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Intervista a Roberta Giallo

Oggi vi presento l’intervista a Roberta Giallo che mi ha molto colpito sin dalle prime canzoni che mi è capitato di ascoltare, perciò consiglio di cercarla su youtube per ascoltare qualche suo pezzo e ovviamente attraverso i contatti presenti nell’articolo potrete trovarla facilmente!

Quando e come nasce il tuo percorso artistico musicale?

Quasi non lo ricordo più… scherzo!

È che ne è passato di tempo.
Ho iniziato a studiare pianoforte poco prima che compissi cinque anni; a undici ho cominciato a scrivere canzoni e a studiare canto… poi non mi sono più fermata:
ho approfondito, partecipato a corsi e concorsi, vinto alcune borse di studio, collezionato innumerevoli e meravigliose esperienze umane, formative e professionali.
Fare musica è sempre stata una specie di “necessità”, di indomabile urgenza,
la vera cura dal mondo violento e indifferente, e anche dai propri “traumi esistenziali”, ma non solo; anche un modo per celebrare la bellezza della vita, di gioire della gioia, potrei dire, tautologicamente.
Il pianoforte è sempre stato un amico, un confidente, le mie canzoni una specie di diario in musica.
Dopodiché, fortunatamente, sono arrivati a poco a poco svariati e numerosi riconoscimenti, che in qualche modo hanno dato conferma “esteriore” a quel “sentire interiore” che ho sempre seguito e che mi ha sempre portato a credere e ad impegnarmi in questo percorso, musicale e artistico, con tutta la passione, la costanza, il sacrificio, e la “fede” possibili…
Non sto qui ad elencare il mio curriculum, potrebbe essere terribilmente noioso, però come
dire, ogni nuova esperienza è stata “un inizio” e allo stesso tempo un traguardo…
ecco come tutto è iniziato…
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo percorso?
Aiuto, diventa molto difficile raccontare “tutto”!
Sono troppi episodi, troppi artisti ed esseri umani “maiuscoli”…
Riducendo all’osso direi: il mio incontro con Lucio Dalla; ho avuto il piacere e l’onore di collaborare con lui, oltre alla fortuna inestimabile di poterlo conoscere e frequentare; l’incontro con lo straordinario Mauro Malavasi, produttore artistico del mio album “L’Oscurità di Guillaume” (e di molti album di grande successo dello stesso Lucio Dalla e della storia della musica italiana in genere, consiglio di approfondire se il suo nome “non vi dice nulla”…); inoltre, per citare giusto qualcosina, andando non in ordine di importanza o cronologico, la mia sfrenata passione per i Beatles, l’amore per la voce divina di Maria Callas e il carisma di Edith Piaf… aggiungerei la stima profonda per le irripetibili doti performative di Freddie Mercury… la scrittura di Giacomo Leopardi, il mio corso di Laurea in Filosofia Morale che mi ha fatto conoscere il pensiero di uomini “molto avanti”, tipo Kant…
Non so… Picasso, Dalì, il coro polifonico con cui ho apprezzato e conosciuto un po’ di “musica antica”, dai canti gregoriani al Barocco, da Bach a Mozart; lo studio del pianoforte e del canto lirico… la mia vita stessa infine, le mie gioie e i miei dolori, i miei grandi e piccoli amori, le soddisfazioni e le batoste.
Tutto contribuisce allo “sviluppo e alla luce” della nostra anima. Quindi Grazie a tutto, e a tutti, nel bene e nel male, è nata e si è nutrita la mia anima in musica, che è contenuta nelle mie canzoni.
Cosa cerchi attraverso la forma d’arte che utilizzi?

Ho sempre “utilizzato” più forme d’arte, anche se la musica è sicuramente quella che mi appartiene più visceralmente e che “utilizzo” di più”.
Non so cosa cerco esattamente, come ho già detto, per me la musica (scrivere, cantare, eseguire, ascoltare) è una specie di necessità.

Mi giova dedicarmici, appunto, esserle dedita.
Cerco di “parlarmi con sincerità, a cuore aperto” e di riportare questo dialogo tra me e me a chi vorrà ascoltarmi.
È come se rendessi visibile, attraverso un’arte invisibile, la mia anima agli altri, con la consapevolezza che quando si raggiunge il centro di se stessi, la ferita più profonda, è possibile toccare anche il cuore/l’anima di chi ascolta… e da lì costruire un legame.
Non so se mi spiego, ma credo che la musica, ai livelli più puri ed elevati, “serva” alla nostra umanità, e nutra la nostra spiritualità.
Non vorrei ergermi a santona, però io credo in questa “Musa”, appunto la Musica…

C’è una parte nella tua ricerca artistica di cui vorresti parlare in particolare?

Potrei parlare degli “autoritratti dinamici”, ovvero di quella specie di canzoni inventate al momento di cui youtube è diventato il “contenitore” di riferimento, per chi fosse interessato a capire meglio di cosa sto parlando…
Sono da sempre un’amante dell’improvvisazione e “ho una penna piuttosto facile”.
Intendo dire che fin da piccola non ho mai avuto difficoltà nel “riempire il vuoto”, come dire, riempire di parole un foglio, che si trattasse di scrivere un tema, una poesia, o una canzone.
Per questo, volendo in qualche modo dare sfogo a questa spontanea attitudine alla scrittura, ho pensato di inglobarvi la musica e appunto, scrivere canzoni come atto immediato, senza correzioni, o ripensamenti, lasciando andare il flusso, senza pensare a strofe, ritornello, bridge o special, ma “fluire”…
In questo modo, ho voluto sottolineare l’importanza dell’immediatezza e dell’improvvisazione, a discapito della mediazione che in genere si adotta nel momento in cui si scrive qualcosa da destinarsi ad un pubblico.
È stato un esperimento “di verità”, diciamo così, dove ogni errore o anomalia ha potuto germogliare, diventando talvolta anche una benedizione… molte delle mie canzoni “mediate” sono nate da alcuni di questi autoritratti, che al momento ingombrano il mio canale youtube, oltre ai video ufficiali o più strutturati!
Qual è il tuo rapporto con il mercato?

Il mercato ortofrutticolo? scherzo, però, in effetti, mi manca non avere abbastanza tempo per andarci e scegliere con cura, e a buon prezzo, la frutta e la verdura migliore… la tua domanda è abbastanza ampia, cercherò di intuire cosa mi stai esattamente chiedendo.
Sono una persona più passionale che analitica, quindi, come dire, più che seguire il mercato seguo ciò che mi suscita qualcosa, ciò che “mi dice qualcosa” e si distingue, a mio avviso per originalità e capacità di intercettare la mia sensibilità. In questo senso “non seguo il mercato”; anche se ammetto di documentarmi, quando ho tempo, su ciò che il mercato offre, per capire “come tira il vento” e perché “tiri proprio da quella parte”… a volte ho la presunzione di capirlo, altre no e getto i remi in barca.
Tuttavia, io che ho scelto la via “artistica” lascio analizzare il mercato a chi lo fa di mestiere, piuttosto mi concentro sulla mia scrittura e le mie canzoni… necessitano di dedizione!
Cosa consiglieresti ad un artista, musicista che vorrebbe vivere della sua arte?
Consiglierei innanzitutto di lavorare su se stesso, sulla propria formazione (e non intendo solo lo studio tecnico, ma anche una sana autoanalisi, una specie di autocomprensione/studio di se stessi) e poi, una volta arrivati ad un certo livello di consapevolezza, di “mettere nel mondo” i risultati di questa ricerca, e vedere quel che succede.
Naturalmente poi serve essere disponibili ad incontrare l’altro, a dialogare, che si tratti di pubblico, di produttori, di manager… di un buon avvocato!
Poi tutto il resto, se c’è talento, dedizione, fortuna naturalmente, qualcosa dovrebbe succedere…
E se non dovesse succedere, sarà comunque stato un successo essersi preso del tempo per conoscere e farsi conoscere, per viaggiare…
Alla prossima intervista magari spiegherò meglio tutti i vari passaggi, del resto un buon metodo ha bisogno di step! 
 
Francesco Cogoni.
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