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Recensione: The Bangladesh Benefit Exhibition

Recensione Critica di Francesco Cogoni a The Bangladesh Benefit Exhibition

Nel silenzio austero dell’Ex Convento dei Cappuccini a Quartu Sant’Elena, la luce si posa su volti dimenticati dal mondo, riportandoli al centro di una narrazione visiva potente e necessaria. The Bangladesh Benefit Exhibition, firmata dal regista e fotografo Giovanni Coda, che mi ha accompagnato spiegandomi la storia dietro la mostra, si presenta come un atto etico, un gesto di restituzione, un invito a guardare laddove spesso distogliamo lo sguardo.

I cinquanta scatti realizzati da Coda nel distretto di Satkhira, in Bangladesh, durante una missione umanitaria del 2024, si muovono con la grazia tragica del reportage sociale. Non c’è compiacimento estetico fine a se stesso, né pietismo: c’è, piuttosto, una sobria compostezza che restituisce dignità a ogni soggetto ritratto. Gli “ultimi” – i fuori casta, le donne private di diritti, i bambini ai margini – emergono come testimoni silenziosi di una resilienza disarmante.

Coda, regista da sempre attento alle marginalità di genere e culturali, trasporta il suo linguaggio cinematografico nell’obiettivo fotografico, riuscendo a congelare attimi di verità. La fotografia diventa così narrazione pura: ogni immagine è una sequenza che racconta, suggerisce, interroga. Alcuni volti anche quando non guardano l’obbiettivo sembrano guardarci direttamente, come a chiedere responsabilità; altri sfuggono, portando con sé il peso dell’invisibilità.

L’allestimento curato – sobrio, rispettoso, mai invasivo – permette alle fotografie di respirare, creando un percorso di immersione graduale in una realtà lontana geograficamente, ma vicina per urgenza umanitaria. Ogni gruppo di foto è separato da fotografie di finestre, come ad indicare che l’intimità domestica va oltre il nostro conoscere, l’ultima foto del percorso espositivo infatti era una porta. Le letture di Sergio Anrò e le sonorizzazioni di Arnaldo Pontis hanno arricchito l’inaugurazione con una stratificazione emotiva e multisensoriale, trasformando la visita in un’esperienza complessa, intensa, partecipata.

Volti dimenticati che tornano a parlare: l’impatto di una mostra nel cuore di Quartu Sant’Elena

Particolarmente toccanti sono i ritratti femminili e quelli ai bambini: sguardi dritti, talvolta fieri, talvolta spezzati, ma sempre testimoni di una volontà di resistere. “Essere donna in Bangladesh significa troppo spesso non avere diritti”, scrive Coda, ma nelle sue fotografie si percepisce un’umanità in cammino, una femminilità che non si piega, che chiede ascolto e futuro.

The Bangladesh Benefit Exhibition non si limita a documentare: crea ponti. È una mostra che intende fare qualcosa, e lo fa con efficacia. Il progetto è infatti parte di una rete di iniziative solidali, culturali e formative, capaci di attivare circuiti di consapevolezza e di raccolta fondi in favore delle comunità documentate. L’arte, in questo contesto, è veicolo di trasformazione sociale concreta.

Sostenuta da enti pubblici e privati, dalla Regione Sardegna al Comune di Quartu Sant’Elena, l’esposizione si inserisce con coerenza nel V-Art Festival Internazionale Immagine d’Autore, portando con sé un linguaggio visivo che coniuga impegno civile e forza poetica.

In un’epoca in cui l’immagine rischia spesso di diventare consumo visivo effimero, questa mostra ci ricorda il potere originario della fotografia: vedere davvero, e far vedere.
Si conclude oggi 3 maggio 2025 la mostra fotografica, The Bangladesh Benefit Exhibition di Giovanni Coda che porta cn se un’occasione rara per riscoprire lo sguardo come strumento di empatia. E di cambiamento.

Francesco Cogoni.

Recensione Critica – The Bangladesh Benefit Exhibition

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-Ufficio Stampa: The Social Team

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