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Intervista a Sara Cassandra: tra filosofia e psiche

Sara Cassandra è una giovane scrittrice, ha studiato presso Facoltà di Filosofia Federico II di Napoli, il suo interesse si concentra soprattutto sulla filosofia, sulla psicologia, sui giochi semantici, sull’introspezione.

Intervista a Sara Cassandra

Come e quando nasce la tua passione per la scrittura?

La mia passione per la scrittura nasce quando ho iniziato a “sentirmi pensare” attraverso i primi temi scolastici; quando ho iniziato a “sentirmi immaginare” attraverso le prime poesie; quando ho iniziato a “sentirmi creare” attraverso le trame dei primi racconti. Nasce, in breve, quando ho iniziato a sentirmi.

Quali persone, situazioni o scrittori hanno influenzato maggiormente la tua poetica?

Nietzsche, Freud, Jung, Pessoa, per quanto riguarda gli scrittori. Le situazioni che hanno più influenzato la mia scrittura sono state i malesseri e le relative strategie terapeutiche.

Cosa vuoi esprimere attraverso la scrittura?

La necessità dell’introspezione, finalizzata alla conoscenza di sé.

L’introspezione in Sara Cassandra

Perché c’è questa necessità dell’introspezione?

Perché i più grandi miglioramenti della mia vita sono coincisi con i periodi di maggiore consapevolezza di chi sono. Benché sia sempre un’approssimazione provvisoria, il dirmi “sono così e così”, perlomeno inizio a fare delle scelte coerenti con ciò che si agita nel mio profondo. Allora favorire l’introspezione del lettore, attraverso ciò che scrivo, è un modo per richiamarlo al suo diritto alla felicità.

Questo diritto alla felicità ha un suono profondamente intriso si morale, quanto la filosofia Morale incide sul tuo lavoro?

Non saprei dirlo. Il mio obiettivo parte da un “sentire comune”, svincolato dal volermi fare portavoce di una morale condivisa. Quando dico “sentire comune” intendo dire che se, almeno una volta nella vita, mi sono sentita connessa ad altri esseri umani, persino a degli sconosciuti, non posso esimermi dal volerli felici (con tutte le difficoltà che questa definizione comporta… penso alla felicità del masochista…)

Quindi la felicità è collegata direttamente al piacere?

Credo proprio di no. Piuttosto, la immagino legata a uno stato di coerenza psichica, che non implica l’assenza di contraddizioni interiori, ma forse una atmosfera di “pacificazione” fra quelle contraddizioni

Contraddizioni che non contrastano, in questo senso cos’è per te la collisione? (Sia in senso metaforico che nei rapporti)

La collisione si verifica, credo, proprio quando una “parte di me” vuole assumere il dominio e sovrastare spietatamente le altre “parti di me”. In quei momenti posso sentirmi particolarmente determinata verso una certa azione, ma devo assicurarmi che qualcosa, in me, non stia subendo un urto più pesante del previsto…

Ragionamenti filosofici e punti di vista

Gli urti modificano la materia, a parer tuo, questi urti hanno contribuito a plasmarti? Se si come?

Sì, assolutamente. Il lato positivo dell’urto (in senso psichico) è che il rumore del colpo ti fa iniziare ad “ascoltare” qualcosa in te a cui prima non prestavi attenzione…

Aascoltare, fare attenzione a qualcosa di noi stessi, ma l’altro è una componente imprescindibile quando si parla di relazioni. non si rischia di cadere in una visione solipsistica del mondo?

Certo. Occorre bilanciare le due direzioni d’osservazione, verso l’interno e verso l’esterno. Personalmente però ho imparato che, prestando maggiore attenzione ai miei fenomeni psichici, riesco a comunicare meglio con l’altro. Forse perché una maggiore chiarezza mentale limita i fraintendimenti con l’altro.

Il fraintendimento sembra spesso dovuto anche alla posizione dell’osservatore, se si è troppo vicini non si distinguono i tratti, per avere buoni rapporti a parer tuo, bisogna tenere le distanze appropriate?

Come la vedi una prospettiva simile?

Penso sia utile assumere la padronanza dei nostri confini. Con un atto di volontà, renderli flessibili e rigidi a tempo debito. Allora la vicinanza non ci fa più paura…

Tra le cose che hai scritto, di quali ti piacerebbe maggiormente parlarci?

Mi trovo sempre in difficoltà a parlare di ciò che ho scritto in passato. Non so bene di che cosa avrebbe bisogno il lettore in quel momento, quindi lo lascio domandare, prima che io inizi a parlare.

Il tuo ultimo libro? Ti va di parlarne?

Certo. Si tratta di brevi racconti che esplorano giochi di parole, giochi di concetti, psicologia e teatro.

Case editrici e la letteratura di Sara Cassandra

Qual è il tuo rapporto con le case editrici e che possibilità ci sono di emergere per una giovane scrittrice?

Non ho contatti con le case editrici. Ma il mio ultimo romanzo ha ricevuto ben 4 rifiuti dalle agenzie letterarie. Questa faccenda non mi ha demotivato, anzi, mi ha fatto capire che non desidero pubblicare a tutti i costi. I motivi dei 4 rifiuti sono stati pressoché identici: trama irregolare, linguaggio eccessivamente onirico, personaggi senza corpo, troppe riflessioni filosofiche e poche descrizioni, genere poco chiaro – tra le righe “il genere sperimentale vende poco”. Riconosco che la mia scrittura non è standardizzabile secondo i parametri editoriali attualmente più… funzionali… per così dire. Quindi ho concluso che preferisco continuare a scrivere per passione rispettando il mio sperimentalismo, anziché scrivere per professione castrandomi.

Cosa consiglieresti ad uno scrittore che vorrebbe vivere di quest’arte?

Di perseverare. Non è detto che tutti i progetti “atipici” vadano male. Se poi non hai problemi a limare la tua scrittura per avvicinarla al gusto collettivo, se certe modifiche non tolgono nulla ai tuoi ideali narrativi, segui i suggerimenti delle agenzie letterarie. Li ho trovati utili e ben articolati.

e-mail: sara.cassandra995@outlook.it

Facebook: Sara Cassandra

Francesco Cogoni.

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Sara Cassandra è una giovane scrittrice, ha studiato presso Facoltà di Filosofia Federico II di Napoli, il suo interesse si concentra soprattutto sulla filosofia, sulla psicologia, sui giochi semantici, sull'introspezione.
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