INTERVISTA AD ANDREA PILI
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Non esiste un momento o un avvenimento preciso che ricordi, ma una serie di occasioni e decisioni che mi hanno permesso di portare avanti un desiderio, una necessità personale.
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Sono entrato nel mercato dell’arte da autodidatta e solo più tardi mi si è presentata l’opportunità di frequentare l’Accademia di Belle Arti a Roma, dove ho preso la specialistica in Scenografia.
Grazie a questa opportunità oggi ho un diverso modo di rapportarmi con i miei lavori e con l’Arte.
Cosa cerchi attraverso l’arte?
Un artista non fa altro che cercare di risolvere quei “disagi “ che percepisce, di dare loro forma, spinto da un inconscio difficile da razionalizzare, che si concretizza col “fare”… penso valga lo stesso per me.
C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
La parte più consistente, a livello produttivo, è quella che racconta il vuoto, la “fragilità della vita” come scrisse la critica d’arte Alessandra Menesini per la mostra Vanitas.
Ti dirò… fu lei a sciogliere il nodo, io ero troppo intento a fare…
Perseguivo una formula per bloccare il tempo, per congelare l’atto ma non l’agente, imprimendolo su di un sudario, un po’ come la Sindone di Torino ma a tre dimensioni.
Qual’è il tuo rapporto con il mercato?
Come tutti i rapporti, ci si ama, si litiga ma dopo tanti anni siamo ancora qui.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Piuttosto che preoccuparsi di vivere d’arte, io gli direi di vivere l’Arte: viaggiare, studiare, visitare mostre e musei, distogliere un attimo lo sguardo da quello che sta facendo per osservare il panorama artistico… e allora sì che avrà guadagnato.
Sito: http://www.andreapili.com/
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Francesco Cogoni.