Interviste

JAY A MAD TEA PARTY “Ho sempre fotografato il riscatto della natura sull’uomo”.

  

Come procede la vita in questo momento difficile?
Procede con un sacco di musica di sottofondo, gite al supermercato e pochi episodi sporadici di lavoro.
Ho sempre fotografato la desolazione e l’abbandono, il riscatto della natura rispetto all’uomo e per una volta mi dispiace di essere stato profetico in questo.
Una delle prime giornate di lock down tornando a casa alle 11 di notte ho visto delle anatre nella fontanella in una piazza di Spagna completamente deserta, mi sono fermato a pensare quanto fosse surreale… Roma in questo momento è quella del sogno della dolce vita di Fellini ma in un remake di David Cronenberg.
Stai continuando a fotografare?
Mi sto concentrando sui collage che incorporano le mie foto con cose che scrivo e colori che rappresentano il miei umori del momento o quello che le foto mi trasmettono.
Un sacco di neri, rossi e grigi che si sposano bene con questo periodo.
Non sto facendo troppe foto ora, purtroppo la bellezza di cercare paesaggi abbandonati un po’ si perde nel momento in cui tutto e’ abbandonato sul serio… preferisco non fotografarlo ma farlo risonare dentro di me.
Sicuramente influenzerà il mio lavoro futuro in qualche modo.
Com’è cambiata la tua arte in una condizione di semi isolamento come quella in cui ci troviamo?
In nessun modo, edito foto vecchie e utilizzo quelle che ho stampato e qualsiasi materiale ho a casa per creare quando ne ho voglia.
L’unica cosa è che non posso andare da nessuna parte per comprare colori e altre cose.
L’isolamento comunque è più produttivo quando è volontario, meno quando è costretto.
Hai modo di tenerti in contatto e condividere la tua arte con i fruitori?
Via instagram, probabilmente come stanno facendo tutti, anche se nulla può battere la fruizione di persona di qualsiasi mostra d’arte… Il che è una cosa bella. 
Che ruolo giocano i Social in questa battaglia?
Spero buono, tutte le cose hanno un risvolto positivo e uno negativo.
I social sono immediati ma potrebbero anche essere interpretati come un’opzione di fruizione veloce, quasi usa e getta.
L’arte usa e getta non è mai stata una mia prerogativa, haha.
Sicuramente usati in maniera saggia possono creare delle piattaforme di scambio e degli spunti da cui partire e/o essere ispirati.
Che ruolo dovrebbe svolgere l’artista in questo momento storico?
Dovrebbe incanalare emozioni e riproporle a modo suo.
Non è un ruolo ma l’unica cosa che gli artisti sanno fare, vivere le cose in prima persona o di riflesso, farle proprie e condividerle con gli altri.
Secondo te, come cambierà il mondo, ma sopratutto i mercati dopo la fine del covid-19?
I mercati secondo me non cambieranno per nulla se parli di mercati di arte: chiunque poteva permettersi di comprare arte prima lo continuerà a fare.
Ho paura per il piccoli promotori, le gallerie, i siti e le piccole pubblicazioni che magari danno spazio agli artisti meno conosciuti.
Il mondo potrebbe cambiare in meglio, ma ho come l’impressione che non appena le cose si rimetteranno un attimo in sesto, chiunque tornerà ad essere come era prima, cercando di mettersi tutto alle spalle nel minor tempo possibile.
Francesco Cogoni.
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