Intervista a Laurina Paperina
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Il mio curriculum dice che la mia storia artistica nasce ufficialmente quindici anni fa, nel 2002, con la mia prima mostra collettiva in un museo di Trento.
Ufficiosamente è nata qualche anno prima, quando presi coscienza che quello che volevo fare nella vita era disegnare, dipingere e inventare cose.
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
I primi artisti che ho seguito sono stati Keith Haring e Basquiat.
Ad oggi invece amo moltissimo le animazioni di David Lynch, i dipinti infiniti di Hieronymus Bosch, i mosaici di Space Invaders, i fumetti di Robert Crumb e qualsiasi cosa produca Raymond Pettibon.
Ma quello che ha veramente influenzato il mio lavoro sono stati i viaggi che ho fatto durante gli anni, che mi hanno permesso di confrontarmi con situazioni e luoghi diversi, facendo in modo di poter crescere sia artisticamente che personalmente.
Cosa cerchi attraverso l’arte?
I temi che tratto sono una sorta di realtà parallela, popolato da falsi miti e leggende, dove personaggi più o meno conosciuti sono rivisitati in maniera dissacrante.
I miei lavori sono uno specchio del mondo in cui viviamo: junk food, mutazioni genetiche, esplosioni nucleari, supereroi contemporanei o animali mostruosi sono pane per i miei denti.
Cerco di filtrare argomenti importanti e spesso drammatici con leggerezza e ironia, consapevole del fatto che un linguaggio diretto e senza fronzoli può arrivare a chiunque.
C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
Negli ultimi tempi sto lavorando a “Doomsday”, un progetto che nasce dalla volontà di dare una o più visioni alternative al mondo in cui viviamo, visioni apocalittiche di mondi surreali popolati da eroi e anti-eroi contemporanei, presi in prestito dai film di serie B, dalla storia dell’arte e in generale dalla cultura popolare di massa: personaggi che entrano ed escono dalle tele come facessero parte di una processionaria e che per mia mano incombono nel loro giorno del Giudizio.
Qual’è il tuo rapporto con il mercato?
Non c’è un vero rapporto, nel senso che io cerco di fare “solo” l’artista.
Per il resto delego alle gallerie con cui collaboro.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Per fare questo mestiere ci vuole tanta costanza e determinazione, ma a volte nemmeno quello basta.
Io consiglio sempre di avere un piano B.
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immagini courtesy Laurina Paperina / ph credits Zelda Graphic
Francesco Cogoni.