Il coniglio pasquale ed il simbolismo queer
Quando pensiamo alla Pasqua, spesso ci vengono in mente uova colorate, dolci e il celebre coniglio pasquale. Ma quanti conoscono davvero la storia di questo personaggio curioso? E, soprattutto, cosa potrebbe avere a che fare con il mondo LGBTQ+? Il legame, seppur inaspettato, esiste ed è più profondo di quanto si pensi.
Le origini del coniglio pasquale
Il coniglio pasquale ha radici antichissime e affonda le sue origini nei culti pagani germanici. In particolare, è associato alla dea Eostre (o Ostara), divinità della primavera, della fertilità e della rinascita. Secondo la leggenda, Eostre trasformò un uccello ferito in un coniglio, che continuò comunque a deporre uova – da qui la tradizione delle uova pasquali.
Questo animale, dunque, non è solo un simbolo di tenerezza infantile, ma incarna la metamorfosi, la transizione da un’identità all’altra, la capacità di essere più di una cosa sola. Già in questa storia antica troviamo un potente simbolo di fluidità e trasformazione.
Il simbolismo queer del coniglio
Nel tempo, il coniglio pasquale ha assunto nuovi significati, ma ha conservato la sua aura di mistero e ambiguità. Là dove la cultura dominante lo ha addolcito per farne una mascotte per bambini, molti artisti e attivisti queer lo hanno riabilitato come figura di resistenza e trasformazione.
Il coniglio è un animale notturno, prolifico, associato alla vulnerabilità ma anche alla sopravvivenza. Nella cultura LGBTQ+, questi elementi risuonano profondamente: la capacità di reinventarsi, di generare nuove forme di famiglia, di attraversare mondi ostili con delicatezza e astuzia.
Inoltre, la metamorfosi dell’uccello in coniglio nella leggenda di Eostre può essere letta in chiave queer come una rappresentazione della transizione, dell’identità non binaria, del superamento dei limiti imposti dal genere.
Il coniglio pasquale come icona nell’arte LGBTQ+
Non sorprende che negli ultimi anni il coniglio sia apparso in numerose opere d’arte queer: dalle performance alle illustrazioni digitali, dai costumi drag alle installazioni. In molti lo usano come simbolo di rinascita queer, di affermazione dolce ma potente, di festa collettiva e di ironia.
Il coniglio pasquale, con la sua natura ambigua e gioiosa, diventa così un simbolo perfetto per raccontare la comunità LGBTQ+: colorata, resistente, mutevole, profondamente legata ai cicli della natura e alla celebrazione dell’essere.
Una Pasqua queer
Riscoprire la storia del coniglio pasquale attraverso una lente queer significa anche restituire profondità a una festività troppo spesso banalizzata. Significa ricordare che ogni simbolo, anche il più innocente, può nascondere storie di resistenza, cambiamento e affermazione.
Ho dedicato questa settimana di pubblicazioni a Sara Millerey, quando è successo aveva la mia età.
Le hanno spezzato le braccia e le gambe, poi l’hanno gettata in un fiume, divertendosi a guardarla affogare.
Questi giorni al Senato si è parlato di violenza di genere. La maggioranza era assente.
Questa settimana, sul sito, ho voluto pubblicare un articolo al giorno dedicato alla tematica LGBTQ+, mettendo in luce la bellezza artistica nata da queste esperienze e identità.
L’ho fatto, nel mio piccolo, in memoria di Sara.
E di tutte le persone che ancora oggi vengono perseguitate solo perché hanno il coraggio di non nascondersi. Di non mentire su ciò che sentono. Su chi sono.
In un mondo che spesso chiede di semplificare, classificare e dividere, il coniglio pasquale ci invita a fare l’opposto: a fluire, a trasformarci, a celebrare la complessità. E non è forse questa la più autentica forma di rinascita?
Francesco Cogoni.
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