Intervista a Fabrizio Fabbroni
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Il mio percorso artistico nasce nel 1976 con una mostra personale alla Galleria “Spazio Possibile” di Perugia, in cui erano presenti sculture in legno d’olivo.
Il tutto nasce, probabilmente, dall’essere cresciuto in una famiglia in cui mio padre di mestiere faceva il decoratore, il restauratore di affreschi e dal 1970 l’artista.
Ho sempre vissuto tra colori, tele, superfici dipinte e mi hanno, da sempre, affascinato i grandi e i piccoli maestri della storia dell’arte.
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo percorso?
Di mio padre ho già parlato, indubbiamente aver svolto un’attività di docente di scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia, di cui sono stato anche Direttore, rapporto che è durato quasi 40 anni e contemporaneamente aver svolto la libera professione come Architetto, ha in parte influenzato il mio percorso.
Un’altra parte, ben consistente, è stato il venire a contatto con maestri dell’arte povera, della transavanguardia, di tanti altri movimenti sviluppatisi negli anni.
Il mio essere artista non si è palesato così forte negli anni di maggiori attività, poi dal 2010 è divenuto proprio il lavoro principale con grandi soddisfazioni.
Cosa cerchi attraverso la forma d’arte che utilizzi ?
A me non piacciono gli accostamenti con artisti storicizzati e mi incavolo quando qualche critico mi avvicina a questo o quel artista per capire il mio modo di fare arte, per questo non cerco altro che comunicare con chi guarda o acquista una mia opera.
Mi ritengo uno sperimentatore, uso qualsiasi tipo di materiale e il mio modo di fare arte cambia in continuazione.
La cosa che mi affascina maggiormente è la ricerca prima di realizzare un’opera o una serie di opere.
Ritengo che l’artista debba essere un personaggio di estrema cultura, che non deve conoscere solo la tecnica del colore o la teoria del colore o la tecnica della pittura, del nudo, ma conoscere il proprio mondo ed aggiornarlo attraverso una ricerca continua.
C’è una parte della tua ricerca artistica di cui vorresti parlare in particolare ?
Proprio questo mio modo particolare di operare che va dalla pittura, alla scultura, alla ceramica, alla istallazione, alla land art, alla fotografia, al libro d’autore, mi porta ad operare, anche per tempi brevi, in vari settori.
Dal 2010, per un incarico di lavoro come architetto mi sono avvicinato alla ceramica, che tratto in maniera non tradizionale sia nella forma che nella colorazione, ciò che per i ceramisti puri è un errore, per me diviene motivo artistico.
Quale è il tuo rapporto con il mercato ?
In questo caso c’è da chiedersi: quale mercato? quando ho cominciato esistevano gli investitori, i galleristi seri, i mecenati e l’artista che valeva era portato in palmo di mano, non è un caso che quando si parla si fa riferimento all’arte prodotta sino agli anni ’90, poi il vuoto.
Il vuoto non certo nella produzione, ma nella valorizzazione dell’artista.
Oggi esiste una confusione totale dovuta alla disponibilità di oboli da dare a critici, galleristi, traffichini, inventori di mostre e quant’altro.
C’è da chiedersi se poi qualcuno vende qualche cosa, che non sia dovuto a case d’asta di dubbia provenienza o traffichini che lucrano sul lavoro dell’artista che hanno nella scuderia.
Parlo di questo perché anche io, qualche volta, sono stato attratto da queste “sirene” del mercato, che non portano nulla se non il loro volere costantemente oboli, cioè soldi.
Il mio rapporto con il mercato è prima di tutto quello della trattativa personale con il potenziale acquirente, le mie opere non sono molto semplici da comprendere, non sono un figurativo, e poi la scelta di galleristi molto seri, che operano con persone serie.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte ?
Da padre di famiglia lo consiglierei di iniziare un altro percorso, da artista lo consiglierei di studiare, studiare, studiare ed ancora studiare e di non farsi abbindolare dal sirene e facili guadagni, che durano il tempo di un attimo.
Per me l’artista, oggi, che vuol vivere della sua arte deve essere un coacervo di sensazioni, di tecnica, di inventiva, di cultura, deve guardarsi intorno ed incontrare persone che comprendano il suo lavoro nei modi e nei tempi che gli necessitano, poi può pensare al guadagno.
Il percorso è durissimo e pieno di insidie, ma, certamente è il più bel percorso che ci sia.
Francesco Cogoni.