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Efi Kounellis

L’Archivio Kounellis ha dato notizia della scomparsa di Efi Kounellis, moglie del maestro dell’arte povera Jannis Kounellis (scomparso nel febbraio 2017 all’età di 80 anni), e protagonista insieme a lui della scena artistica romana degli anni ‘60 e ‘70, il momento d’oro di Piazza del Popolo

Si è spenta il  9 febbraio a Roma, all’età di 89 anni. Nata nel 1934 nell’isola greca di Kimolos, ha frequentato il corso di Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Via Ripetta dove studia, tra gli altri, insieme allo stesso Kounellis e a Pino Pascali, di cui è grande amica.

Antonio Venturi ricorda Efi Kounellis così:

“Artista e costumista, ha collaborato al film “Mimì metallurgico ferito nell’onore “ di Lina Wertmüller, con la quale ha avuto un inteso scambio. 

Decide poi di lasciare la sua carriera per seguire quella del marito. Condivide con lui gli anni della nascita dell’Arte Povera. Segue il lavoro di Kounellis nella sua evoluzione, a partire dall’Alfabeto e poi le rose, i gas, i fuochi, il pappagallo, i cavalli alla galleria L’Attico di Sargentini, fino agli anni del “muro d’oro”.

Nel 1972 nasce il figlio Damiano a cui segue, verso la fine del decennio, la separazione di fatto da Kounellis, con il quale rimane però sposata per tutta la vita. 

Nota nell’ambiente per il temperamento fiero e indomabile, la personalità incorruttibile e la dedizione totale al lavoro del marito, con il quale vive in via Banco del Santo Spirito numero 21 nella casa-studio da cui provengono la maggior parte delle immagini iconiche del lavoro di Kounellis di quegli anni. 

Sono gli anni in cui Kounellis dichiara “Ciò che oggi dobbiamo fare è stabilire un’unione tra la vita e la nostra pratica artistica”. Così Efi e Jannis vissero senza compromessi, viaggiando, dall’America del Nord all’Amazzonia, attraversando in nave il Mississippi, e l’Europa ovviamente. L’attaccamento di Efi Kounellis a Roma è fortissimo, una città vissuta da artista, moglie d’artista e poi madre.
Con Efi si spegne un riferimento di grandezza e integrità, visione e bellezza”.

ConnectivArt.

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