ArteArticoliInterviste

Intervista a Lino Fois: tra parole icone e concetto.

In questa intervista Lino Fois ci racconterà del suo percorso artistico e della sua arte tra parole, icone e concetto.

Amorosi legami. Anna e il mio perenne senso di inadeguatezza. 2010

Percorso artistico, influenze culturali, semantica nel lavoro di Lino Fois.

Quando e come nasce il tuo percorso artistico?

Credo che tutti quelli che da adulti hanno in corso una determinata attività artistica, come me, abbiano iniziato sin da piccoli, da bambini. Ma non partiamo da lì perché sarebbe una lunga storia da raccontare. La consapevolezza di produrre qualcosa che si possa definire opera è iniziata alla fine degli anni settanta. Mi sono dedicato alla pittura, per poi praticare la fotografia sino alla stampa in bianco e nero. Ma la vera svolta, quella che ancora adesso è determinate nei risultati della mia ricerca è la pratica dell’ Off Camera.

Una fotografia senza macchina fotografica. Ho iniziato ad agire direttamente sulle pellicole, diapositive e carta fotografia utilizzando mie immagini, fotografie o pellicole trovate inizialmente nell’archivio di mio padre. Un buon fotoamatore che da sempre ha usato la macchina fotografica. Iniziando a rivolgere l’obiettivo alla sua famiglia per poi evolversi con l’allestimento di una camera oscura domestica.

Grazie alle conseguenze dell’opera di Duchamp, dei suoi Ready Made, ho potuto fotografare mio padre prima che io nascessi semplicemente firmando ed incorniciando una sua fotografia. La lasciai, in negativo, senza passare in camera oscura. Iniziava una pratica che può essere definita Concettuale e da allora non l’ho mai interrotta arricchendola di nuove tecniche e contenuti. Conto di pubblicare queste opere a breve nel mio sito ricordando che allora non esisteva Photoshop e tutto si faceva meccanicamente o chimicamente agendo sui materiali fotografici.

Quali persone, situazioni o artisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?

Gli autori sono tantissimi ma preferisco ricordare Paolo Gioli, Diane Arbus, Fausto Melotti, Luca Maria Patella. Importanti sono le letture, da questo punto di vista è stato fondamentale un docente di lettere che mi costrinse, in prima media, a leggere libri, facendomi abbandonare i fumetti che fanno comunque parte della mia formazione.

Furono importanti mio nonno, un povero pescatore che, quando ero bambino, mi fece come regalo un abbonamento al Corriere dei Piccoli. Mia nonna che raccontava, intorno al braciere quelle che lei, chiamava storielle, racconti fantastici e bellissimi che ascoltavo insieme ai miei amici. Questo elenco sarebbe incompleto se non citassi mio padre che mi obbligò ad usare una allora già antica Voitländer a mirino galileiano alla mia prima gita scolastica.

Mi costrinse a regolare tempi, diaframmi e messa a fuoco. Mentre i miei compagni scattavano fotografie con un semplice clic proprio come si fa ora con gli smartphone. Importante è stata mia madre che mi autorizzava a scegliere e comprare un libro alla settimana in una piccola libreria sotto casa e che ha sempre sostenuto con interesse la mia attività artistica.

Fondamentale la teoria di Luciano Nanni che ha dato una risposta scientifica al paradosso della polisemia dell’opera d’arte. I suoi libri e le sue lezioni di Estetica all’Università di Bologna mi hanno formato profondamente. Regolando il mio rapporto con critica e spettatore rendendo in qualche modo scientifico il mio pensiero sull’arte e la mia Poetica. Questo agli esordi della mia vita culturale poi sono arrivate un’altra serie di situazioni, incontri, esperienze ugualmente importanti ma che sarebbe troppo lungo da raccontare.

Quanto è importante la Parola nel tuo lavoro? 

Lo sanno per fortuna in molti, il titolo, in tutto il mio lavoro, è parte integrante dell’opera. Lavoro molto con le parole cercando, nei miei titoli, di fare un racconto breve, brevissimo, di quelli teorizzati da Calvino nelle Lezioni Americane.

Lavoro molto fino a trovare la giusta dimensione, l’equilibrio tra titolo e parte materiale dell’opera. In questo ha molta importanza il comico anche se nelle mie opere c’è sempre anche con il dramma.

Il comico, il nonsense i calembour nel mio lavoro mi ha fatto diventare collaboratore di Tèchne la rivista di bizzarrie letterarie. È stata il laboratorio, dal 1969 al 1976, di quello sperimentalismo verbo-visivo legato all’esperienza del Gruppo70 fondato da Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti e Giuseppe Chiari ed ora seguita da Paolo Albani. Senza le parole le mie opere non sarebbero per lo spettatore e per me quello che sono ora.

È soprattutto grazie a loro che il mio lavoro non è afasico e fa parlare, inventare, aggiungere racconto allo spettatore che diviene così anch’esso parte integrante della opera.

Dal perenne senso di inadeguatezza di Carlo. 2018

Progetti artistici, mercato dell’arte e possibilità di emergere.

Mi piacerebbe approfondire sui tuoi progetti artistici e sulle relazioni che intercorrono fra le diverse serie, cosa puoi dirci?

Dalla mostra “Souvenir”(2020) ho iniziato, per poi proseguire nell’ultima intitolata “Collezioni” (2023) a citare personaggi e lavori inventati nelle mostre precedenti. Nella prima c’era, ad esempio, un souvenir che proveniva dal senso di inadeguatezza di Carlo un personaggio presente nell’opera della mostra “Amorosi e rancorosi legami del 2010” che si intitolava “Anna e il mio perenne senso di inadeguatezza” . Carlo in quell’opera era presente ma non aveva ancora un nome, il titolo individuava soltanto Anna ben visibile in primo piano.

Nella mostra “Collezioni”

C’è la collezione del fachiro triste di Tivoli, presente con un lavoro nella mostra “Souvenir”. Si rifaceva ad un’opera della serie “Boxes “ del 2009 intitolata “Contiene il cuore del fachiro triste di Tivoli”. Gli esempi sono numerosi ma non posso fare a meno di citare l’ opera “La collezione di Ada. Biglie lasciate in spiaggia da onde giocherellone” una di queste biglie era Il Souvenir dell’opera “Da dentro un’onda giocherellona che non avrebbe mai arrivare a riva”. Impossibile anche, per me, non citare qui Annibale, un personaggio di una mia opera che colleziona disegnatori di castelli per aria una mia macchina. Il “Disegnatore di castelli per aria” della mostra “Macchine” del 2012.

Un’opera che cita un’altra rende vero, “ancora più vero”, cioè che è presente, inventato in quell’opera ad essa precedente. È, mi rendo conto, un discorso che può diventare noioso da ascoltare. Di fatto è un filone di ricerca che intendo ancora e più a fondo esplorare nei miei prossimi cicli, per poi, come faccio in genere, dopo ulteriore riflessione e dopo il passaggio in mostra a contatto con gli spettatori. Raccontarne le conseguenze estetiche e concettuali in relazione alla mie conoscenze a quanto rilevato dagli stessi spettatori. Delle considerazioni potrei farle anche ora ma mi riservo di farlo in maniera più approfondita in un’altra occasione.

Lino Fois: Qual è il tuo rapporto con il mercato?

I miei lavori sono stati acquisiti da collezionisti e appassionati d’arte in occasione delle mie mostre, negli incontri nel mio studio. Grazie al il mio sito e ai social. Credo che per qualsiasi artista, di qualunque età, sia innanzitutto importante” fare”. Seguire la propria ricerca senza compromessi non pensando al mercato e alla vendibilità delle opere prodotte.

Bisogna avere pazienza perché il percorso è molto lungo e, in genere, i risultati arrivano dopo molto tempo. Per quelli della mia generazione parlare di vendita è sempre stato imbarazzante. Ora so che è importante perché è una delle naturali conseguenze del proprio lavoro.

Quali possibilità ci sono per un giovane artista di emergere?

Impossibile dare una risposta, ora la produzione in tutti i campi è vastissima e si è come un ago nel pagliaio. Bisogna lavorare di continuo con professionalità ed efficienza e non rammaricarsi se i risultati non dovessero arrivare subito.

Disegnatore di castelli per aria. 2012

Sito dell’artista: Lino Fois

Avete letto l’intervista a Lino Fois, consigliamo anche:

INTERVISTA A MICHELE GUIDARINI | ConnectivArt

Mimmo Rotella ed il décollage | ConnectivArt

Intervista a Maurizio Cesarini | ConnectivArt

Franca Sonnino Il filo, il segno, lo spazio | ConnectivArt

Francesco Cogoni.

/ 5
Grazie per aver votato!
Summary
Article Name
Intervista a Lino Fois
Description
In questa intervista Lino Fois ci racconterà del suo percorso artistico e della sua arte tra parole, icone e concetto.
Author

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights