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Intervista ad Alessio Carrucciu: Dolce Trappola

In questa intervista ad Alessio Carrucciu avremo modo di conoscere il percorso di un interessante artista che utilizza una tecnica simile al ready made aiutato di Duchamp. Ironico e acuto, con chiari riferimenti all’antropologia tra tradizione sarda ed influenze della civiltà dei consumi.

Il percorso artistico di Alessio Carrucciu

Come e quando nasce il tuo percorso artistico?

Correva l’anno accademico 2005-2006 ero iscritto all’accademia di belle arti di Sassari in decorazione e feci un lavoro per l’esame.

Questo lavoro era una fetta di torta di grandi dimensioni. Questa fetta di torta dentro aveva il gioco della dama, si staccavano i bignè che diventavano le sedute. Si apriva la torta e i giocatori potevano giocare una partita di dama con le pedine di cioccolato, bianco e nero. All’atto del fare la mossa e mangiare la pedina avversaria i concorrenti si mangiavano proprio fisicamente la pedina.

Di modo che il più abile avrebbe mangiato più pedine. Questa scultura piacque talmente tanto che mi invitarono a partecipare ad una mostra intitolata “Normal Bates”. Faceva il verso a Psyco, quella fu la mia prima mostra in assoluto. Ebbe tanto successo che mi invitarono alla Sardegna Arte Fiera. Attraverso quell’evento conobbi Bartoli che mi contattò perché era interessato al mio lavoro e da li ho iniziato.

Alessio Carrucciu, influenze artistiche

Quali persone, situazioni o artisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?  

Il mio punto di riferimento principale come artista è sicuramente Claes Oldenburg. Mi sono ispirato molto a lui, insieme ad altri artisti come Jean Dubuffet, Keith Haring, Basquiat e molti altri. Tuttavia, Oldenburg ha avuto un impatto particolarmente significativo su di me. Il professore di decorazione all’accademia, vedendo i soggetti delle mie opere, mi ha consigliato di orientarmi verso di lui. Ho iniziato a vedere il concetto di scala e l’astrazione della forma attraverso gli occhi di Oldenburg. Per lui, l’oggetto si distacca dalla sua forma originale ingrandendosi e trasformandosi in qualcosa di diverso, quasi un monumento a sé stesso. Inoltre, il tema del cibo, che è stato molto presente nella mia poetica artistica, è stato un elemento comune anche nelle opere di Oldenburg.

Durante gli studi all’accademia, ho approfondito la materia della plastica ornamentale con il mio maestro ed amico Enzo Carastro, uno scenografo della RAI. Grazie a lui ho scoperto il mio talento nel lavorare in tre dimensioni. La mia prima scultura, un Braccio di Ferro alto due metri a tutto tondo, è stata realizzata in polistirolo, materiale su cui Enzo era specializzato. È stato lui a farmi scoprire questa capacità, anche se lui stesso sottolinea che io l’ho sempre avuta e lui ha solo aiutato a farla emergere.

Un’altra figura importante è stata il notaio Ercole Bartoli, una delle prime persone a credere in me e a supportarmi finanziariamente acquistando le mie opere. Anche Alessandra Menesini è stata fondamentale, essendo stata una delle prime a recensire il mio lavoro. E non posso dimenticare gli amici che mi hanno sempre sostenuto, così come la decisione di iscrivermi all’accademia, avvenuta cinque anni dopo aver conseguito il diploma al liceo artistico. Questo devo in particolare alla mia cara amica Beatrice Giordano, con cui ho condiviso l’esperienza accademica per cinque anni, supportandoci reciprocamente in tutto.

La poetica delle opere di Alessio Carrucciu

Cosa vuoi esprimere attraverso l’arte?

L’arte per me è stata una valvola di sfogo, un modo per esprimere e denunciare. Sono diabetico da quando avevo dodici anni, e ora ne ho quarantotto. Crescere con questa condizione negli anni ottanta non è stato facile. La mia prima diabetologa era molto restrittiva, imponendo una dieta monotona e separandomi dai miei genitori durante i pasti per evitare il desiderio di ciò che non potevo mangiare. Questo ha avuto un impatto significativo su di me, riflessi evidenti nelle mie opere.

Ad esempio, “Sweet Trap” è una rappresentazione di una trappola per topi con un dolce come esca, che sembra reale ma non lo è. Questo simboleggia il desiderio frustrato e il rischio associato alla tentazione. Anche in opere come “Uovo d’artista”, dove un uovo è dotato di una spoletta di bomba a mano, si sottolinea il concetto del rischio e del desiderio insoddisfatto.

Il “Trash Burger” è un’altra opera che enfatizza il tema del rischio e del disgusto. Realizzato durante il periodo dei problemi di smaltimento rifiuti a Napoli, rappresenta un panino di spazzatura reso esteticamente accattivante, riflettendo sull’idea che persino ciò che sembra delizioso può essere dannoso.

In tutte le mie opere c’è una doppia valenza: sembrano invitanti e commestibili, ma in realtà non lo sono. Questo rappresenta il conflitto tra il desiderio e la realtà, amplificato dall’esperienza personale della mia malattia e dall’incomprensione che ne deriva.

Nuovi progetti, mercato dell’arte e consigli ai giovani

Mi piacerebbe approfondire sul tuo ultimo progetto artistico, cosa puoi dirci?

Diciamo che in questa personale che andrà in mostra l’8 maggio 2024 allo spazio de il cornetto acustico, ci sono opere vecchie e un opera inedita che è Cage, ho preferito non ideare tutte le opere in mostra ex novo perché mi piaceva l’idea di poter riesporre al pubblico opere che hanno bisogno di comunicare ancora con le persone, come l’opera Gulliver che vorrei far conoscere a più persone.

Il filo logico di questo progetto per me è la denuncia, si parla di trappole, persone in trappola, di gabbie mentali, dipendenza da cibo, cibo, obesità. Io sono un bariatrico, diversi anni fa pesavo 130 kili, poi mi son fatto operare, quindi è proprio il concetto di schiavitù, di denuncia, di come le cose ti vengono presentate come belle e come conosciute, come colorate, piacevoli, ma in realtà non è così, ci sono sempre due facce della medaglia, c’è sempre il bello ed il buono. Voglio mettere i puntini sulle i sul buono che appare davanti e sul cattivo che c’è dietro.

Al link l’articolo sulla nuova mostra: Sweet Cage di Alessio Carrucciu | ConnectivArt

Qual è il tuo rapporto con il mercato?

Che possibilità ci sono di emergere per un giovane artista?


Svolgendo anche un altro lavoro che mi appaga molto, ho molteplici interessi che spaziano dalla cucina alla creazione di soluzioni creative per gli interni. Nonostante il poco tempo a disposizione per creare opere, non ho mai avuto problemi a vendere. Nonostante ciò, non credo di essere particolarmente conosciuto, nonostante le esposizioni a Tokio, Osaka, Torino e in Sicilia.

Sebbene mi abbiano accusato di realizzare solo opere vendibili, la verità è che creo ciò che mi piace e ciò che, per me, ha valore in quel momento. Se mi innamoro di un’idea, la realizzo rapidamente, ma deve essere funzionale. Se l’idea non funziona, non realizzo l’opera.

Ritengo che le opportunità per i giovani artisti a Cagliari siano limitate, poiché il mercato dell’arte è spesso dominato dalle stesse persone, non sempre nell’interesse degli artisti. Tra le persone che ho incontrato, l’unica degna di nota in questo campo è il notaio Bartoli. Ho instaurato un ottimo rapporto con lui, basato su sincerità, reciproca stima e, soprattutto, correttezza.

Alessio Carrucciu: Viaggiare per crescere come artista

Cosa consiglieresti ad un giovane che vorrebbe vivere di arte?

Io consiglierei di cercare opportunità all’esterno, di fare molte esperienze fuori. Personalmente, ne ho fatte troppe poche. Suggerirei di partecipare a residenze artistiche per confrontarsi con il mondo e con altri artisti, e di viaggiare perché viaggiando si apre la mente.

Non dico di ignorare le critiche altrui perché è impossibile; in ogni ambiente ci saranno sempre persone pronte a criticare il tuo lavoro. Tuttavia, è importante coltivare amicizie artistiche sincere che ti stimolino e ti aiutino a sviluppare il tuo percorso.

Consiglierei di esplorare nuovi orizzonti, ma anche di mantenere radici salde, di non dimenticare da dove vieni e i tuoi inizi, mantenendo sempre umiltà.

Intervista ad Alessio Carrucciu contatti:

Facebook Alessio Carrucciu

@alessio_carrucciu_art • Foto e video di Instagram

Francesco Cogoni

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Intervista ad Alessio Carrucciu
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In questa intervista ad Alessio Carrucciu, avremo modo di conoscere il percorso di un interessante artista che utilizza una tecnica simile al ready made aiutato di Duchamp, ironico e acuto, con chiari riferimenti all'antropologia tra tradizione sarda ed influenze della civiltà dei consumi.
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Francesco Cogoni

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