Intervista a Claudio Parentela
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Dipingo e disegno davvero da sempre, fin da bambino ho sempre disegnato e disegnato… grandi occhi… occhi enormi su corpi smagriti, alieni, e battaglie truculente e iperviolente, tra questi eterei e indecifrabili esseri.
Professionalmente, diciamo così, creo, disegno, fotografo, taglio/incollo e altre cose ancora dal lontano 1995.
In quegli anni disegnavo tantissime illustrazioni e comics in bianco e nero, con fiumi di inchiostro su tante tante riviste e zines in giro per l’Europa e gli States.
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo percorso?
Mia moglie innanzitutto, costante, fondamentale e dolcissimo incoraggiamento.
Riguardo agli artisti che mi hanno ispirato…
Amo tutta l’arte di tutti i tempi, tutti gli artisti di ogni epoca, corrente passata e futura, ognuno ha un unico splendido dono da offrire all’universo…
Ogni artista è un’irripetibile fiore che offre i suoi unici colori.
Ogni giorno è fonte d’ispirazione per il mio lavoro, le risate degli amici, i rumori della strada, i miei adorati libri… le riviste, tante, di moda, che sfoglio e divoro… i miei gatti, i miei fiori.
Cosa ti interessa comunicare attraverso la forma d’arte che utilizzi?
La mia genetica follia innanzitutto.
La mia totale, continua, affannosa, disperante e disperatamente gioiosa, coloratissima, e in bianco e nero, ma più nero che non ce n’è, voglia di libertà…
creare mi fa sentire libero, mi fa sentire reale, vero.
C’è una parte nella tua ricerca artistica di cui vorresti parlare in particolare?
Si…
Gli inizi della mia carriera artistica, agli inizi della mia perigliòsa carriera artistica ho disegnato, ma davvero tanto, per quattordici anni soltanto in bianco e nero, col mio amato ’’Black Indian Ink’’.
Fiumi e fiumi in nerissimo inchiostro, lo adoro, le mille sfumature tra il bianco e il nero sono come le sfumature dell’animo umano.
Nulla rappresenta i nodi e le linee della nostra anima meglio del nero, il grigio e il bianco dell’inchiostro.
Qual è il tuo rapporto con il mercato?
Ottimo.
Nel senso che faccio questo bellissimo lavoro perché mio totalmente e anarchicamente mio…ma anche per vendere i miei lavori ovviamente.
Non è semplice vendere, tutt’altro…
Ma non mi lamento, anzi… ho scelto io di fare arte ventiquattro ore al giorno e tutti i giorni…
per cui…
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Tanta, tanta pazienza e amore per quello che si fa…
Totale amore…
E credere in se stessi ovviamente.
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Francesco Cogoni.