INTERVISTA AD ANTONIO PROIETTO
Antonio Proietto, in arte Delicatessen, è un artista senza peli sulla lingua. Ironico e critico, senza censure.
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Nasce nel 2011, come reazione a una serie di eventi che hanno reso quell’anno terribile.
La necessità di sfogare la frustrazione e la rabbia mi hanno portato a questa sorta di catarsi.
Le prime vignette pubblicate risentono di questo malessere personale in maniera evidente, ma col tempo il percorso si è evoluto verso una forma più aperta e meno auto compiaciuta di espressione.
Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Graficamente ho sempre trovato ispirazione nella plasticità e nella meticolosità di artisti come Moebius e Magnus.
Immensi…
Per quanto riguarda i contenuti sicuramente in tutta l’esperienza caustica e velenosa di riviste come Cannibale, Frigidaire e il Male.
Pazienza, Scozzari, Tamburini come giganti inarrivabili e fondamentali.
Cosa cerchi in arte?
La ricerca artistica vera dovrebbe essere in grado di sovvertire e portare sconquasso nelle comodità dei dogmi che ogni generazione di sedicenti artisti porta con sé.
Deve dare una chiave di lettura rivoluzionaria della realtà.
Io, quando ci riesco, mi limito ad essere un buon artigiano.
Nulla più.
C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
Fondamentalmente mi occupo di satira.
Politica, sociale o di costume, poco importa.
A me preme mostrare le debolezze, l’ipocrisia e il marciume dei miei contemporanei.
Che sia un uomo potente o un uomo comune non fa differenza, non mi interessa la battuta facile, lo sberleffo.
Se suscito una risata deve essere amara, anche se il tutto nasce da una immagine volgare o disgustosa, o da una scena di sesso.
Qual’è il tuo rapporto con il mercato?
Se intendi il mercato dell’arte, non c’è nessun rapporto.
In questi anni ho collaborato sporadicamente con alcune riviste, cartacee e virtuali, ma sempre in cambio della famigerata visibilità.
Un progetto a cui tengo è la raccolta del meglio della mia produzione, un volume tascabile edito dalla Passenger Press.
Anche questo però non molto fortunato nelle vendite.
Da poco ho iniziato una collaborazione con la rivista on line Mangiatori di cervello, sulla quale pubblico vignette inedite.
Insomma rigorosamente fuori da ogni mercato.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Non mi sento di dare consigli ma solo un avvertimento, qualunque sia il percorso artistico bisogna essere consapevoli che significa fatica, frustrazione e spesso dolore fisico e mentale.
Dedizione assoluta.
Altrimenti si fa solo buon artigianato, come me quando mi viene bene.
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Francesco Cogoni.