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Intervista a Stefano Galli

Oggi vi presento l’intervista a Stefano Galli, un pittore ricco di colori e dalle prospettive aeree prorompenti.

Intervista a Stefano Galli

Quando e come nasce il tuo percorso artistico?

Il desiderio di creare immagini l’ho sempre avuto. Nel tempo ho capito che occorreva applicazione nel

fare e nell’imparare, quindi all’inizio disegnavo copiando i grandi maestri o schizzando dal vivo; in

seguito mi forzavo a disegnare soggetti a memoria. Parlo di disegnare e non di dipingere perché è nel

disegno che trovavo il piacere di inventare, mentre la pittura nacque come coloritura del disegno,

utilizzando diverse tecniche. In seguito, frequentando scuole tecniche ed in particolar modo ingegneria,

raffinai quel senso innato che avevo per la prospettiva. Non mostravo volentieri le mie opere ritenendole

criticabili negativamente. Soltanto alla fine degli anni settanta iniziai a mostrare pubblicamente quanto

facevo.

Quali persone, situazioni o artisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?

direi che si sono presentati tutti i casi, infatti devo a mia moglie ed alla sua insistenza di non aver solo

prodotto, ma anche iniziato a mostrarlo; devo riconoscere che il verificarsi di certe situazioni lavorative

mi hanno concesso di dedicare il tempo libero alla pittura, ed infine devo a tanti grandi artisti

contemporanei l’avermi condotto a scelte estetiche a me confacenti. Ho fin dagli anni sessanta una grande

ammirazione per il futurismo; corrente culturale allora bandita, il cui influsso penso compaia chiaramente

in molti miei quadri. Cito i nomi di alcuni artisti che ritengo mi abbiano influenzato: Sironi, De Chirico,

Savinio, Dottori, Depero, Balla, Crali ed altri. Del tutto evidente in molte mie opere è l’influenza del

fumetto che, come elemento dello sviluppo culturale non ha smesso di interessarmi con la maturità, ma

ancora mi interessa, non tanto per il contenuto letterario, ma per l’alta qualità del disegno presente in

alcuni autori, cosa che mi fa ritenere, il fumetto in generale, il vero scrigno di conservazione della buona

manualità nel campo dell’arte.

Cosa vuoi esprimere attraverso l’arte?

Niente di definitivo perché l’arte ti accompagna per tutta la vita e quindi con essa segue i

cambiamenti che le età e le circostanze determinano, portandoti ad esprimere di conseguenza; per

tale motivo non mi sento in grado di definire un preciso, uniforme messaggio trasmesso dalle mie

opere; piuttosto ognuna di loro ha lo scopo di raggiungere quella persona alla quale l’immagine è

stata inconsciamente indirizzata ed alla quale trasmette una personale emozione. Per quanto detto

non ho una tematica omogenea e riconoscibile, ma mi avventuro in argomenti piuttosto distanti.

Se proprio si vuole cogliere un messaggio nel complesso di quanto faccio è semplicemente il grido

“siate liberi di esprimervi, soprattutto liberi da se stessi”.

Intervista a Stefano Galli

Mi piacerebbe approfondire sul tuo ultimo progetto artistico, cosa ne dici?

Il mio ultimo quadro è legato, come tanti altri alla quotidianità e si intitola: “non funziona!”

indirizzato alla macchina distributrice di bibite e caffè. una situazione assolutamente risibile, ma

esistenzialmente importante essendo, quello del caffè, un rito notevolmente incidente sulla noia

giornaliera, determinata dalla ripetizione degli stessi gesti. Ci sono situazioni lavorative nelle quali

avere il coraggio di reclamare per la caffettiera rotta è paragonabile alla esecuzione di un epico

gesto. Perché non considerare epiche queste piccole circostanze?

Qual’ è il tuo rapporto con il mercato? che possibilità ci sono di emergere per un giovane artista?

Per quanto vedo, questo non è certo il momento migliore per parlare di floridezza; note circostanze

hanno determinato, sia un impoverimento del collezionista, sia una parsimoniosa cautela nello

spendere, per cui, direi che si sopravvive. Per quanto riguarda il mio rapporto con, direi i mercati,

presenti e passati, sono, come penso per tanti, molto vari al punto che parlarne significherebbe

rivestire l’arte di rivendicazioni sindacali, essendo il mestiere ed il suo prodotto non configurabile

in un ordinato regolamento. Pensate ai prezzi raggiunti da opere di artisti letteralmente morti di

fame, ed al contrario i prezzi di, un tempo, noti artisti poi decaduti.

Per quanto riguarda il giovane artista, a questa domanda non so rispondere perché per

emergere, occorrono capacità e fortuna ed ultimamente, mi pare che conti più la seconda.

cosa consiglieresti ad un giovane che vorrebbe vivere di arte?

Domanda assai difficile: se il giovane ha una buona dose di certezza di poter emergere e vivere d’arte,

quindi ha talento riconosciuto e buoni appoggi, rischi. Per chi invece si affaccia all’arte solo perché è

affascinato o meglio, illuso, da una certa vita anticonformista, ed il suo prodotto è il solito manieristico

informale astratto o cubista, ci pensi sopra perché la mancanza della pagnotta è sopportabile da giovane,

ma non da vecchio.

La pittura, o meglio, l’arte in generale, non impedisce di avere un lavoro, anzi, il lavoro stesso può essere

suggeritore di ispirazione.

E’ abbastanza diffusa l’abitudine per molti artisti di nascondere il fatto di avere un introito che gli permetta

di vivere e che invece il suo sostentamento provenga solo dalla attività artistica, cosa che chiunque è

liberissimo di fare ma, l’impressione che ne ricevo, è quella di sostenere una faticosa doppia personalità,

quando invece è così semplice essere sempre se stessi nel lavoro dell’arte e nel lavoro di sostentamento.

Intervista a Stefano Galli

Pagina Facebook: Stefano Galli pittore | Facebook

Sito: Stefano Galli – Wellcome (artmajeur.com)

Francesco Cogoni.

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