Intervista a Roberto Meloni
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Premetto che sono autodidatta senza nessuna influenza di scuole d’arte.
Il mio percorso artistico nasce alla fine degli anni novanta, grazie a un amico che mi ha per così dire “contagiato” la passione per l’arte contemporanea e che ho accompagnato in più occasioni a vedere mostre, visitare gallerie, la Biennale di Venezia e altri eventi importanti.
Tuttora non perdo occasione, quando ne ho la disponibilità, di visitare le grandi mostre di arte contemporanea.
Sono rimasto molto affascinato dall’arte astratta e informale, e piano piano è nata l’esigenza di esprimermi con questo mezzo.
Devo molto anche a Alessandra Menesini, curatrice e critico d’arte che non ha bisogno di presentazioni, che mi ha incoraggiato sin dai miei primi lavori, curando anche una mia personale presso la Galleria “La Bacheca” a Cagliari.
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo percorso?
Le influenze sono tante, anche se non so dire in particolare chi mi abbia influenzato. Senz’altro qualcosa si deposita nel mio inconscio, e poi, a seconda delle occasioni o dei concetti che voglio esprimere, emerge, ovviamente filtrato dalla mia sensibilità, emotività ecc…
Per chiarire cosa mi piace, potrei citare Burri, Fontana, Manzoni, Gerhard Richter, la pop art, l’arte povera, ma anche Munch, Turner, Monet, e per rimanere in ambito regionale, Maria Lai, Ottonello, Rosanna Rossi, Wanda Nazzari.
Cosa cerchi attraverso la forma d’arte che utilizzi?
Cerco di dare una emozione un sentimento, cerco di arrivare a chi guarda, mi interessa stimolare la riflessione su chi guarda i miei lavori, ma mi interessa anche appagarne il senso estetico.
Sono contento anche quando mi si dice: “non capisco il significato ma mi piace molto comunque”.
Anche in questo caso il messaggio è arrivato.
C’è una parte nella tua ricerca artistica di cui vorresti parlare in particolare?
La mia ricerca artistica ha sempre una evoluzione.
Sono partito con una ricerca sulle terre, argille, sabbie della Sardegna: l’argilla rossa di Sardara, il caolino di Escalaplano, le argille ocra di Baia delle Anfore, tra le altre, hanno caratterizzato i miei primi lavori.
Le ho utilizzate con yuta, materiali naturali.
Ora sto sperimentando i colori tipografici, acrilici, a olio e le resine, ho la necessità di esplorare e inventare nuove tecniche, mischiando anche tutti questi colori fra loro, vederne le reazioni, come in questa ultima mostra.
Ovviamente la tecnica utilizzata deve essere funzionale ai concetti che voglio esprimere, lavoro molto su questo, cioè la tecnica non è mai fine a se stessa.
Qual è il tuo rapporto con il mercato?
Il mio rapporto con il mercato è molto distaccato, cioè io creo per il puro piacere mio.
Se poi dovessero aprirsi delle prospettive, ovviamente ne sarei contento.
Ma per me quello che faccio è un modo per esprimermi, per portare all’esterno le mie emozioni e i miei concetti su un argomento, e in qualche modo la considero anche una terapia, è qualcosa che mi fa stare bene.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Premesso che vivere di arte è molto difficile, quanto meno se lo intendiamo in senso economico (e in questo senso non sono in grado di dare consigli), se lo intendiamo nel senso di dare importanza all’arte nella propria vita, come modo di esprimersi, consiglierei di essere se stessi, di osare, mettersi in gioco per far emergere il proprio talento, di ascoltare le critiche negative che spesso sono le più costruttive, di elaborare sempre un progetto concettuale perché per me l’arte vuol dire lanciare un messaggio, e cercare di creare bellezza per chi guarda.
Contatti:
Mail: melonifr17@gmail.com
Francesco Cogoni.