Intervista a Nicholas Cipo Avanzi
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Fin da piccolo mostrai una spiccata passione per il disegno ed una buona dose di creatività.
Nel 2003, affascinato dai graffiti Milanesi, frequentai un corso di writing tenuto dal pittore Giuseppe Gep Caserta.
Negli anni successivi i graffiti diventano parte integrante della mia vita, iniziai a frequentare gruppi di giovani artisti di strada e realizzai innumerevoli graffiti nel capoluogo milanese.
Fu un esperienza personale e artistica, in quanto compresi il forte amore che provavo per l’arte, ma allo stesso tempo diventò il banco di prova dove affinare le mie doti artistiche e la mia creatività.
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo percorso?
Uno dei miei artisti preferiti è sempre stato Dumbo, un noto writer di Milano degli anni ’90; Ricordo come se fosse ieri, che ogni volta che giravo in macchina per Milano con i miei genitori, riuscivo a trovare un suo graffito e ne rimanevo affascinato.
I colori che utilizzava e le forme delle lettere molto comprensibili permettevano anche ad un bambino come me di leggere la sua Tag.
Lui iniziò ad essere un idolo per me, probabilmente anche perché associavo il suo nome al famoso cartone animato Disney.
Sicuramente i graffiti mi hanno dato modo di avvicinarmi sempre di più all’arte vera e propria.
Nel 2011 un tragico incidente automobilistico cambiò bruscamente la mia vita, portandomi ad accantonare il mondo dei graffiti e tutto ciò che lo circondava.
Preferivo star solo e fare i conti con me stesso, questo mi portò ad un cambiamento radicale dal punto di vista artistico.
Negli anni successivi, la mia voglia di conoscere il mondo dell’arte e i suoi pionieri, mi portarono ad ammirare artisti come Jean Michel Basquiat, uno dei maggiori esponenti del graffitismo americano, è riuscito a portare la sua arte dalla strada alle gallerie d’arte, spero di riuscirci anch’io un giorno.
Un altro dei miei preferiti non può che essere Salvador Dalì, mi ha sempre affascinato la sua stravaganza e la sua grande immaginazione, in alcuni casi i suoi modi eccentrici hanno attirato l’attenzione più delle sue opere.
Ho dato il suo nome al mio gatto e nei comportamenti noto una grande somiglianza tra i due.
Concludo dicendo che la mia forma d’arte è nata quasi dal nulla, senza studi, solo con il bisogno di esprimermi e sfogare quello che provavo.
Cosa cerchi attraverso la forma d’arte che utilizzi?
Cerco sempre di sperimentare nuove tecniche, nuovi materiali e nuove superfici, arricchendo la mia conoscenza e rendendo i miei dipinti inimitabili, questo non perché non ho ancora trovato una mia identità, questo fa parte della mia identità e soprattutto la monotonia mi annoia.
La maggior parte dei miei lavori rappresentano periodi di vita, emozioni, sentimenti e in alcuni casi il titolo assume doppi sensi per stimolare la mente della persona che sta osservando l’opera.
C’è una parte nella tua ricerca artistica di cui vorresti parlare in particolare?
Nei miei ultimi lavori ho voluto trattare temi di attualità molto forti e facilmente discutibili. Venendo dal mondo dei graffiti, ammetto che adoro essere “scomodo”, voglio ed esigo che le persone aprano la mente verso la mia visione delle cose, che giudichino quello che penso e quello che esprimo, nel bene o nel male l’importante e trasmettere qualcosa.
Maturando ho migliorato e cambiato stile artistico e una delle mie opere a cui sono più affezionato è “Freedom”, che rappresenta un corpo femminile in cerca della propria libertà.
La mancanza degli arti superiori e i rilievi fanno sembrare che il corpo sia in un limbo tra prigionia e libertà.
La juta e i colori in scala di marroni sono stati scelti per evidenziare la provenienza da paesi poveri, mentre i vari schizzi di colore mettono in risalto il contatto con una vita migliore.
Qual è il tuo rapporto con il mercato?
Purtroppo attualmente non sono ancora riuscito ad ingranare bene, ma tempo al tempo e so che i miei sforzi verranno ripagati.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Vorrei vivere d’arte, avete consigli da darmi?
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Francesco Cogoni.