INTERVISTA A BEPI VIGNA

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Quando e come nasce la tua passione per la scrittura?
La passione per la scrittura si lega alla passione per la narrazione e alla curiosità, alla voglia di conoscere cose nuove.
Narrare una storia o sentirla narrare è come affrontare un viaggio, l’animo si predispone alla scoperta.
Quali scrittori hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Scrittori, ma non solo. nel mio lavoro è fortissima anche l’influenza del cinema e del fumetto.
Se devo fare qualche nome di scrittori dico Stevenson, Balzac, Verne, per l’infanzia; Chandler, Pirandello, Pavese, per l’adolescenza; Borges e Melville per la maturità.
Ma è uno schema che lascia fuori troppe cose, da Omero a John Ford, da Hugo Pratt a Kubrick.
Cosa cerchi dalla scrittura ?
Lo scrivere è essenzialmente mettersi a nudo, rivelare ciò che di noi resta celato.
C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
Non so se si possa parlare dello scrivere in termini di ricerca, per me raccontare è sempre stata una sorta di necessità, una cosa a cui non riesco a rinunciare, imprescindibile come il viaggiare.
L’associazione tra il viaggio è lo scrivere, come vedi per ime è costante.
Qual’è il tuo rapporto con le case editrici e che possibilità ci sono di emergere per un giovane scrittore?
Il rapporto con le case editrici varia in rapporto alla passione dell’editore e allo spirito con cui interpreta il suo lavoro.
Per quanto mi riguarda è solitamente un buon rapporto, cerco di essere sempre collaborativo, penso che sia giusto conservare una certa umiltà e capire le ragioni di un editore, che sono anche di carattere imprenditoriale.
Le pochissime volte che è nato un conflitto è stato a causa di editor troppo pieni di certezze e che non accettano un dialogo.
La categoria è frequentata, a volte, da scrittori frustrati, diventati burocrati sprezzanti, senza più passioni.
Per sentirsi realizzati cercano di esercitare quel poco ed effimero potere che gli è concesso.
Per fortuna ci sono anche editor straordinari ed estremamente competenti, gente che interpreta il proprio lavoro con slancio artistico.
Lavorare con loro è un’esperienza che fa crescere.
Il merito di molti libri appartiene a loro quanto e a volte più che agli scrittori.
Per emergere un giovane scrittore deve avere tre qualità: umiltà, determinazione e pazienza.
Deve anche avere delle cose da dire, naturalmente.
Se non hai da dire nulla ma hai una buona raccomandazione puoi riuscire comunque a pubblicare e in alcuni casi puoi anche diventare noto.
Cosa consiglieresti ad uno scrittore che vorrebbe vivere di solo pane e parole?
Vivere scrivendo è dura, di solito gli scrittori hanno un secondo lavoro per potersi permettere la scrittura.
Scrivere può essere anche molto faticoso, quindi se uno vuole diventare scrittore per fare soldi è meglio che cerchi altre strade.
Se invece non può farne a meno, cerchi almeno di prepararsi, faccia esercizio, legga moltissimo, stimoli la sua curiosità.
lo scrivere e il narrare sono anche un mestiere e per essere ben praticati richiedono esercizio e studio.
Io non credo all’ispirazione, ottenere dei buoni risultati, il più delle vuole è un fatto di “traspirazione” ovvero di sudore, di fatica, di cura maniacale dei dettagli.
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