Intervista a Roberto Piloni
Oggi 14 dicembre 2022 ho il piacere di presentarvi l’Intervista a Roberto Piloni!
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
– Sono nato a Roma dove vivo e lavoro. Ho frequentato l’Accademia di Belle Arti nella stessa città dove mi sono diplomato nel 1990. Dagli anni Novanta ho cominciato a prendere parte a diverse manifestazioni espositive ed eventi artistici sia in spazi pubblici che in gallerie private. Da quel periodo è cominciata ad emergere, sempre più evidente nel mio lavoro, una progressiva riduzione degli elementi compositivi e un procedimento costruttivo che avviene non solo per sottrazione ma soprattutto per “fissazione” di punti sensibili sulle superfici, spesso attraverso inclusioni di tipo oggettuale e l’utilizzo di materiali eterogenei e dissonanti. Negli anni a seguire ho condotto la mia ricerca verso una progettualità che considera sempre più importante il rapporto tra il contesto ambientale e l’opera installata utilizzando media diversi, dalla pittura alla fotografia, dalle installazioni al video. Da molti anni affianco alla pratica artistica quella di docente presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.
Quali persone, situazioni o artisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
– L’elenco dei nomi di artisti che hanno influito sulla mia ricerca potrebbe essere molto lungo e negli anni alcuni nomi hanno preso il posto di altri. In realtà non mi sono mai ispirato a qualcosa o qualcuno in particolare, ma sono rimasto sempre molto affascinato da quegli artisti e da quelle opere (letterarie, musicali, filosofiche, poetiche, ecc.), che attraverso un notevole lavoro di sintesi sono riuscite ad arrivare al senso più profondo delle cose senza troppe “dispersioni” di senso.
Cosa vuoi esprimere attraverso l’arte?
– Come accennato nella prima risposta, il mio lavoro da molti anni ha sensibilmente ridotto gli elementi che entrano a far parte del “campo” dell’immagine. È stata un’operazione lenta e diluita negli anni, avvenuta attraverso tutta una serie di “sottrazioni”, come le chiamo io, improntate verso una essenzialità e rarefazione progressiva delle componenti che costituiscono l’opera. Questo tentativo di porre al centro del lavoro (e dell’attenzione) un ridotto numero di elementi mi ha consentito una maggiore “focalizzazione” concettuale e una minore perdita di concentrazione degli aspetti da porre in risalto come “necessari”. Mi interessa lasciare aperte molte possibilità esecutive e mai chiudermi troppo in una riproposizione automatica e stereotipata di formule consolidate. Molte volte sono attratto da incursioni in contesti, anche tecnici, che appartengono a linguaggi differenti e che, attraverso il gesto e il fare artistico trovano poi posto legittimamente all’interno dell’opera tramite connessioni inaspettate. Mi lascio spesso sedurre dagli oggetti, con il loro intrinseco potere effimero e ingannevole, come se fungessero semplicemente da dispositivi di senso. Ecco, in realtà per me, in qualche modo, si tratta di pormi costantemente in una condizione di ascolto e di incontro con le cose che mi circondano abitualmente, artistiche e non, tentando di predispormi a quella che mi piace definire come una sorta di sintonizzazione.
(Intervista a Roberto Piloni)
Mi piacerebbe approfondire sul tuo ultimo progetto artistico, cosa puoi dirci?
– Sto lavorando ad una mostra che inaugurerà fra qualche mese a Roma in uno spazio istituzionale. Senza anticipare molto, posso però dire che sicuramente il progetto sarà improntato su un’importante relazione con il contesto preso in esame e la sua storia. Esporrò diversi lavori a parete (soprattutto carte) e alcune installazioni site-specific pensate apposta per quegli spazi.
Qual è il tuo rapporto con il mercato? che possibilità ci sono di emergere per un giovane artista?
– Il mercato svolge naturalmente un ruolo molto importante per un discorso di veicolazione delle opere. Ho sempre avuto con il mercato un rapporto, direi, ridotto al minimo. Come per il mio lavoro, un rapporto di ovvia necessità, nulla di più, ma non l’ho mai demonizzato perché l’ho sempre considerato, un mezzo, uno strumento utile per diffondere le opere e la propria ricerca. Nulla di così “scandaloso” per come lo vivono molti artisti. Il mercato esiste ed è sempre esistito e svolge una funzione fondamentale all’interno del sistema dell’arte. E’ inutile girarci intorno e far finta di nulla o negare la realtà delle cose. Questo d’altra parte avviene anche per tutti gli altri ambiti che generalmente conosciamo. Moda, sport, letteratura, musica, teatro, cinema…l’arte visiva non vedo perché ne debba essere esclusa. Le possibilità di emergere per un giovane artista? Tante o poche anche a seconda della sua determinazione e non solo della sua bravura. Ma altresì una spiccata capacità di saper cogliere gli aspetti complessi del contesto odierno in cui opera.
Cosa consiglieresti ad un giovane che vorrebbe vivere di arte?
– Dirò forse delle cose ovvie. Studiare molto, viaggiare, avere coraggio. Sempre.
(Intervista a Roberto Piloni) Contatti social:
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Francesco Cogoni.