ArteInterviste

Intervista a Giuseppe Lucano

Quando e come nasce il tuo percorso artistico?

Ho cominciato a disegnare già da quando avevo 6 anni, ricordo che il mio divertimento era trasformare graficamente le caramelle Sanagola e le Big Bubble che andavano di moda in quegli anni, in personaggi dei fumetti con la loro storia, ricordo che disegnavo vere e proprie strisce con un tratto non bellissimo, quando poi nel 1984 mi sono iscritto al Liceo Artistico di Varese ho capito ancora di più che quello che volevo fare era l’illustratore.

Parlai molto con i miei insegnanti di arte delle mie aspirazioni e loro mi incoraggiavano, ricordo che fu proprio il mio professore di Ornato disegnato che mi affibbiò quello che divenne poi il mio nome artistico, Peppe l’illustratore (ride) diventato oggi Peps.

Il logo, rappresentato da una P rossa a forma di croce con all’interno i 4 mori, riprende la tipica bandiera della Sardegna e quindi della mia terra, con cui firmo la maggior parte dei miei lavori.

Le radici sono importanti.

Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo operare?

Ciò che ha influenzato il mio percorso ma soprattutto il mio stile è stato il fumetto di disegnatori come Disney, Jacovitti e Mordillo in particolare, ma anche artisti Pop Art come Keith Haring, Roy Lichtenstein e anche Andy Warhol hanno influito notevolmente.

Un episodio che ricordo con piacere è stato ai tempi delle scuole elementari, i maestri appesero al muro un poster enorme di Jacovitti che raffigurava la Sardegna (un poster oggi introvabile), rimasi li ad osservare come l’artista rappresentava ogni singolo elemento della mia terra, e ne rimasi estasiato, dissi fra me e me… anche io voglio fare questo.

Cosa cerchi attraverso la forma d’arte che utilizzi?

Sono sempre alla ricerca della serenità, penso che i colori se utilizzati nei modi giusti possono trasmettere davvero grandi emozioni, la mia priorità è dare positività, allegria utilizzando anche il sarcasmo, la mia arte deve far sorridere, voglio trasportare le persone che osservano i miei lavori nel mio mondo semplice, colorato ma pieno di dettagli, proprio come fece con me Jacovitti con il suo Poster.

C’è una parte nella tua ricerca artistica di cui vorresti parlare in particolare?

La cosa che mi fa sorridere è che la mia ricerca artistica è stata abbastanza lunga e difficoltosa, per quanto avessi una conoscenza dei principi del fumetto e dell’illustrazione, tutto quello che creavo non mi dava soddisfazione, non riuscivo a trasmettere quello che volevo, ero come bloccato, ero molto frustrato perché mi sentivo come se non avessi una mia identità.

Mi proposero in seguito di partire a lavorare nel nord della Francia in un settore che poco aveva a che fare con l’arte e li cominciai a visitare il paese, confrontandomi anche con la loro cultura.

Nel tempo libero iniziai a lavorare a illustrazioni che diventeranno le basi dei quadri che realizzo oggi.

Le persone cominciarono ad avere un certo interesse nei confronti della mia arte, fu una bella sensazione, col tempo mi resi conto che tutto quello che avevo realizzato di insoddisfacente, altro non era che un insieme di tasselli che stavano completando il mio puzzle, avevo finalmente trovato la mia identità.

Ma quanto impegno c’è voluto. In seguito fui contattato dalla Universal Music per la realizzazione della copertina di un disco singolo di Leo Gassmann, sapere che un cantante famoso aveva scelto la mia arte e il mio stile per un suo disco fu davvero una grande soddisfazione, mi resi conto della strada che stavo percorrendo.

Qual è il tuo rapporto con il mercato?

Agli inizi quello che realizzavo, principalmente era per me stesso o per amici, mi faceva sentire bene, mi bastava anche soltanto sapere che il pubblico apprezzava (per un artista penso sia fondamentale), quando poi il mercato ha iniziato ad interessarsi seriamente alla mia arte ho pensato che questo fosse un modo migliore per far conoscere i miei lavori ma anche di guadagnare qualcosa, d’altronde l’affitto e le bollette vanno sempre pagate (ride).

Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?

Il mio consiglio è quello di non smettere di inseguire i propri sogni, lavorare sodo per quello in cui si crede e di non abbattersi quando non si trova subito un riscontro, ci vuole tempo a volte tanto tempo, è tutta esperienza, un tassello dopo l’altro che completerà il vostro puzzle con grandi soddisfazioni.

Insomma, impegno e volontà.

Purtroppo al giorno d’oggi non è facile vivere di arte, in Francia lavorai in Fabbrica, ma coltivavo sempre la mia passione, in Italia ho lavorato in tipografia e li ho imparato altre nozioni che ho potuto riutilizzare nei miei progetti, come la struttura grafica etc.

Aiutarsi e sovvenzionarsi con altri lavori per raggiungere il proprio obiettivo è essenziale, ho avuto la fortuna di conoscere persone che svolgevano lavori umili pur di portare avanti la propria arte, reputo questi, Artisti con la A maiuscola.

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Francesco Cogoni.

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