INTERVISTA A SKIZZO (RICCARDO SERRA)
Quando e come nasce il tuo percorso artistico – performativo?
Nasce per caso, come la passione stessa per la giocoleria, che ho scoperto grazie ad un caro amico quando avevo circa 14 anni, mi isegnò a fare il giocoliere con tre limoni, mi bastarono 10 minuti per imparare a fare la cascata classica con le tre palle.
Diciamo che da quel momento non ho più smesso sino ad oggi.
Intorno ai sedici anni invece già sentivo l’energia e la carica per esibirmi di fronte a qualcuno, cioè, già sentivo il bisogno o l’esigenza di mettere in mostra, anche se poco, tutto ciò che avevo imparato per via del mio carattere molto estroverso e un pochino esibizionista.
Fatto sta che a settembre del 2005 presi in mano le mie prime clavette arancioni, le mie pallette ed il mio primo monociclo che già usavo discretamente, feci un respiro profondo e grazie alla spinta morale di un amico del mio paese e con un po’ di coraggio mi esibii per il mio paese durante la festa dei giovani, lo spettacolo ovviamente non era nulla di che, ma come prima esibizione non era niente male, diciamo che il mio carattere spontaneo e iperattivo si era dimostrato essenziale in quel momento.
Quello fu il momento in cui ho capito ciò che voglio dalla mia vita, il momento che mi ha fatto sentire per la prima volta fiero e orgoglioso di me, da quel momento in poi ho continuato a giocare e col tempo ho avuto la fortuna di scoprire che in Sardegna, a Cagliari sopratutto, c’erano in giro già dei grandissimi talenti e giocolieri che tutt’ora sono artisti di gran livello e che grazie a loro ho potuto rubare qualche consiglio e ho iniziato a seguirli ed ascoltarli, grazie a loro ho potuto migliorare un pochino la tecnica della giocoleria e seguendo loro sentivo sempre più forte e intensa la voglia di migliorare e diventare un vero giocoliere.
Grazie ad altri invece che hanno stimolato la mia creatività e la mia voglia di esibirmi non solo come giocoliere, ma come attore di teatro da strada, come clown, quindi non concentrare troppo solamente sulla giocoleria o sulla tecnica ma sulla realizzazione di uno spettacolo vero e proprio, osservando le loro esibizioni e i loro spettacoli mi convinsi sempre di più che quello era ciò che volevo, diventare un vero artista.
Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Avevo circa 17 anni quando conobbi per caso Pietro Olla che si presentò col nome d’arte professor “Pirer Pietroski” in uno spettacolino che fece nel mio paese, per colpa sua poi capii ancor di più che non solo la giocoleria mi regalava carica ed energia, ma lo spettacolo in per se, adoravo mettermi in mostra, ma un conto è essere un artista che si esibisce, un conto è essere un esibizionista, Pietro fece proprio questo, oltre ad insegnarmi tantissimi segreti sugli spettacoli di strada, sulla presenza scenica e sul ritmo dello spettacolo mi insegnò a comprendere la differenza tra un artista ed un esibizionista, in più mi seguì per qualche anno portandomi con se ai suoi spettacoli, mi inserì piano piano nel mondo della animazione continuando ad istruirmi sulla arte dello spettacolo e fornendomi ottimi consigli personali per la mia crescita artistica ed emotiva, mi convinse a seguire alcuni corsi di clownery e ricerca del proprio clown personale e mi aiutò a comprendere che per migliorare e continuare a seguire la strada scoperta grazie a questa passione è necessario studiare, quando prima lo studio non faceva proprio parte del mio essere.
Dopo qualche anno ovviamente le strade si sono allontanate un po’ e lui ha continuato ad essere un grande artista e ora pure un fenomenale e moderno insegnante che ha unito la sua passione al suo lavoro è diventato così il “Clown Didattico” l’insegnate che tutti i bambini o ragazzi vorrebbero, siamo comunque sempre in ottima confidenza e a distanza comunque scorre una grande amicizia fondata su una forte base di rispetto e umiltà, io intanto ho continuato ad esibirmi e cercare di crescere sempre di più.
Negli anni poi ho avuto la fortuna di rafforzare l’amicizia e il rapporto con tutti gli altri giocolieri e artisti della zona, e che grazie a tutti loro e al loro supporto fisico e morale ho potuto migliorare sempre di più e sono riuscito col tempo anche a immaginare, creare e organizzare alcuni eventi d’arte di strada e giocoleria nel mio paese, e non solo, che ultimamente si fanno sempre più interessanti e funzionali, grazie a tutti quelli che considero i miei maestri per eccellenza, come Pietro agli inizi poi per la parte organizzativa e direttiva ho avuto un’altro grande maestro e fortissimo giocoliere “Riky” che anche lui mi ha supportato e consigliato, e come altri, anche lui, mi ha fornito vari lavori di animazione in giro per la sardegna che si sono dimostrati fondamentali per la mia esperienza lavorativa.
Per la parte tecnica della giocoleria in per se ho avuto la fortuna di potermi allenare per tanti anni con un fortissimo giocoliere che adesso è diventato un carissimo amico “Kikè” che nel mondo della giocoleria sarda, italiana e internazionale è un vero mostro, un talento eccezionale, ho potuto osservarlo e ascoltare i suoi preziosi consigli tecnici che mi hanno permesso di approfondire anche la manualità e la creatività con la giocoleria.
In questi ultimi anni, invece, per la parte artistica riguardo alla mia presenza scenica e tutti i dettagli che si nascondo sotto la creazione e realizzazione di uno spettacolo di strada, che ovviamente ho imparato a dare più importanza a tutti i dettagli dello spettacolo, che lo rendono uno spettacolo funzionale e piacevole da guardare, che non tutti sanno che per diventare tale bisogna tenere in considerazione tanti piccoli dettagli che ho scoperto col tempo a furia di esibirmi e ricevere i consigli di grandi artisti e tanti amici, tra questi, da qualche anno a questa parte è stato fondamentale l’aiuto di regia e i consigli artistici del grande “Dodo” che tutt’ora continuo a stressare e sentire per consigli di grande spessore che hanno potuto far crescere il mio personaggio artistico e il mio modo di rapportarmi con la scena, col pubblico e con lo spettacolo stesso, l’ho sempre visto come un fenomeno sia nella giocoleria che nello spettacolo e tutt’ora lo vedo sempre di più come punto di riferimento.
Che reazione cerchi dallo spettatore?
Questa è una bellissima domanda ed anche difficile trovare una risposta generica, nel senso che ogni spettatore prova e percepisce emozioni diverse mentre si ferma a guardare un mio spettacolo, e possono essere emozioni anche diverse da quelle che dimostra a me in quel momento o da quelle che percepisco io, anche perché mentre svolgo lo spettacolo entro quasi in un’altra dimensione, nel senso che libero tutta la mia creatività e il carattere iperattivo che tendo a nascondere o controllare quando vivo normalmente le mie giornate, quindi non riesco sempre a capire ciò che prova il pubblico in quel momento, anche perché quando una persona osserva il mio spettacolo è lui che guarda me, ma con altre persone accanto a lui, quindi, a differenza sua che guarda una persona insieme a tante altre io sono da solo che osservo tante altre persone nello stesso momento ma da un’altro punto di vista, il pubblico guarda verso la scena, io guardo da dentro la scena verso il pubblico, quindi sicuramente provo emozioni diverse da quelle che prova il pubblico, anche se per me è importante riuscire a trasmettere le mie emozioni al pubblico sperando che provino le stesse o emozioni simili, la reazione che cerco nello spettatore non saprei come descriverla o definirla, so solamente che il compito di uno spettacolo per essere definito un buon spettacolo ha il compito di trasmettere, far provare delle emozioni a coloro che lo stanno guardando, anche se per pochi secondi, qualsiasi emozione, che sia paura, ansia, allegria, soggezione, entusiasmo, stupore etc.. per essere un buon spettacolo il pubblico dovrebbe sentire emozioni e quello che io mi aspetto o spero è che il pubblico si emozioni osservando me che faccio semplicemente tutto ciò che amo di più, perché ciò che faccio io col pubblico non è nient’altro che comunicare, e siccome comunicare significa “mettere in comune” io non faccio altro che comunicare allo spettatore quale sia la mia vera essenza, cioè metto in comune la mia passione e la mia esperienza con chiunque avesse voglia di osservarla o apprezzarla.
Quello che mi aspetto dal pubblico è che mentre mi esibisco e cerco di contagiarlo con il mio entusiasmo e la mia carica senta le mie stesse sensazioni e spero di trasmettere una forte energia e carica positiva a tutti coloro che mi guardano e che questa energia che gli regalo inconsciamente durante l’esibizione mi venga poi restituita con i loro sorrisi e i loro calorosi applausi al termine dello show.
C’è una parte della tua ricerca tecnica di cui vorresti parlare in particolare?
Beh, la mia ricerca tecnica ha avuto una evoluzione radicale negli ultimi anni, sono passato dalla sperimentazione della clownery per dare spessore al personaggio, alla realizzazione di spettacoli concentrati su un filo logico e una trama, senza dare troppa importanza al personaggio o ai numeri di giocoleria o clownery che vi inserivo, questo mi ha dato modo di riflettere su tutto ciò che serve per realizzare un buon spettacolo, ossia, cercare di non puntare troppo su un argomento ben preciso, uno spettacolo per essere gradevole, piacevole o comunque interessante per fare in modo che il pubblico rimanga a guardarlo deve sembrare il più completo possibile, e anche se il pubblico magari non è in grado di comprendere che lo spettacolo sia completo, l’artista ne deve essere perfettamente consapevole, per ciò ho pensato che forse non sia giusto concentrarsi solo sulla tecnica oppure solo sul personaggio ne tanto meno solo sulla storia o la trama dello spettacolo, ho capito che avrei dovuto imparar a dare importanza a tutti questi argomenti in eguale modo e cercare di comprenderli al meglio, approfondirli e fonderli nel modo più omogeneo per dare vita ad uno spettacolo.
Per anni ho cercato di approfondire e scoprire la parte comica e scenica del personaggio cercando di amplificarne i pregi e i difetti facendo in modo che diventi un personaggio comico ma non ridicolo.
Rivelandosi poi col passare degli anni e delle varie esibizioni un personaggio irriverente, furbo e dispettoso, educato ma non fesso e dalla personalità molto allegra e iperattiva.
Ora che il personaggio “Skizzo” ha una mentalità e una personalità differente da quella del mio essere Riccardo tutti i giorni, quindi, nello spettacolo c’è soltanto lui, e lo spettacolo di conseguenza lo gestisce e lo controlla lui, posso concentrarmi sulla cura e formazione tecnica, di fatti sono sempre più interessato a spendere ed investire per la formazione pratica sulla giocoleria e altre arti circensi per poter completare ancora meglio tutto ciò che serve allo spettacolo per non smettere mai di migliorare e funzionare.
Quale è il tuo rapporto con il mercato, si può vivere di un mestiere come il tuo?
Io ci vivo di questo lavoro, quindi la risposta è si, si può vivere.
Ma ci tengo a dire una cosa, che io come molti altri artisti che anno scoperto questa passione per caso, non la scopre per poi farla diventare mansione e che comunque quasi tutti gli artisti di strada e non, iniziano a studiare e approfondire questo campo per puro piacere e non perché ci vedono una fonte di guadagno.
In ogni caso il mio rapporto col mercato è un discorso un po’ particolare, perché per me, si è diventato un lavoro, ma è nato come passione e tale deve restare, quindi non penso al denaro come materia necessaria per vivere, anche se purtroppo lo è, io punto a vivere sereno e in pace con me stesso senza sentirmi il dovere di svolgere un lavoro normale solo per soddisfare un ego prepotentemente viziato, di fatti non ho più bisogno di soddisfare il mio ego da quanto mi sento in pace e soddisfatto di me stesso, ho solo bisogno di continuare a sognare con la testa fra le nuvole ed i piedi per terra e vivere di questa passione guadagnando il tanto giusto per continuare a muovermi e vivere senza pensieri, che poi il guadagno c’è, a volte anche bello sostanzioso, ma non è ciò che cerco dalla strada che ho intrapreso circa undici anni fa.
C’è anche chi ha fatto i veri soldi seguendo questa strada e chi ha sfondato nel mondo della tv o dello spettacolo di alto livello, non vi nego che anche a me piacerebbe salire di livello e puntare più in alto, non nel mondo dei media e della tv, ma se per caso dovesse capitare succederà solamente per soddisfazione personale e non per il denaro.
Che poi adesso la penso così, chi sa più avanti, ho cambiato modo di ragionare una marea di volte nel corso di dieci anni, è probabile che continui a cambiare col tempo e inizierò a pensarla in altri modi.
Cosa consiglieresti ad un artista-performativo che vorrebbe vivere d’arte ma proprio non sa come cominciare?
Non saprei davvero che consigli dare a qualcuno che vorrebbe imparare a vivere come vivo io, vivere di questo non è semplice, se in molti vedono solo il lato piacevole della vita che svolgo e del lavoro che faccio è perché non sanno quanto sacrificio e impegno ci sia sotto, potrei dire di provarci e basta, come ho fatto io, le prime volte ovviamente non sarà ne tanto semplice ne soddisfacente, ma continuando si potrebbe avere la fortuna di incontrare qualcuno con le competenze che potrà fornire ottimi consigli.
Se davvero è ciò che vuole dalla propria vita e spera che da quella sua personale passione artistica potrebbe immaginare una vita serena e felice, non pensa ad altro, desidera solamente esibirsi, mostrare e condividere la sua passione col resto del mondo allora solo questo posso consigliare: Fallo e basta, non pensare a tutte le difficoltà che potrebbe comportare col tempo, non pensare a ciò che potresti perdere, pensa solamente che se questo è quello che vuoi più di qualsiasi altra cosa, allora fallo, non ascoltare ragioni o giudizi, ascolta le critiche e fanne tesoro, sii umile e abbi coraggio, vivi col sorriso e impara a guardare il mondo con spensieratezza abbandonando l’idea di odio e rabbia verso coloro che non apprezzano il tuo modo di essere o di vivere, vivi per te stesso e per coloro che ti amano e ti rispettano e se per caso i risultati positivi tardano ad arrivare, fermati un attimo, respira profondamente e pensa “Ho fatto trenta!? Non mi resta che fare trentuno” allora non arrenderti mai e armati di grinta e tenacia, se poi quella strada non si rivela ciò che speravi, probabilmente però, potrebbe farti conoscere tutte quelle altre strade che non pensavi nemmeno che esistessero, e tra quelle, forse si nasconde quella giusta per te.
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Francesco Cogoni.