DREAMING A TERRITORY di Manuel Canelles
Ho avuto modo di vedere le interessanti immagini tratte dalla performance “Dreaming a Territory” di Manuel Canelles, ideata durante la residenza artistica CARTA BIANCA al minimu di trieste.
Dopo aver parlato con lui, mi sono impegnato nel ritagliarmi delle ore di tempo la notte per rifletterci e scriverne, lo ritenevo necessario poiché mi capita sempre più spesso di contrattare faticosamente la mia libertà vincolata dagli obblighi del quotidiano.
Manuel ritorna alla materia dopo anni di ricerca sui linguaggi multimediali, video-artistici e fotografici che gli hanno permesso di ritornare alla matrice originaria del suo lavoro:
Lo spazio vuoto della scena teatrale.
Di fatto lo statement del suo lavoro è proprio la relazione e il confine incerto tra realtà e rappresentazione che poi è l’oggetto stesso di ONSTAGE, progetto concettuale, ultima fatica di Manueo Canelles a cui vi rimando: (catalogo online su manuelfannicanelles.com/texts).
Torna alla materia immerso in questa sorta di nebbia che ha i tratti del miraggio, presentando una natura completamente diversa dai lavori passati, utilizza elementi quali acqua, farina, legno ed infine il suo stesso corpo, materiali che gli hanno permesso di cogliere la natura del racconto e della narrazione attraverso l’atto del creare una forma in creta che fa da nido e da corona, vestito di un leggerissimo tessuto bianco che fa da sudario, mentre la garza copre il viso, come atta a coprire le ferite più profonde.
Forse, mi confida, “esiste un collegamento con alcuni immaginari dell’aktionismum viennese anche per i territori mitteleuropei in cui sono nato e vissuto (Trieste, Bolzano…).”
E forse sono proprio le sue radici che va a ricercare in questa sorta di sogno, e mentre costruisce un nido o una corona di spine, cerca guarigione, vestito di un sudario che copre le ferite nascondendole, immerso in una nebbia bianca che lo fa percepire come un ombra, uno sciamano, un abitante di territori inconsci che, creando, dolcemente esprime la sua fame di ricominciare.
Poiché scrivere sull’operato di qualcuno è un atto di comunione tra il proprio vissuto ed il percepito, vi allego a termine dell’articolo il link delle immagini che hanno ispirato questi pensieri, di modo che anche voi possiate goderne in maniera diretta.
Francesco Cogoni.