Intervista a Massimiliano Perasso
In questa intervista a Massimiliano Perasso scopriremo del suo percorso fotografico e delle sue suggestive e accativanti fotografie.
Quando nasce il tuo percorso artistico?
La passione per la fotografia nasce nel 1995 quando mi regalarono la mia prima macchina fotografica, da li in poi iniziai ad affezionarmi sempre di più ai ricordi e alle esperienze degne, secondo me, di esser immortalate e custodite.
Solamente agli inizi del 2003 (se ben ricordo) iniziai a confrontarmi con le persone in ambito fotografico e musicale, furono anni di fuoco combattuti tra amori sbagliati e passioni malate.
La musica influenzò molto i miei primi lavori, dopodiché fu la pittura ad ispirarmi finché nel 2005 mi iscrissi al primo corso di fotografia.
Nel 2009 infine, alla “Scuola Romana di Fotografia e Cinema” ottenni il mio MasterClass di Reportage e Foto-giornalismo.
Da tale data in poi ho continuato a portare avanti i miei progetti personali/introspettivi e ho fondato nel 2013 assieme a Nick Arjolas e Alessandro Murgia l’associazione Limes.Images.
Oggi Nick non è più presente all’interno dell’associazione ma un nuovo arrivato, Marcello Nocera, è tra noi.
Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Artisti? Chi ha influenzato il mio lavoro non sono di certo gli artisti ma le persone con cui ho condiviso momenti importanti della mia vita.
Sicuramente posso dire di aver amato e di amare ancora fotografi come Antoine D’Agata, Michael Ackerman, Koudelka, Daido Moriyama ma solo per citarne alcuni tra i più conosciuti, non disdegno nemmeno le innumerevoli scene underground, anzi.
Non posso poi non nominare Lina Pallotta, docente e fotografa di grande fama, e il mio gruppo di amici e colleghi fotografi di Roma con cui sono fotograficamente e umanamente cresciuto durante i miei studi.
Tra bicchieri di vino e intense esperienze che mai potrò dimenticare.
Se proprio devo dirla tutta sono le emozioni ad influenzare i miei pensieri.
(Intervista a Massimiliano Perasso) Cosa cerchi in arte?
Racconto fondamentalmente ciò che vedo e le persone che incontro durante le mie giornate.
La fotografia per me è un diario di appunti e ricordi.
Mi sento uno spettatore della mia stessa vita e trovo nella reflex il mezzo perfetto per le mie esigenze.
Adoro gli incontri casuali e irripetibili, mi perdo completamente nel conoscere una persona mai vista prima e trovo molto romantico sapere anche che non la rivedrò più.
La foto diventa una prova, un ricordo e a distanza di anni svelerà ciò che ora non posso sapere di me e della mia mente.
Il perché di un “click”, a volte, ha più importanza del fattore estetico e compositivo di una fotografia.
C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
Come accennato poco sopra, la parte più interessante della mia ricerca sono le relazioni e l’intimità raggiunta con persone il più delle volte completamente estranee.
Ci si lascia andare con estrema libertà e si confidano i segreti più bui e le paure più profonde.
Vedo sinceramente la fotografia come una conseguenza di tutto ciò che vivo.
Volendo andare su discorsi più tecnici non può mancare la mia quotidiana esigenza di informarmi e “leggere” centinaia di fotografie.
Credo che l’occhio debba tenersi aggiornato di pari passo con la mente.
Provare ad avere un quadro completo del mondo fotografico (editoriale e non) mi è utile quando, presso la sede di Limes.Images, devo preparare le lezioni dei laboratori didattici assieme ai miei colleghi.
Qual’è il tuo rapporto con il mercato?
Mentre Limes.Images è un’associazione non a scopo di lucro, personalmente parlando sostengo le mie attività e non solo tramite la realizzazione e la pubblicazione di libri fotografici (self-publishing) in numero limitato di copie.
Mi capita di vendere alcune opere a collezionisti privati e ad appassionati e di esser contattato per ogni tipo di lavoro artisticamente a me affine.
Cerco comunque di non entrare mai con entrambi i piedi nel “mercato”.
Credo in una fotografia indipendente e sincera, svincolata da alcune regole che purtroppo il mercato impone.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Munirsi di pazienza e credere in se stessi.
Non mancheranno momenti di depressione o sconforto in cui verranno smontati i vostri progetti, frutto di anni di lavoro ed emozioni.
Ma non tarderanno ad arrivare nemmeno le prime piccole soddisfazioni.
Siate sinceri con voi stessi, non diventate subito dei “personaggi” ma provate a porvi costantemente nuove domande.
E’ importante non limitarsi alla propria città e non privarsi mai di esperienze di condivisione.
Vivere d’arte è ancora possibile ma non si deve rischiare di rispondere alle richieste di mercato trascurando le proprie necessità.
Ci vuole equilibrio ed è importante non peccare di auto indulgenza.
Avete letto l’intervista a Massimiliano Perasso, al link sotto potrete approfondire sul suo percorso e vedere le sue potentissime opere fotografiche.
Sito: www.massimilianoperasso.com
Fb: https://www.facebook.com/maxperryphotography
Francesco Cogoni.