INTERVISTA A TOMMASO OCHS
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Non saprei con precisione, visto che fin da piccolo ho sempre scarabocchiato e disegnato, il merito sicuramente va anche a mio padre che realizza a sua volta quadri e varie opere.
Negli ultimi anni però posso dire di aver trovato un modo o metodo con il quale mi piace sperimentare.
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Artisti che mi piacciono c’è ne sono molti, ma nessuno in particolare (Twombly, Rauschenberg, Pollock, Basquiat, Jonathan Meese, Francis Bakon, Baselitz, Penk, Nauman, Oehlen, Lupertz ecc…)… mi riconosco invece nella musica che ascolto.
Molta di questa mi aiuta a trovare l’attitudine giusta per dire ciò che ho in mente.
Se parliamo poi di fatti o situazioni penso che tutto derivi dal mio “archivio” di esperienze personali.
Cosa cerchi in arte?
Domanda difficile!
Quello che faccio è un modo per sfogarmi, quindi cerco di buttare fuori, non so se mi spiego…
forse cerco di guardare le mie idee dal di fuori!?
C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
Personalmente credo nella spontaneità e nell’improvvisazione.
Cerco di non programmarmi troppo e quando ho un’idea la mantengo più naturale possibile (almeno spero di riuscirci)…
Poi non mi interessa il “dipinto bene” o il “finito”, sono concetti di cui faccio a meno.
Qual’è il tuo rapporto con il mercato?
Direi nullo…
ho avuto occasioni di esporre in varie situazioni dove si abbozzava una valutazione delle opere, ma oltre a questo nient’altro.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Non credo di essere la persona giusta per un consiglio del genere, ma immagino che per vivere d’arte possa servire essere: sinceri, audaci e fantasiosi.
Oppure bugiardi, furbi e arrivisti…
In entrambi i casi ci vuole costanza.
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Francesco Cogoni.