INTERVISTA A JIMMY RIVOLTELLA
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Una quindicina d’anni fa.
Dopo un sogno.
Comprai 10 tele 100×120 e dopo averle pittate tutte e dieci le tagliai in piccoli formati.
Ne ricavai tante piccole tele formato 10×10 spesse almeno sei centimetri.
Poi dai cassetti e dagli album di famiglia son spuntate tutte le fonti di ispirazione.
E poi da allora solo un paio di forbici, un bisturi e tanta colla.
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
In primis Mattia Moreni.
Da lui ho imparato l’approccio alla tela.
Ho avuto la fortuna di vederlo lavorare dal vivo.
Erano gli anni ’80. Avrò avuto dieci anni.
Restai estasiato.
In canottiera davanti a queste tele gigantesche le colpiva borbottando sempre qualcosa.
Poi il gruppo di Luther Blisset.
Il collettivo artistico che nell’età della maturità mi ha dato lo slancio per cercare di fare arte fuori dal solito sistema.
Cosa cerchi attraverso l’arte?
La purificazione della comunicazione.
C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
Lascio fare a gli altri.
Non so parlare delle cose che faccio.
Mi meraviglio sempre quando qualcuno riesce a capire quello che faccio.
Qual’è il tuo rapporto con il mercato?
Fantastico.
Perché direttamente non me ne occupo.
Io rischierei di regalarne troppe.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Di buttare la gomma.
Info:
www.jimmyrivoltella.com
Francesco Cogoni.