ArteInterviste

INTERVISTA A FRANCESCO MESSINA

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Quando e come nasce il tuo percorso artistico?

Fumetti, videogames e cartoni da piccolo non sono serviti solo come passatempo ma mi hanno instillato il desiderio di creare.

Per me essere circondato dai miei disegni era fondamentale.

Considera che io non ho mai saputo disegnare, ma era ed è il manifestare una necessità incessante di creare.

In Sicilia però se dici che fai il “pittore” ti ridono in faccia, quindi mi specializzai in restauro e tenevo i miei disegni nel cassetto.

Nel 2012 conobbi l’associazione culturale Circoloquadro a Milano.

Lì nacque il mio percorso artistico.

Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?

Arrivato a Milano, partecipai a “Statements” di Ivan Quaroni, workshop di Circoloquadro moderato da Arianna Beretta che ne è la co founder.

Grazie a queste due figure ho avuto la fortuna di conoscere grandi artisti protagonisti dell’arte italiana contemporanea e grandi gallerie e galleristi milanesi.

Ma in verità quello che ha influenzato davvero il mio lavoro è stata Milano, ancora centro e fulcro per innovazione e creazione di nuove tendenze.

Cosa cerchi attraverso l’arte?

Cerco di dare dei messaggi o esprimere delle sensazioni.

Di appassionarmi e far appassionare.

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C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?

Il mio lavoro si evoluto ed è cambiato moltissimo negli ultimi anni, nota molto negativa nel mercato dell’arte.

Entusiasta di questo “nuovo mondo” ho esplorato tanti media.

Adesso mi sono concentrato sui ritratti digitali, conservando la mia passione per la Pop Art.

Resto comunque un’infedele: a volte il bisogno di tornare all’analogico è irrefrenabile.

La mia ricerca parla di uomini in viaggio.

Sono uomini che cercano di evolversi, di cambiare.

La metamorfosi è intesa in senso lato: può abbracciare la sfera sessuale, quella interiore, oppure i miei soggetti cercano semplicemente di modificare il loro destino scappando dalla guerra.

I miei uomini sono tutti i migranti del mondo.

Qual’è il tuo rapporto con il mercato?

I primi due anni milanesi idilliaco: mi impegnavo ad essere presente in qualsiasi inaugurazione, fiera, mostra, happening.

Regola principale del “buon artista”.

E in effetti c’erano i risultati.

Nell’ultimo anno, per cause di lavoro, ho dovuto togliere tempo alla mia presenza in certi avvenimenti, con le relative conseguenze.

Adesso ho un mercato privato, e per adesso va bene così.

Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?

Io non vivo d’arte.

Lo metto per inciso per fugare ogni dubbio.

Ma se un artista ha questo obiettivo deve diventare il suo unico lavoro.

I primi due anni qui a Milano per me è stato così: alzarsi alle sette di mattina e sedersi davanti alla tela (o computer) alle otto e staccare alle sette di sera.

Ogni giorno.

Come un lavoro qualsiasi.

Poi deve impegnarsi ad essere presente nella maggior parte delle vernici in gallerie, spazi espositivi e musei.

Quindi deve vivere in una città permeata d’arte viva.

Deve studiare e conoscere tutte le nuove tendenze, sia italiane che estere.

Farsi trovare preparato sul pezzo, conoscere gallerie e galleristi, nonché, ancora più importanti, gli artisti.

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sito:http://www.francescomessina.net/

fb: https://www.facebook.com/fmessina

instagram: https://www.instagram.com/francesco_cix_messina/

Francesco Cogoni.

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