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Intervista a Ermenegildo Atzori: vita e arte

 In questa intervista condotta da me (Francesco Cogoni), avrete l’opportunità di conoscere da vicino Ermenegildo Atzori, uno degli artisti sardi più completi e straordinari del nostro tempo. Per me, Gildo rappresenta molto più di un semplice artista: è stato un maestro da cui ho appreso tantissimo sin dall’infanzia, e al quale sono profondamente affezionato. La sua arte abbraccia ogni aspetto del mondo creativo, dalla musica al fumetto, dalla sperimentazione tecnico-pittorica fino alla scultura. Un artista a tutto tondo, capace di trasformare qualsiasi mezzo espressivo in opere potenti e coinvolgenti.

F.C. Come e quando nasce la tua passione per l’arte?

E.A. Sicuramente durante le scuole elementari e medie venivo riconosciuto per le mie apparenti capacità nel disegno, ma dal punto di vista dell’interesse verso l’arte non ricordo alcun interesse. Considera che i libri allora erano terribili, le immagini in bianco e nero erano poco intriganti ai miei occhi, ricordo un po’ di tristezza verso la storia dell’arte. Poi oggi quei libri per me potrebbero essere anche molto affascinanti.

Le prime Esperienze e Influenze artistiche di Ermenegildo Atzori

F.C. Quali esperienze e artisti ti hanno influenzato?

E.A. C’è un’esperienza interessante: a casa mia si facevano delle attività in cui venivano usati grandissimi sacchi di juta. La materia mi ha sempre affascinato e uno dei primissimi ricordi legati ai sacchi di juta mi richiamava qualcosa di astratto, qualcosa di atavico, sapeva di memoria genetica. Quindi, la visione dell’opera di Burri per me fu folgorante. Ricordo un bellissimo documentario in cui credo stesse lavorando nel suo studio a Roma, era una casetta, stava facendo le combustioni su questa grande plastica… il mio cominciare a fare qualcosa sicuramente partiva da quella fortissima esperienza visiva.

Burri, Beuys in merito all’insegnamento come scultura sociale, e poi assolutamente Pollock, perché in lui c’era questa libertà di cui parlava lo stesso Burri, quella libertà che solo l’arte permette: di sperimentare senza alcuna costrizione.

Memoria, Materia e Anima

F.C. Memoria, materia e anima: quanto ha influito la musica e il cinema nel tuo immaginario artistico?

E.A. Lo vedo come un tutt’uno. Il cinema ha influito molto; mi vengono subito in mente registi come Kubrick, Wenders e Lynch, con quest’ultimo credo più di tutti, soprattutto con Strade Perdute e i suoi corti. Poi ci sono degli elementi di Tarkowskij, nella sua nostalgia dell’ideale: lui si riferisce al periodo dell’infanzia come a un momento molto importante per la formazione, come se attraverso un certo tipo di imprinting la vita creativa poi seguisse quel corso.

Mentre parla riecheggia Ambrose Akinmusire – Owl Song 1 Bill Frisell alla chitarra e Herlin Riley alla batteria

E.A. La musica è ovviamente legata a certi movimenti culturali, quindi anche l’estetica. Vivevo questo fermento culturale, questa agitazione come qualcosa di autentico. Questa energia si interconnette a un sacco di cose, pensa al basso di Paul Simonon che “sgocciolava” guardando Pollock. Ci sono un sacco di esempi: c’è uno sticker sul basso di Flea dei Red Hot Chili Peppers con una frase di Dennes Boon, cantante dei Minutemen, che dice “Punk is whatever we made it to be.” La scena anarco-punk dei Crass e tutto ciò che ruota attorno: il connubio tra arte e musica è portante.

Il Connubio tra Gesto e Musica

F.C. Gesto, segno, rumore, musica: parlaci del connubio tra la scena anarco-punk e la tua arte!

E.A. John Heartfield… Il suo lavoro ha influenzato sicuramente grandi artisti come Winston Smith e Gee Vaucher dei Crass. La fotografia e le possibilità di riappropriazione delle immagini (come Francis Bacon, per esempio) sono mezzi a cui guardo costantemente. Il lavoro di Don McCullin, conosciuto attraverso la sua immagine utilizzata nel disco omonimo dei Killing Joke, è un altro riferimento, tra tanti altri. I collage di Gee Vaucher mi appassionarono subito: ciò che vedevo era la forma visiva di ciò che sentivo. Stessa cosa con l’opera grafica di Winston Smith e la musica dei Dead Kennedys. Raymond Pettibon è un altro esempio di artista legato a certa musica.

I consigli di Ermenegildo Atzori per Giovani Artisti

F.C. Cosa consiglieresti a un giovane appassionato che vorrebbe vivere di arte?

E.A. Credo molto nel “farsi le ossa” e farsi trovare pronti. Credo nell’etica del DIY (Do It Yourself); la ritengo molto importante per tornare al discorso su certi movimenti culturali.

Riflessioni sull’Arte Contemporanea

F.C. Qual è la tua prospettiva sull’arte contemporanea?

E.A. Mi sembra poco “hardcore”, poco reale, poco autentica. Se osservi una band come gli Idles, ti accorgi della loro autenticità. Non è un caso che Banksy abbia scelto un loro concerto per la sua performance del canotto. C’è quella presenza, quella realtà, quel mordente che non è legato solo alla giovane età. Burri continuava a “mordere” anche oltre i sessanta e settant’anni, così come Picasso e altri artisti. Oggi, invece, c’è molta apparenza: “Va bene così, lo metto nella galleria X”.

L’Omissione delle Realtà Artistiche

F.C. Quindi, secondo te, c’è una sorta di omissione intenzionale verso certe realtà artistiche e culturali?

E.A. Alcuni in realtà si interessano attivamente. Il mio ultimo intervento scultoreo a Cagliari, nell’area archeologica di Sant’Eulalia ad esempio, sta creando molto interesse. Ma persino queste cose non determinano il tuo fare artistico. Che importa se qualcuno ha scritto bene o male di te, o se fa finta che non esisti? Quello che conta è che tu prenda la tua carta, la tua matita, e continui a procedere.

Ribellione e Spirito nell’operato di Ermenegildo Atzori

F.C. Nel tuo lavoro sembra preponderante l’influenza della memoria, un riferimento al passato culturale e spirituale che inneggia a una libertà acquisita attraverso la ribellione. A proposito di questo?

Mostrandomi una foto sul tavolino basso del suo studio, mi dice:

E.A. “Escape from Londonderry” di Don McCullin. Questa è energia pura. C’è un muro e qui dei ragazzi lo scavalcano. È un atto eroico, ma è anche natura in movimento. È un flusso, come gli uccelli che volano o i cervi che corrono.

Formazione e Influenza sui Giovani

F.C. Formazione e sviluppo delle nuove generazioni: come vedi la tua influenza sui giovani?

E.A. Non so se posso essere influente o meno. Quando mi trovo a che fare con i giovani, mi viene spontaneo pensare sempre al muoversi dal basso. Si cerca di passare dalla parola all’azione, che poi trova una risposta concreta. Anche il conoscersi, il sentirsi, sono cose che mi viene naturale mettere in pratica. Mi piace lasciare riferimenti, suggerire cose da conoscere, e aspettare che dall’altra parte arrivi una risposta, una curiosità.

Ermenegildo Atzori: La Trasmissione della Creatività

E.A. Ho notato che spesso c’è un feedback rispetto a cose che ho messo in moto. Ovviamente, si fa tutto con naturalezza e passione. So che per raggiungere qualcosa ci vuole sacrificio e tanto lavoro, e cerco di non spaventare nessuno, ma metto l’accento su qualcosa che ho notato nell’altro, sulla gestualità o sulla forza del segno. Sull’attitudine che magari imparerà a controllare, ma se ti piace quello, ascoltati, osserva se c’è qualcos’altro.

F.C. puoi farmi qualche esempio?

E.A. Ad esempio, c’era questa allieva con un’anima selvaggia che si rifletteva nel suo tratto. Le dicevo: “Ascoltati, perché probabilmente quella è la tua direzione”. Dobbiamo stare attenti a non ammansirci per compiacere qualcuno che potrebbe pubblicarci. Dobbiamo cercare di entrare in sintonia con la nostra natura e far vibrare le corde dell’altro attraverso la nostra diversità.

Riflessioni sulla Formazione Personale

F.C. in merito alla tua formazione, è stata positiva o negativa?

E.A. So cosa non è andato bene nella mia formazione, ma poi ci sono quelle figure che rimangono dei mentori, dei ricordi. Le sculture che hai visto sono molto grandi, come i grandi che io vedevo quando ero piccolo. Quei grandi mi guidano verso una direzione, quella del concreto, del mondo naturale, del rispetto per le cose. Quella monumentalità è simile alle cose che vedi nel mondo naturale: quando ti muovi tra i monti, vedi quel picco che emerge, che poi ritorna.

Il Legame Fisico con l’Arte

F.C. Che rapporto hai con la scultura?

E.A. Ho un rapporto diretto con quella cosa che poi si anima. È sempre un rapporto fisico. Con queste sculture ho un rapporto fisico che vivo costantemente.

Mi mostra una scultura con un’orbita cava alle mie spalle:

E.A. Questa è quella roccia che vedevo da bambino e che ora sento, come se stessimo lavorando con l’aria. Poi io qui dentro ci metto delle cose, è come la mia Domus de Janas, questa scultura ha un senso, anche nelle dimensioni.

F.C. E in merito al confronto con l’altro da te?

E.A. Durante la presentazione dell’intervento a Sant’Eulalia, lo storico dell’arte Valerio Deidda ha detto: “Gildo ti racconta di sé, non ti racconta delle opere, ma quando vedi l’opera, capisci”. Questo è il confronto diretto che ho con l’altro. Non è solo parlare di me, ma lasciare che le opere parlino da sole, e che chi le osserva possa interpretarle attraverso il proprio vissuto. È come se ci fosse un filo invisibile che connette la mia storia alla percezione altrui, e le opere diventano un ponte tra queste due realtà.

F.C. L’intervento nella zona archeologica di Sant’Eulalia al Mutseu con curatela di Chiara De Giorgi potrebbe rimanere accessibile al pubblico per tutto il 2024. In esposizione opere di Ermenegildo Atzori e Franco d’Aspro.

Un particolare ringraziamento va certamente dato a Susanna Puddu, La parrocchia di Sant’Eulalia e l’associazione Sant’Eulalia Aps

Di seguito il sito: MUTSEU

Foto dello storico Valerio Deidda direttore del MUA

La Sacralità dell’Azione Creativa nelle opere di Ermenegildo Atzori

F.C. Nel tuo lavoro c’è molto riferimento al sacro, cosa puoi dirci?

E.A. Nel mio lavoro sento la sacralità dell’azione. Non parlo di religione, ma di un equilibrio tra me e ciò che mi circonda. È la possibilità di restituire il bello che incontro. Questo è il motore del mio fare. Quando parlo della scena dei ragazzi che scavalcano il muro, è un atto eroico ma anche natura in movimento. Questo flusso è parte della nostra esistenza, come gli uccelli che volano o i cervi che corrono. È una connessione profonda, che sento di dover esprimere e restituire attraverso il mio lavoro.

F.C. La ribellione?

E.A. La ribellione, quindi, non è solo un atto contro qualcosa di ingiusto, ma anche un’affermazione di ciò che è autentico e naturale. Ribellarsi significa chiudere con ciò che non ci piace, dire e agire il “NO” con tutta l’intensità possibile. In questo, c’è una sacralità, un senso etico che guida il mio fare. Non è un ribellarsi fine a sé stesso, ma un gesto che si carica di significato e di connessione con la natura e con la verità.

Ermenegildo Atzori: Il Rapporto con il Pubblico

F.C. Cosa ne pensi dell’influenza del pubblico e dei critici nel fare artistico?

E.A. L’arte non può essere condizionata dal giudizio del pubblico o dei critici. Se ci preoccupiamo troppo di compiacere gli altri, perdiamo l’essenza della nostra espressione. L’esigenza di creare è qualcosa di profondamente personale e naturale. Non si tratta di ottenere consensi, ma di restare fedeli a ciò che sentiamo di dover comunicare. Questo è il vero atto di ribellione: mantenere intatta la nostra voce interiore, anche quando il mondo esterno sembra non capirla o apprezzarla.

Il Futuro dell’Arte e il Ruolo delle Nuove Generazioni

F.C. Come vedi le nuove generazioni nell’arte?

E.A. Guardando al futuro, vedo il ruolo dell’arte come uno strumento potente per le nuove generazioni. È attraverso la creatività che possiamo continuare a esplorare, a ribellarci contro ciò che è falso, e a costruire un mondo più autentico. Il mio compito, come artista, come formatore è quello di facilitare questo processo, di incoraggiare i giovani a trovare la loro strada, a seguire la loro natura e a esprimere la loro voce in modo libero, originale e sincero.

Ciò che conta è continuare a creare

F.C. Ma quindi alla fine cosa conta davvero?

E.A. Alla fine, ciò che conta è continuare a creare, a sperimentare e a esprimersi, indipendentemente dai riconoscimenti o dalle opinioni esterne. L’arte è un viaggio personale e spirituale, un modo per connettersi con la propria essenza e con il mondo che ci circonda. E attraverso questo viaggio, possiamo contribuire a qualcosa di più grande, qualcosa che trascende noi stessi e tocca l’umanità intera.

Ermenegildo Atzori Contatti:

Gildo Atzori | Visual Artist (@gildoatzori) • Foto e video di Instagram

Profilo docente: Accademia d’arte Cagliari (accademiadartedicagliari.com)

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Francesco Cogoni.

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Intervista a Ermenegildo Atzori
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Ermenegildo Atzori artista Capoterrese ci racconta qualcosa del suo percorso, delle sue influenze, lasciandoci intravedere uno scorcio della sua cultura artistica e dei suoi ideali.
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