INTERVISTA AD ANDREA SCURRIA
Quando e come nasce il tuo percorso artistico ?
Ho iniziato a fotografare verso la fine degli anni “90.
La passione per la fotografia nasce come necessità e strumento per esprimere la mia creatività ed il mezzo fotografico era quello che istintivamente sentivo più affine alla mia personalità ed alle mie esigenze espressive.
Da subito mi sono sentito attratto dal bianco e nero.
Ai tempi si fotografava quasi esclusivamente in analogico e curavo personalmente tutte le fasi del processo creativo dallo scatto, allo sviluppo del negativo fino alla stampa definitiva in camera oscura.
I miei primi lavori erano di tipo documentaristico; cristallizzavo la realtà che avevo intorno cercando di riproporla attraverso una visione il più possibile personale.
Nel 2012 ho iniziato a lavorare anche in digitale avvicinandomi contemporaneamente alla fotografia paesaggistica e sviluppando una particolare sensibilità verso atmosfere eteree e malinconiche.
Il mio interesse verso la fotografia di paesaggio ha determinato anche un cambiamento nel mio modo di intendere la fotografia: non più il tentativo di riprodurre la realtà così come si presenta ma il desiderio di esprimere attraverso le immagini le sensazioni e le emozioni che quel determinato luogo, quel soggetto mi trasmettono.
Quali artisti hanno influenzato maggiormente la tua ricerca ?
Gli artisti che mi hanno influenzato all’inizio del mio percorso fotografico sono stati quelli che a buon diritto si possono definire i “classici” della fotografia come Henri Cartier-Bresson attraverso il quale ho studiato a fondo i principi della composizione, Ansel Adams con il suo sistema zonale ed Edward Weston che mi ha da sempre affascinato ed ispirato per le sue straordinarie capacità di rendere il senso della trama delle superfici e per l’ incredibile ricchezza delle sfumature dei bianchi e dei neri delle sue immagini.
Tra gli autori contemporanei seguo con molto interesse i lavori di Michael Kenna; le sue straordinarie immagini hanno influenzato notevolmente il mio interesse verso la fotografia paesaggistica così come gli scatti del fotografo giapponese Hiroshi Sugimoto del quale apprezzo in particolare la sua serie di scatti intitolata “Seascapes”.
Cosa cerchi attraverso la fotografia ?
Cerco emozioni.
Quando sono da solo con il soggetto da ritrarre e riesco a trovare “lo scatto ideale” provo un emozione molto intensa che poi spesso ritorna anche davanti al monitor del computer mentre sviluppo l’immagine.
E’ una esigenza mia personale.
Fotografo per me stesso, per stare bene.
Sentire la consapevolezza di aver creato una bella immagine, ben composta e con la giusta luce è qualcosa che non accade spesso ma quando accade… è una sensazione straordinaria ed estremamente appagante; ha un vero e proprio effetto catartico su di me.
C’ è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare ?
Mi piacerebbe porre l’ attenzione sulla cura dei dettagli e la dedizione per i particolari che metto in ognuna delle mie fotografie.
Sono estremamente critico con me stesso e selettivo con le mie immagini.
Buona parte delle mie foto sono il risultato di un processo creativo molto lento, quasi meditativo; passo molto tempo, a volte ore, attorno ad un soggetto fino a quando non trovo la giusta inquadratura, la giusta luce che mi permette di esprimere in modo soddisfacente l’emozione che sento in quel determinato momento.
Spesso le mie foto vengono apprezzate per la composizione e per la loro pulizia; tutto ciò è il frutto appunto della severa selezione che opero sui miei scatti e del tempo che gli dedico per crearli.
Quale è il tuo rapporto con il mercato ?
Abbastanza distaccato.
Come dicevo prima, creare immagini è innanzitutto una necessità per me stesso.
Poi, quando accade che qualcuno è disposto a spendere dei soldi per acquistare una mia fotografia, la cosa certamente mi riempie di orgoglio e mi gratifica poiché dimostra che le emozioni che esprimo sono, almeno in parte, trasmesse e percepite anche da altri.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere di quest’ arte ?
Consiglierei di studiare molto.
Tutto ciò che si impara, tutte le esperienze che si vivono in un modo o nell’altro si riflettono nelle creazioni di un artista.
Il talento e la passione sono il punto di partenza dai quali non si può prescindere ma da soli a lungo andare non portano da nessuna parte, devono essere necessariamente alimentati dalla conoscenza.
Contatti:
andrea.scurria@yahoo.com
http://www.andreascurria.wix.com/photography
Francesco Cogoni.