Interviste

INTERVISTA A MICHAEL SEGAL

Attore, Stuntman, Scrittore, fotografo… quando e come nasce il tuo percorso artistico?

La mia vita artistica nasce quando avevo 6 anni e vidi un film di Jerry Lewis in televisione.

Finito lo spettacolo ero ben deciso a fare l’attore comico nella vita, perché volevo far divertire le persone come Jerry aveva fatto con me.

Non ho più cambiato idea…

Attore quindi dall’età di sei anni, con studi ovviamente in età maggiore in USA ed in Italia e molta, moltissima pratica.

Stuntman lo sono da qualche anno solamente ed è stata un’evoluzione naturale della mia spiccata fisicità e presenza scenica e anche qui però si parla di lungo addestramento in Svizzera, Danimarca ed in Italia.

Scrittore lo sono dal 2012, con la realizzazione di IN ARTICULO MORTIS, romanzo thriller paranormale a cui sono seguiti altri 3 romanzi: IN NOMINE DEI, SI VIS PACEM PARA BELLUM ed infine THULE.

Ora sto scrivendo un romanzo thriller/religioso che si chiama DAEMON CODEX.

In realtà non sono un fotografo professionista, ma un amante della fotografia.

Però sono regista e produttore.

Quali artisti, situazioni e persone hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?

Bè, come già detto Jerry Lews e Dean Martin, mentre crescendo nei favolosi anni 80, non ho potuto evitare di diventare un super fan di Van Damme, Stallone e Schwarzenegger, che all’epoca dominavano il mercato.

Poi negli anni 80 sono stati fatti i film più belli storia del cinema: I Goonies, Ghostbusters, Ritorno al Futuro, L’impero colpisce ancora ecc…

Maturando, ho cominciato ad innamorarmi di attori strepitosi come Mattew McConaguey, Leonardo di Caprio e Michael Fassbender.

Tra gli scrittori che più mi hanno influenzato invece si trovano sicuramente Terry Brooks e Dan Brown.

Il mio primo romanzo tuttavia nasce da una storia personale e da esperienze vissute in prima persona, ovviamente romanzate, ma è il meno inventato dei miei libri.

Ho vissuto a Los Angeles per un periodo e sicuramente è stato utile e necessario per aprirmi gli occhi sul mondo dello spettacolo e le sue dinamiche.

Poi tornato in Italia ho realizzato che qui il settore artistico è quasi inesistente ed il modo di lavorare non si avvicina neanche lontanamente alla mia idea di quello che dovrebbe essere.

Per questo motivo ho abbandonato immediatamente il cinema e mi sono rivolto all’indipendente, dove il talento conta ancora e le raccomandazioni non esistono.

Cosa cerchi di cogliere ed esprimere attraverso forme d’arte come la scrittura e la fotografia?

Emozioni.

Semplici, pure, bellissime emozioni.

Siamo creature organiche in grado di generare elaborate interazioni sinaptiche ed ormonali, che ci danno la concreta illusione di sensazioni a cui abbiamo dato il nome di paura, rabbia, gioia, amore, sconforto, rimorso, afflizione, esaltazione e i meccanismi che uso per farle nascere, sono stati provati e studiati.

C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?

Nei miei romanzi si avverte la continua ricerca dei vari protagonisti nel cercare un perché, un motivo, un fine ultimo…

Spesso schiacciati da forze che non comprendiamo e che sono talmente enormi, antiche ed insondabili da lasciarci in balia degli eventi e tuttavia l’essere umano combatte, combatte ancora e difficilmente si arrende.

Mi piace lasciare una libera interpretazione di ciò che scrivo, lasciare un dubbio o una speranza.

Qual’è il tuo rapporto con il mercato?

Il mercato in Italia non esiste.

Il cinema indipendente, contrariamente a quasi tutto il resto del mondo, non è un mercato qui, perciò chi è furbo gira i suoi lavori in inglese.

In Italia c’è un monopolio di case di produzione e distribuzione, che ha disintegrato il libero mercato.

Riuscire a creare un film e distribuirlo in Italia in modo decente, con qualche giornata al cinema e poi in DVD con una adeguata pubblicizzazione, è un’impresa destinata a pochi, pochissimi e… sempre gli stessi.

Anche la distribuzione libraria è uguale.

Ci sono tre distributori che fanno arrivare i libri sul territorio nazionale e decidono loro.

Tutto.

Aggiungiamo il fatto che negli ultimi anni, praticamente tutti si sono riscoperti attori e scrittori, quella fettina di mercato libero si è saturato di prodotti, belli e brutti, tra i quali cercare un articolo di qualità è diventato come il proverbiale ago nel pagliaio.

Sto organizzando un Festival cinematografico.

Dopo aver stretto accordi con 6 case di distribuzione internazionali, potrò offrire ai vincitori dei vari generi di film, un contatto di retto per una possibile distribuzione worldwide dei loro prodotti.

L’ho fatto perché amo il cinema, amo gli indipendenti e voglio aiutarli seriamente.

Non è un festival nato per fare cassa e regalare allori a tutti con una giuria di inesperti del settore.

IIPM FESTIVAL è una reale opportunità.

Ci si può iscirvere su FilmFreeway, nostro partner in esclusiva, a questo link.

Cosa consiglieresti ad artista che vorrebbe vivere di queste arti?

Prima di tutto di essere onesto con sé stesso.

Di riconoscere i propri limiti e le proprie capacità.

Poi di chiedersi se è pronto ad affrontare una vita di sacrifici e di preparazione continua.

Per fare l’attore non basta un bel faccino.

Per fare lo scrittore non basta saper usare la punteggiatura.

Per fare lo stunt-man, non basta saper saltare un muretto.

Pagina facebook: https://www.facebook.com/michaelsegalactor/?pnref=story

Francesco Cogoni.

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