Presentazione dei personaggi famosi di Luigi Lai

Il fine di uno scherzo non è quello di degradare l’essere umano ma di ricordargli che è già degradato.
(George Orwell)

Le opere di quest’ultima produzione di Luigi Lai sono il frutto di una ricerca controversa, sviluppata con la sua tipica cifratura stilistica, dai contorni forti e dai colori ben definiti, le figure che ci propone sono il mescolamento di diverse contaminazioni iconiche, grezze ma riconoscibili, lo stesso artista mentre mi mostrava le opere ci teneva a ribadire che non nascono con l’intento di infastidire, Luigi Lai infatti non vuole offendere o scandalizzare, ne tanto meno dissacrare, infatti scandalizzarsi sarebbe equivoco, lui gioca su questo, le sue conclusioni estetico-simboliche sono il frutto maturo, dato dall’accostamento giocoso e non privo di motivazioni, tra universi molto distanti, ammiccanti certo a quei fattori comuni che a livello simbolico o biografico avvicinano il personaggio famoso alla sua maschera, o che, in alcuni casi, li rendono praticamente opposti.

“L’umanità si prende troppo sul serio. È il peccato originale del mondo. Se l’uomo delle caverne fosse stato capace di ridere, la storia sarebbe stata diversa.” [cit.] Oscar Wilde

Ma qual’è il fattore essenziale in quest’ultima produzione di Lai, il fatto che a lui non interessa dissacrare, gli interessa giocare, e lo fa travestendo dei personaggi sardi, in prevalenza famosi, alcuni anche di grande spessore storico e culturale, con un elemento in comune, l’essere tutti miti per il pensiero nazional popolare, lui li prende e li contamina travestendoli, con costumi che o sono in completa antitesi col soggetto o che hanno un sottile legame, è questo infatti il gioco carnevalesco di Lai, introdurci in un mondo parallelo attraverso il quadro, un mondo che pur essendo contenitore di significati, ci esorta a non prendere questi significanti troppo sul serio, ma anche di non darli completamente per scontati, perché ogni personaggio ha una maschera non casuale, che li è in un certo senso attinente, e vive immerso nel suo contesto, nella sua folle realtà, infatti quando entriamo in questo mondo parallelo si mostra a noi allo stesso tempo, festoso e grottesco, con colori accesi e neri pesanti.
Lai crea dei legami non casuali tra il personaggio e la sua maschera, e credo non sia casuale neanche che questo suo “mondo parallelo” somigli molto al nostro mondo e alle dinamiche di pensiero popolare, avanza associando per immedesimazione o astrazione, legami giocosi, pesanti o leggeri che siano, sono trattati con la medesima leggerezza, come fatto per gioco, come a ricordarci che la vita non va presa troppo sul serio, che i miti non vanno sacralizzati, che tutto può fare meno paura, ed essere meno pericoloso se si prende meno sul serio.

Francesco Cogoni.

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