Uno sguardo alle opere di Lella Rendesi
“La fantasia è come la marmellata, bisogna che sia spalmata su una solida fetta di pane.”
Italo Calvino
A fine aprile 2017 è venuta a mancare dopo una lunga malattia Lella Rendesi, poliedrico personaggio della moda e della creatività artistica pratese, come viene descritta dai giornali che ne annunciano la triste dipartita…
Sono venuto a conoscenza del suo lavoro durante il periodo più brutto della sua malattia, cosa che ci ha impedito di portare a compimento l’intervista, ma che non toglie la possibilità di riviverla attraverso ciò che ci ha lasciato, attraverso la sua storia e le sue opere.
Ed è delle opere di Lella Rendesi che voglio parlarvi, la prima cosa che noto con uno sguardo ad esse è la varietà di elementi usati: il vaso, i bicchieri, i rubinetti, le scarpe, le giacche, gli orologi, gli alberi, i palazzi grigi, le sagome, e tantissimi altri elementi, come a partire da qualcosa di domestico e comune, intramondano, per andare a parlare di questioni universali, spesso surreali, o metafisiche, con l’intenzione di liberarsi anche dal fermo significato, del bla bla bla che incatena, che limita l’arte, e la si può vedere nell’opera padroneggiare gli stili, giocare con essi, libera di variare usando oggetti pronti con uno spiccato spirito dadaista, è molto evidente un certo piacere per il gioco ma sempre accompagnato da un costante interesse nel dipingere con le cose, usarle e manipolarle in funzione di ciò che vuole creare.
In ogni sua opera risalta il piacere per la composizione, seguendo in alcune di esse un complesso studio cromatico, che è fatto di equilibri, di forze e di pesi formali, le opere che veicolano meno significati son anche quelle che rendono più evidente una certa qualità e gusto estetico in questo senso.
Ma si possono trovare anche grossi riferimenti all’arte razionalista, al minimalismo, alla delicata tensione tra leggeri cambiamenti cromatici, apparendo spesso ironica, spesso tragica, a volte invece muta gli accenti con toni critici, utilizzando oggetti, simboli, icone, numeri, frasi, che vengono moltiplicati e ricomposti, plasmati in sculture e dipinti che hanno toni politici e sociali, usando la materialità, nelle sue differenze per parlare di equilibri e squilibri nella condizione umana presente.
In questo modo fa si che con il proprio segno, espresso attraverso un alfabeto tecnico e stilistico molto vario, riesce a rappresentare molte diverse sfaccettature, punti di vista, dichiarazioni sul mondo che vive e osserva.
Utilizza la pittura anche come mezzo per cambiare i modi, sperimentare diversi aspetti dell’arte, variando dalle figure alle lettere e i numeri fino ad arrivare a forme pure, sempre con una simmetria ben precisa e preordinata dalla dicotomia tra bianco e nero, grande e piccolo, amore e morte, e sembra essere questa una tra le chiavi per entrare a conoscere più da vicino l’universo artistico di Lella Rendesi, un’artista che senza alcun dubbio vive e comunica ancora oggi attraverso le sue opere, servendoci dei lavori buoni come la marmellata, spalmata su di una solida fetta di pane.
Francesco Cogoni.