INTERVISTA A NICOLA PUCCI
In questa intervista a Nicola Pucci scopriremo un pittore surrealista che pone una particolare attenzione a decontestualizzare i soggetti.
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Fin da bambino ho trovato nel disegno un modo piacevole con cui passare il mio tempo, amavo riprodurre le foto dei giornali che avevo sotto mano, traendo godimento nel cogliere l’espressione dei visi e modificandole.
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Un bel giorno mia madre mi portò a vedere una mostra di Mirò, da quel momento conobbi anche la forza espressiva della forma astratta e del colore, avrò avuto circa 8 anni.
Non ho mai frequentato scuole d’arte, se non un corso di illustrazione post diploma classico.
Sono sempre stato molto curioso e poco incline alla disciplina scolastica.
La sperimentazione seguita da risultati spesso casuali e imprevedibili, trovo che sia la cosa più entusiasmante.
Un altro artista che ha decisamente segnato il mio percorso è Francis Bacon, la sua capacità di fondere figura umana e gesto pittorico la trovo straordinaria, oltre che al suo meraviglioso cromatismo.
Nicola Pucci: Cosa cerchi in arte?
L’arte per me è un modo per far vivere i miei sensi più primitivi ed istintivi, oltre che ampliare la mia facoltà di percepire la realtà.
Mi dà lo spunto per andare oltre il visibile ed il razionale dove nuove forze e dinamiche entrano i gioco, mi fa star bene è molto terapeutico!
C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
Osservo i comportamenti, mi interessano le cause che generano degli effetti e questo soprattutto sugli esseri viventi.
Uomini, donne, bambini e animali.
Dall’osservazione ne scaturisce una reinterpretazione della realtà in cui il possibile e l’improbabile, si mischiano.
Il movimento diventa elemento essenziale, focalizzato nel suo durante… è un movimento senza compimento, un accadere senza succedere, è la sospensione di un gesto.
Le idee nascono o dal disegno veloce i cui cerco di raffigurare i pensieri che in quel momento mi attraversano, lavoro impulsivo e istintivo.
Oppure dall’associazione di foto fatte da me o prese online, metodo molto più lento e razionale.
Pittoricamente amo la verosimiglianza della realtà, mi accanisco su quel dettaglio cerco di dargli la terza dimensione rispetto al resto.
Poi il lavoro si sviluppa strato su strato con decine di velature e pennellate anche molto materiche.
Cerco di farmi guidare dalle linee delle immagini, a quel punto vorrei che tutto diventasse vago sospeso e che il tratto preciso e definito lasciasse il posto al gesto emozionale.
I quasi tutti i miei quadri e presente una certa circolarità più o meno evidente.
Dove non c’è un inizio e non c’è una fine ma solo un durante.
Nicola Pucci: qual è il tuo rapporto con il mercato?
Il mercato dell’arte è qualcosa di molto complesso e spesso a prima vista incomprensibile.
Ma determinato invece da regole ferree e molto precise.
La distinzione fra la scena italiana e quella internazionale è palese, la crisi economica che stiamo attraversando fa si che le grandi fortune economiche siano situate fuori dal nostro paese.
Il fermento rivolto soprattutto all’arte contemporanea in paesi ricchi è sempre molto vivo.
Parlo di America, Inghilterra, Cina, India e Russia…
Purtroppo oltre a grandissimi talenti che gravitano nel gotha del mercato dell’arte ci sono anche tante operazioni speculative spregiudicate e prive di contenuti, ma in fondo fa parte del gioco.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Il consiglio che mi sento di dare a giovani che intendono fare dell’arte il proprio mestiere, è innanzitutto di credere fortemente in quello che si fa, partire, ed essere avido di qualunque forma d’arte, vedere e sperimentare sempre cose nuove, e che ogni obbiettivo raggiunto diventi il nuovo punto di partenza.
E ovviamente curare i contatti e frequentare il mondo dell’arte.
Pagina facebook: https://www.facebook.com/nicolapucciartista/
Mail: info@nicolapucci.com
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Francesco Cogoni.