applicazione lavora per te?

Tempo fa una giovane artista voleva convincermi che l’intelligenza artificiale poteva dipingere come me, mi fece vedere cosa realizzava il mio corrispondente artificiale, in quei lavori non c’ero io, non c’era il mio vissuto e c’erano cose che non avrei mai fatto e mai farò, restare umani vuole dire tante cose, anche sapere scindere sensorialmente tra l’umano e l’umano che raggiunge dei risultati (anche artisticamente banali) attraverso strumenti tecnici e applicazioni su misura per lui, non è lui l’artista, ma l’ingegnere informatico che ha creato un mondo per chi s’illude di fare arte così.

Arte e deriva artificiale

F.C. In un mondo che sta prendendo una deriva artificiale, non credi possa cambiare anche il modo di percepire a livello sensoriale? Affronti queste tematiche attraverso la tua arte?

M.D.C. Certo che penso stia cambiando il modo “sensoriale” di sentire l’arte, pareti bianche, spazi asettici, arte “pulita”, impersonale, nulla deve fare pensare alla fatica e neanche a quello dell’artista come un lavoro (intellettuale) che richieda uno sforzo fisico e di risorse (anche economiche e nel mio caso, totalmente a mio carico), rivendicare il proprio ruolo sul pianeta, d’umano di passaggio, non è certo qualcosa che si possa fare dietro a un pc o uno smartphone, le immagini digitalizzate tutte (anche quelle con pretese e ambizioni artistiche), valgono marketing e promozione grafica pubblicitaria del Sé messo in vendita?

Si tratta d’arte?

Certo ma di linguaggio di genere, m’interessa poco. Col mio fare artistico mi “curo”, è arteterapia, sono i miei studi applicati a me e alla mia vita, ti dico la verità, passati i cinquant’anni, poco m’interessa di ciò che si pensi e dica di me e di ciò che produco, non penso di dovere conto a nessuno nelal ricerca di una mia sensorialità (gli la chiamano sensitività) che non solo rifiuta le due dimensioni, ma che trova anche la nostra percezione tridimensionale un inganno.

Domenico Mimmo di Caterino: Vita e cambiamento

F.C. Com’è cambiata la tua vita negli ultimi tempi?

M.D.C. La mia vita non smette di cambiare da quando sono nato, anche se questo mi pare avvenga nell’ambito di una traiettoria fuori dal tempo dove io, con quella cosa che chiamavi “libertà” individuale, conto ben poco. Mi piace fare presente come il futuro sia passato nell’ambito di una ciclica riscrittura del Sé che non ha utilitarismo e razionalità alcuna, che mi pare trovare giustificazione solo credendo a energie superiori oltre i nostri piani dimensionali. Sul piano materiale, superato il mezzo secolo d’età, ho sentito il richiamo della mia origine terrena, di tornare ad affrontare demoni e serpenti che comunque sono sempre stati intorno me anche nel sud dell’isola.

Contatti:

Facebook: Domenico Mimmo Di Caterino

Instagram: Domenico Di Caterino (@mimmo.dicaterino) • Foto e video di Instagram

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Consigliamo anche la nostra precedente intervista:

Intervista a Domenico Mimmo Di Caterino | ConnectivArt

Francesco Cogoni.

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Domenico Mimmo di Caterino: Arte e vita
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