Interviste

Intervista a Giovanni Motta

Quando e come nasce il tuo percorso artistico?

Il mio percorso artistico inizia molto presto, già da piccolo amavo disegnare e vivevo la realtà con creatività e immaginazione.

Vivevo di fumetti e cartoni animati e questo ha sicuramente distorto la percezione delle cose, delle relazioni e della visione del mondo.

Non ho frequentato scuole d’arte e non ho avuto una formazione accademica.

Sono un autodidatta.

Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?

Mia madre è stata un’insegnate d’arte e mi ha iniziato alle arti in modo leggero.

Fino ai venticinque anni dipingevo con tecnica iperrealista ed ero molto coinvolto da pittori classici come Caravaggio e Vermeer.

Ho studiato Picasso, Egon Shiele e Degas in modo maniacale.

Gli artisti che hanno influenzato maggiorente il mio lavoro nella seconda fase dell’attività sono Takashi Murakami, Jeff Koons, Kenny Sharf, Keit Haring e soprattutto Bosh.

Cosa cerchi attraverso la forma d’arte che utilizzi?

Cerco di abitare emozioni provate e dimenticate, cerco di creare un contatto immediato con il passato vissuto.

Mi interessa il recupero di stati emozionali perduti collegati a fatti accaduti.

C’è una parte nella tua ricerca artistica di cui vorresti parlare in particolare?

La parte della ricerca che mi coinvolge maggiormente e di cui vorrei parlare sono le sensazioni.

Le sensazioni sono il centro del mio lavoro.

Ogni opera nasce nel momento in cui riesco a rivivere uno stato emotivo collegato ad un fatto accaduto nel periodo dell’infanzia o della pubertà.

Ho costruito delle tecniche personali che mi permettono una connessione diretta con queste emozioni dimenticate.

Quando ne raggiungo una e riesco ad abitarla inizio il processo di modellazione della creta e resto nel momento presente fino al termine del godimento della sensazione.

Quando sparisce interrompo la creazione della scultura, del bozzetto o dell’opera in questione e considero l’opera conclusa.

Qual è il tuo rapporto con il mercato?

Il mercato dell’arte è sicuramente importante ma è una conseguenza della qualità del tuo lavoro.

Ho un rapporto ottimo con il mercato, mi relaziono con galleristi e gallerie serenamente cercando di instaurare relazioni costruttive ed esaltanti.

Qualche volta ci sono delle difficoltà che affronto di volta in volta con tranquillità.

I problemi si risolvono solo se entrambe le parti lo desiderano.

Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?

Il consiglio è semplice, vivi la tua ricerca come un cammino di vita e goditi il viaggio.

Studia e approfondisci i tuoi argomenti e cerca di realizzare le tue opere nel miglior modo possibile.

Cura i dettagli e innamorati.

Vai alle alle mostre e conosci altri artisti confrontandoti con il loro lavoro.

Non avere paura del futuro ma vivi il presente offrendo il meglio di te.

Pagina facebook: https://www.facebook.com/giovannimottaofficial/

Francesco Cogoni.

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