INTERVISTA A LORENZO MANISCALCO
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Diciamo che io faccio parte di quelli che la società chiama “figli d’arte”, quelli che in modo del tutto inconsapevole hanno la fortuna di vivere in casa con una persona diversa da tutte le altre.
Da piccolo ricordo mio padre che ritraeva la mia sorellina, lo guardavo stupefatto, stavo ore a fissare quei colori che si mescolavano sulle tele.
A differenza dei miei coetanei che volevano diventare calciatori, io ho sempre avuto in mente il sogno di diventare un Artista.
A 14 anni ho dipinto il mio primo quadro, e da lì non ho più smesso, è un vizio che è cresciuto sempre più durante gli anni.
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Sono affascinato da tanti artisti di correnti e periodi differenti, ma non mi sento appartenente a nessuna corrente specifica, né influenzato da nessuno di essi.
È importante conoscere la storia dell’arte che ci ha preceduto, ma bisogna andare sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e di stimolante per cercare di rendersi unici.
Per quanto mi riguarda, l’idea per realizzare un’opera può scaturire da qualsiasi situazione.
Credo che tutto quello che per le altre persone è normale, per un artista possa diventare fonte di ispirazione.
Cosa cerchi attraverso l’arte?
L’arte è un mezzo potente.
Per me è qualcosa che riesce a farti esternare pensieri, ideali, emozioni che neanche tu conoscevi fino a quel momento.
Non c’è nulla che ti renda più libero di fare qualcosa di artistico.
Per questo motivo non cerco nulla, non cerco di piacere a qualcuno o di dipingere qualcosa solo perché il mercato lo richiede.
Io do libero arbitrio alla mia immaginazione, e quindi faccio solo quello che mi rende felice e appagato.
C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
Premesso che oltre ad essere un pittore, mi occupo anche di ceramica, circa un anno fa un avvenimento del tutto normale dovuto alla cottura di un piatto in ceramica diede inizio ad un nuovo sfogo creativo.
Infatti, in quest’ultimo periodo, mi occupo della commistione di elementi pittorici e scultorei, in particolare cerco di unire la pittura con vari materiali, quali terracotta, legno, ceramica, vetro, ecc.. cercando di portare lo spettatore alla ricerca di nuove armonie visive.
Qual è il tuo rapporto con il mercato?
Diciamo che per me è difficile parlare di un vero “rapporto con il mercato”, visto che studiando all’università, non faccio l’artista a tempo pieno come vorrei.
Nonostante ciò, credo che per essere solo un giovane di 25 anni mi muovo abbastanza bene, e per questo ringrazio il mio “piccolo” mercato che crede in me e mi sostiene.
La gente va educata a valorizzare, capire, e quindi comprare un’opera d’arte, perché questo è uno dei piccoli scogli che deve affrontare un artista nel sud Italia, dove la cultura e la grandiosità dell’arte si fermano ad un paesaggio per il salotto, ad un ritratto che sembra una foto, o ad un capezzale ben fatto.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Beh, come prima cosa lo abbraccerei in segno di stima, perché per me vivere d’arte è la cosa più bella del mondo.
Poi gli direi che per fare questo dovrà crederci fino in fondo, dovrà essere sempre ottimista, e non dovrà mai fermarsi.
E’ una bellissima passione che può diventare un lavoro a tutti gli effetti, e se lo si fa con amore, prima o poi le soddisfazioni arrivano.
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Francesco Cogoni.