Intervista alla scrittrice Anita Maiorana

07/02/202505/02/2025 connectivart

In questa intervista ad Anita Maiorana, conoscerete una ragazza di 21 anni nata a Faenza, che vive a Torino con il suo fidanzato. È un’appassionata di Risiko e Psichiatria, nonché persona attiva sui social.
Ha scritto e pubblicato due libri (“La Maledizione Perduta” e “La Vita Oltre L’Oceano”), e attualmente sta lavorando al suo terzo romanzo, “I Veterani della Notte”, che parlerà di quattro pazienti psichiatrici adolescenti che scappano da un manicomio nell’Italia degli anni ‘60.

F.C. Quando e come nasce la tua passione per la scrittura?

A.M. La mia passione per la scrittura affonda le radici nella mia infanzia. Ho imparato a scrivere molto presto, a soli quattro anni, e da quel momento la mia immaginazione non ha mai smesso di creare storie. Ricordo con affetto quando, alle elementari, la mia maestra di italiano leggeva i miei racconti ad alta voce davanti alla classe. Era un’emozione indescrivibile vedere i miei compagni rapiti dalle mie parole: mi ha fatto capire che la scrittura poteva essere un ponte tra me e gli altri, un modo per condividere mondi nascosti dentro di me.

F.C. Quali persone, situazioni o scrittori hanno influenzato maggiormente il tuo percorso?

A.M. Ogni cosa che mi circonda lascia un’impronta nel mio percorso creativo, ma più di tutto è la mia esperienza personale a guidarmi. Gli eventi vissuti, le emozioni provate, le persone incontrate: tutto si sedimenta dentro di me e si trasforma in storie, in personaggi, in riflessioni che prendono vita sulla pagina.

F.C. Cosa vuoi esprimere attraverso la scrittura?

A.M. Scrivere, per me, è un atto di espressione ma anche di responsabilità. Voglio dare voce alla diversità, esplorare temi spesso messi in ombra, e per questo mi concentro molto sulla psichiatria, un argomento che sento profondamente mio. È un universo complesso e delicato, ricco di sfumature, e credo che raccontarlo attraverso la narrativa possa contribuire a sensibilizzare e a creare empatia.

F.C. Parlaci dei tuoi libri, di cosa trattano?

A.M. Il mio primo romanzo, La Maledizione Perduta, è un fantasy ambientato in Colombia, un’avventura avvolta nel mistero e nella magia. Il secondo, La Vita Oltre L’Oceano, è un YA romance che racconta una storia d’amore intensa e travagliata, tra sogni, distanze e scelte difficili. Ma quello che porto nel cuore più di tutti è il mio terzo libro, ancora inedito: una storia ambientata nell’Italia degli anni ’60, che segue le vicende di quattro adolescenti con patologie psichiatriche in fuga da un manicomio. È un progetto ambizioso, profondamente personale, che esplora il confine tra libertà e costrizione, tra ciò che la società definisce “normale” e ciò che invece è solo umano.

F.C. Qual è il tuo rapporto con le case editrici e che possibilità ci sono di emergere per un giovane scrittore?

A.M. Il mondo dell’editoria, purtroppo, è una giungla. Il mercato è saturo, le opportunità per un giovane scrittore sono minime, e spesso ci si imbatte in ostacoli scoraggianti, come le case editrici a pagamento e le false promesse di visibilità. È un ambiente difficile, dove il talento da solo non basta: servono resistenza, strategia e tanta determinazione.

F.C. Cosa consiglieresti ad uno scrittore che vorrebbe vivere di quest’arte?

A.M. Vivere di scrittura è una sfida costante, un obiettivo che richiede sacrifici ma che non ho mai smesso di inseguire. Il mio consiglio? Non arrendersi mai. Ogni piccolo traguardo va celebrato, perché ogni passo avanti – anche il più piccolo – è un pezzo di strada in più verso il sogno. E soprattutto, non lasciarsi abbattere dai rifiuti: ogni storia merita di essere raccontata, e prima o poi troverà il suo pubblico.“