Intervista a Roberta Giallo
Quasi non lo ricordo più… scherzo!
la vera cura dal mondo violento e indifferente, e anche dai propri “traumi esistenziali”, ma non solo; anche un modo per celebrare la bellezza della vita, di gioire della gioia, potrei dire, tautologicamente.
Il pianoforte è sempre stato un amico, un confidente, le mie canzoni una specie di diario in musica.
Dopodiché, fortunatamente, sono arrivati a poco a poco svariati e numerosi riconoscimenti, che in qualche modo hanno dato conferma “esteriore” a quel “sentire interiore” che ho sempre seguito e che mi ha sempre portato a credere e ad impegnarmi in questo percorso, musicale e artistico, con tutta la passione, la costanza, il sacrificio, e la “fede” possibili…
Non sto qui ad elencare il mio curriculum, potrebbe essere terribilmente noioso, però come
dire, ogni nuova esperienza è stata “un inizio” e allo stesso tempo un traguardo…
Ho sempre “utilizzato” più forme d’arte, anche se la musica è sicuramente quella che mi appartiene più visceralmente e che “utilizzo” di più”.
Non so cosa cerco esattamente, come ho già detto, per me la musica (scrivere, cantare, eseguire, ascoltare) è una specie di necessità.
Cerco di “parlarmi con sincerità, a cuore aperto” e di riportare questo dialogo tra me e me a chi vorrà ascoltarmi.
Non vorrei ergermi a santona, però io credo in questa “Musa”, appunto la Musica…
C’è una parte nella tua ricerca artistica di cui vorresti parlare in particolare?
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