Interviste

Intervista a Giovanni Manunta Pastorello

Scopriamo l’artista attraverso questa intervista a Giovanni Manunta Pastorello.

L’accademia è stata fondamentale per me, per la mia crescita.
Avevo già una mia linea artistica, volevo dipingere come se non si fosse mai smesso.
Per me era così. Studiare a Firenze è stato fondamentale; voleva dire poter vedere per strada quello che studiavo a scuola.
 
Sembrano coesistere almeno due forme espressive ben distinte nel tuo lavoro, cosa cambia in te quando ti approcci ad una o all’altra?
Nel mio lavoro coesistono tante cose, ma è sempre la stessa sostanza, di natura storica, la pittura.
Nel 2015 ho lavorato con l’intenzione di uscire dall’arte.
I disegni sono differenti dalla pittura ma in ogni caso l’approccio è sempre lo stesso: una superficie bianca è l’occasione per cercare una soluzione nuova.
Nell’album del 2015 intitolato “ti amo” ci sono delle figure che ad alcuni appaiono inquietanti, quale è il tuo rapporto con il dolore?
Il mio rapporto col dolore è lo stesso che hanno quasi tutti gli esseri viventi; lo evito.
Se non posso evitarlo cerco di sopportarlo.
Esiste, questo è inevitabile e probabilmente necessario.
 
Si può vivere d’arte?
Io vivo d’arte, quindi sì.
Come vedi l’ambiente galleristico e curatoriale?
Le gallerie sono come le squadre di calcio, il gruppo di artisti messi assieme ne caratterizzano la personalità.
Ogni galleria dipende dai propri collezionisti come ogni squadra dipende dal presidente a dai suoi tifosi.
Le gallerie esprimono un gioco e gli artisti sono funzionali alla loro strategia di gioco.
I curatori esprimo il loro punto di vista selezionando degli artisti, anche in questo caso gli artisti sono funzionali alla loro strategia di gioco.
Nessuno di loro fa arte; nel primo caso la si veicola nel mercato, nel secondo nella comunicazione.
Cosa consiglieresti ad un artista che porta la sua ricerca artistica senza riuscire a vivere d’arte ?
Non mi piace dare consigli.
Chiunque dovrebbe cercare di capire cosa veramente vuole e cercare di ottenerlo.
Ognuno sta nel posto in cui si colloca.
Non ci si dovrebbe preoccupare, tanto sono gli altri a decidere chi siamo. Bisogna solo lavorare, tanto, e far in modo che gli altri vedano quello che facciamo.
(intervista a Giovanni Manunta Pastorello)
Francesco Cogoni.
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