INTERVISTA AD ALESSIO SIMONI
Quando e come nasce la tua passione per la scrittura?
Questa passione è nata relativamente da poco, una manciata d’anni.
C’è un episodio in particolare che penso abbia influenzato il mio essere, portandolo appunto ad apprezzare maggiormente la poesia; leggevo Il signore degli anelli e ogni tanto, durante l’avanzare della storia, si presentavano dei canti che raccontavano le gesta eroiche o più semplicemente quel che accadeva ai protagonisti.
Ricordo bene le sensazioni di potenza, delicatezza e orgoglio che emanavano quei canti.
Queste sensazioni rimasero in me, spingendomi a comporre dei versi e dopo varie prove, nacque la mia prima poesia.
Quali scrittori hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Dovendo scegliere direi che ad influenzarmi maggiormente siano stati Charles Bukowski ed Edgar Alla Poe; non nello stile di scrittura, che ancora deve trovare la giusta via, ma nei sentimenti.
In ogni caso non ho mai preso o cercato ispirazione da un autore in particolare.
Vorrei anche dire che la mia ispirazione creativa viene da tutto quel che mi circonda e a dare il proprio contributo c’è anche il cinema e la musica; in questo versante, Woody Allen e Fabrizio De Andrè fanno la loro parte.
Ti chiederai cosa accomuna Bukowski, Poe, Woody Allen e De Andrè.
Quel che accomuna questi artisti (chi più chi meno) è la visione pessimistica e malinconica della vita.
Questo sentimento fa parte anche di me.
Cosa cerchi dalla scrittura?
Non cerco nulla, lo faccio per piacere più che altro.
Sento la scrittura come un bisogno naturale e non come una ricerca.
Il mio scrivere non è un meccanismo attivo a livello conscio, ma mi accorgo che viene da se, infatti la maggior parte del mio lavoro viene fuori in momenti di pura ispirazione e non sto a lavorarci sopra più di tanto, cercando di tirare fuori le parole ad ogni costo.
C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
Ripeto che non vivo la scrittura come una ricerca di qualcosa, lascio infatti che l’ispirazione sia più naturale possibile.
La mia non è dunque una ricerca.
Non faccio niente di particolare.
E’ però chiaro che dalle mie passioni, cinema e letteratura, ricavi informazioni (non razionalmente) che andranno a far parte del mio lavoro.
Qual’è il tuo rapporto con le case editrici e che possibilità ci sono di emergere per un giovane scrittore?
Il mio rapporto con le case editrici è puramente teorico.
Ti spiego: Io ho scelto una via differente dall’affidarmi ad una casa editrice come tutti la conosciamo.
Per semplificare dirò che la motivazione della mia scelta sia derivata l’attesa; quando proponi il tuo lavoro ad una casa editrice, prima di ricevere una risposta, possono passare anche dei tempi lunghissimi.
Aspettare mesi e mesi per magari ricevere un rifiuto, non mi sembrava una bella prospettiva e la penso così tutt’ora.
Ecco dunque da cosa deriva la scelta di auto-pubblicare il mio libro.
Mi affidai dunque ad una casa editrice d’appoggio.
Penso ci siano grandi possibilità per i giovani scrittori.
Soprattutto con i concorsi letterari, penso si possano creare tante opportunità.
Bisogna solo fare le scelte giuste.
Ormai è facile avere notorietà in qualunque campo, grazie ad internet, con la possibilità di essere presenti praticamente ovunque.
Ovviamente notorietà non è sinonimo di qualità.
Cosa consiglieresti ad uno scrittore che vorrebbe vivere di quest’arte?
Sono ben convinto di non avere niente da insegnare a nessuno.
Posso solo dire che non tutto va nel verso giusto, anche mettendoci impegno e determinazione, che la sola speranza non basta.
Per raggiungere questo obbiettivo ci vuole sicuramente tanto studio, tanta voglia e soprattutto bisogna eliminare gli elementi di disturbo, dedicando le forze unicamente alla causa scelta.
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Francesco Cogoni.