INTERVISTA AD ANDREA DERIU
Quando e come nasce il tuo percorso artistico-musicale?
Classe 1976, cuore per il blues!
Il mio primo incontro con la musica nasce alle elementari dove in un corso sperimentale mi insegnano a leggere la musica e suonare il flauto.
Quali musicisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Abituato a sentire una marea di musica sin da piccolo, poiché anche mio padre era appassionato, sono cresciuto ascoltando i cantautori italiani e grandi della black come James Brown (che ho visto live), Clapton, Blues Brothers, Ray Charles, Joe Cocker, etc…
Qual’è il tuo rapporto con le case discografiche e che possibilità ci sono di emergere?
Nel corso degli anni imparo a usare cubase con il quale realizzo gran parte delle basi e degli inediti.
Gavetta fatta lavorando nei service e in piano bar con mio padre, le prime esperienze di band nel 1997 e poi varie formazioni con la compagnia al basso di un altro componente della famiglia che è mia sorella.
Ho un piccolo studio in home recording dove realizzo i miei progetti.
La voglia di raccontare cose mie nasce proprio dalle ceneri cioè quando avevo deciso di smettere…
L’anno che è venuto a mancare mio padre.
La molla di riprendere è scattata nel trovare un testo scritto da lui per metà, finirlo e farne un brano che mi ha portato sino all’expo di milano passando le finali nazionali del sanremo music awards, e poi tanti piccoli premi locali.
Cosa cerchi dalla musica?
Sono alla ricerca di un sonorità blues italiana arrichita con i brass… difatti uno dei miei progetti è la sardinia blues band che ha già avuto i suoi piccoli riconoscimenti oltre a fare il tributo al mio mito joe cocker.
La strada è lunga e infinita c’è sempre da studiare e combattere con tutto si cerca di studiare fare masterclass etc. ma poi sono le idee che contano, sennò si finisce solo a farne una questione di popolarità sui social, di talent etc., tutti costruiti a tavolino, fuochi di paglia.
C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
Bisogna investire sulle idee anche se costa fatica.
Da questo proposito nasce l’Elledi management una nuova agenzia di produzione che cerca di creare dei ponti tra la Saregna e l’italia creando nuovi spazi per tutte le età; dalle clinic con artisti nazionali più i live, dagli spazi per i bimbi a progetti per esportare la cultura in sardegna, è molto dura perché gli spazi sono pochi, la gente è tanta e si deve sempre combattere con i costi e la burocrazia tremendamente lenta in italia.
Io credo sia giusto promuovere e far fruire della musica a tutti con supporti digitali da diffondere a basso costo, poi lavorare in live, ormai troppi mezzi tecnologici ci portano a evitare i rapporti fisici, perciò aumentiamo la diffusione digitale da una parte e poi torniamo al live dall’altra.
Cosa consiglieresti ad un musicista che vorrebbe vivere di musica?
Io consiglio a tutti di provarci, di esprimersi e di credere nelle proprie passioni, perché tra essere artisti e ottimi professionisti c’è differenza, crediamo in noi e non nelle passioni dei genitori, che vedo spesso più presi dei figli, preferite scrivere le vostre cose e non comprare canzoni di altri, siate interpreti di voi stessi, e sopratutto basta con troppi talent e di bambini mostri di studio senza arte, sono tutte copie e poi a 30 anni non interessi più alle case discografiche, ma a 20 anni uno che vita racconta se non ne ha avuto ancora, perciò ci ritroviamo a reinterpretare o copiare, invece di apportare nuove esperienze. Speriamo cresca in italia la voglia di comunicare, perché talenti ne abbiamo tanti.
Non resta che augurare buona musica a tutti!!!
Francesco Cogoni.