Intervista a Beppe Della Volpe
Oggi vi presento l’intervista a Beppe Della Volpe, che mi ha gentilmente concesso questa intervista. Anche se è davvero raro poter vedere i suoi lavori mi ha concesso di pubblicare questi che allego in articolo.

Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Non saprei, in realtà sono un nomade su certe cose. Non sono uno stanziale che si segna tutto tipo ambulatorio. Posso dirti che al liceo artistico fu un disastro, non ci andavo quasi mai, anzi, tolgo quasi.
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo percorso?
Non credo di essere stato influenzato da qualche pittore del passato, guardavo affascinato tutto, ma senza mai soffrire di Stendhal.
L’unica volta che mi inginocchiai fu davanti al cristo velato.
Cosa cerchi attraverso la tua arte?
Non cerco, dipingo icasticamente quello che vedo. E oggi vedo la tumefazione maschile e femminile arrampicarsi su una ipoacusia disperata, con l’urgenza di conservare la gioventù ancora un pochino.

C’è una parte nella tua ricerca artistica di cui vorresti parlare in particolare?
Non ho preferenze artistica di cui parlare, per me certe banalità sono veramente inaccettabili. I figli sono figli, non faccio distinzione. Amo tutta la mia produzione indistintamente.
Qual è il tuo rapporto con il mercato?
Per un tempo brevissimo ero sul mercato, se ci penso ora, che immensa pena mi faccio, potrei scalare le montagne sconosciute della misericordia. Adesso col senno di poi rivendicherei con un accanimento uguale a quello del soldato cui non dissero che la guerra era finita. Non avevo un ruolo, ero una semplice funzione.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Ho sessanta anni tra un po’, e quando incontro vecchi amici, mi abbracciano per una forma di rispetto. Perché non mi sono mai messo prono. A chi si accinge ad intraprendere questa strada sterrata dico di non mettersi mai proni, ma stare sempre dritti, anzi, occhi aperti e culo in faccia al muro ovunque e comunque.

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Francesco Cogoni.