Intervista a Daniela Costanza Lintas
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Mi sono sporcata le mani con gessetti, pastelli, tempere ed altro sin da tenera età, anche se mio padre mi indirizzò agli studi commerciali per impiegarmi nell’azienda di famiglia.
Ma io scrivevo estesi letterari e poetici e nel contempo disegnavo e dipingevo, anche se solamente negli anni 2000 mi sono proposta al giudizio del pubblico e della critica, partecipando attivamente a mostre e concorsi, riscuotendo spesso ambiti consensi.
Attualmente sono presente con quattro opere pittoriche nella MOSTRA ITINERANTE in Puglia, organizzata dall’associazione “Virtude e Canoscenza” di Bari, promossa per raccogliere fondi da devolvere per la ricostruzione della biblioteca di Amatrice.
Per la poesia ho collaborato a varie antologie e nel 2015 pubblico la monografia “NON TI SCORDAR DI ME”, “PALPITI ALATI” di M. Vene e, a seguire, “IL COLORE NELLE PAROLE” la cui copertina è un mio dipinto.
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Sono autodidatta ed ho studiato.privatamente storia dell’arte e tecniche pittoriche, rimanendo affascinata dal genio Dalì e Chagall.
I miei dipinti sono infatti di ispirazione surrealistica, dove presenze oniriche spaziano senza dimensione né tempo e si esaltano nel momento più alto emozionale del colore…
Accostamenti di cromie nella ricerca di evasione dal reale, ritenuto invivibile nel contesto di vita attuale.
Cosa cerchi attraverso l’arte?
Nell’arte cerco di soddisfare i miei bisogni spirituali che sono ormai diventati, per me, esigenza di vita.
Mi rendo conto però che, infondo, questa necessità è nata con me, dal.momento che la mia crescita scolastica è sempre stata subordinata alla mia voglia di scrivere e nel contempo leggere…
Narrativa, romanzi, poesia… Da Manzoni a Shakespeare, Bronte, Alcott, Garcia Marquez e ancora Neruda, Montale, Merini, Plath, Pasolini, De Luca e tanti altri.
Oggi il mio dipingere non può prescindere da ciò che scrivo e… mentre mi sovviene una storia da buttare fra le righe già nella mente si identifica l’immagine da fissare sulla tela.
Arte come compagna, amica, purificazione e nutrimento dell’anima.
C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
Prediligo la tecnica mista, poiché, essendo da sempre mentalmente anarchica, mi sento più libera nell’uso dei materiali tecnici, anche se non disdegno la tecnica dell’acquerello puro.
Qual’è il tuo rapporto con il mercato?
Non amo vendere le mie opere, e se lo faccio è solo per condividere con altri il mio messaggio e, diciamolo pure, anche per recuperare le spese sostenute per arrivare al compimento dell’opera finita e spese espositive…ecc.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
L’arte va vissuta a braccio, come viene, quando arriva:
è un pensiero in mezzo al traffico da scrivere sulla busta di carta della frutta, o un linea d’orizzonte che sorregge il sole rosso della sera da fissare sul quaderno di tua figlia.
L’arte è la voglia di raccontarsi al mondo cercando di spogliarsi dai denari, e regalare agli altri il tuo sorriso libero.
Quindi ad un artista… nessun consiglio, solo… non demordere mai di fronte alle difficoltà:
gli ostacoli non si evitano ma…si superano!
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Francesco Cogoni.