INTERVISTA A LUCA CONCA
Il velo dipinto mostra personale di Luca Conca a cura di Elisabetta Sem.
Spazio espositivo Manifiesto Blanco Via Benedetto Marcello 46 Milan, Italy.
In mostra dall’8 aprile al 7 maggio 2016 da martedì a sabato h 16:00- 19:00 giovedì h 16:00-21:00
https://www.facebook.com/events/870994489676686/
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Dopo aver frequentato il liceo artistico a Morbegno, la cittadina in cui vivo, mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti di Brera e mi sono diplomato in Pittura nel 1998.
In quegli anni ero più vicino all’illustrazione e al fumetto che alla pittura, ma dopo l’Accademia ho iniziato a dipingere con una passione e una concentrazione nuove.
Ho deciso di dedicarmici completamente nel 2004, prendendo uno studio prima a Morbegno e poi, per un paio d’anni, a Milano e nel 2004 ho tenuto la mia prima personale alla Galleria Antonia Jannone di Milano, curata da Alessandro Riva, che negli anni precedenti aveva seguito a distanza il mio lavoro.
Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
All’inizio del mio percorso i pittori che più guardavo (che mi piacciono moltissimo anche ora) erano pittori dalla forte connotazione realistica, quasi ossessiva, cioè Antonio Lopez Garcia e Lucian Freud.
Pittori da cavalletto, in senso letterale, che concentrano la loro attenzione e la loro ossessione nell’osservazione del reale, nell’indagine di un volto, un corpo, un ambiente,attraverso quadri dipinti dal vero, dopo lunghe ore di attesa davanti al soggetto in posa.
Oggi gli artisti che più mi stupiscono, mi incantano, sono pittori come Wilhelm Sasnal, Neo Rauch, Michael Borremans, Gerhard Richter, Matthias Weischer.
Pittori più da studio, che preferiscono trovare la soluzione di un dipinto allontanandosi dal dato reale, e avvicinandosi al mistero delle cose, all’irrealtà, alla sorpresa, alla messa in scena della pittura.
Nei tuoi lavori cosa cerchi di comunicare soprattutto?
Per me oggi la pittura è finzione e lo è prima di tutto perché finge il reale, mette in scena una menzogna.
E poi perché il suo più grande mistero sta nel non svelarsi.
Noi, davanti ad un dipinto riuscito, accettiamo il suo mistero.
Io nel mio lavoro cerco questo confine, vorrei stare sull’orlo di un abisso.
Partire dalla realtà, dall’osservazione, dalla copia, ma disporre degli elementi improbabili sulla scena, sulla tela; spingere tutto un po’ troppo oltre, in modo che la comprensione, la lettura del quadro siano sempre incerte.
Qual’è il tuo rapporto con il mercato?
Io guardo con ammirazione a quegli artisti, anche della mia generazione, che costano già moltissimo, già quindi premiati dal mercato.
Credo che sia difficile trovare un pessimo o anche solo un sopravvalutato pittore tra quelli che hanno raggiunto una grande risonanza internazionale e catturato l’attenzione di importanti galleristi e curatori.
Non guardo con sospetto il mercato.
Sono certamente consapevole che molti risultati in asta gonfiati e sorprendenti dipendano ormai da movimenti e strategie economiche identiche a quelle di un titolo di borsa o di un’azione di una grande azienda.
Un quadro che costa 5 o 6 milioni di euro non può passare attraverso valutazioni solo di tipo artistico e storico.
Il mercato è fatto di interessi privati, di manovre spesso nascoste tra grossi collezionisti, gallerie e spazi museali, ma ad alti livelli non potrebbe essere altrimenti, è inutile fare gli ingenui.
Ripeto però che se guardo a quei nomi contemporanei maggiormente avvantaggiati dal mercato, vedo artisti di grande qualità.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Gli consiglierei di vivere la sua giornata cercando di vedere e leggere più cose possibili, non solo di dipingere.
La società di oggi, velocissima e cosmopolita, ci ha ormai abituati a digerire centinaia di migliaia di immagini, suggestioni, influenze di ogni tipo, che contribuiscono però a creare un senso contemporaneo, calato in questo tempo, della nostra visione.
Tutte le innumerevoli ibridazioni devono rappresentare un forte stimolo.
Il mio consiglio è di lavorare cercando sempre di essere contemporanei, cioè di filtrare la propria e personale visione delle cose attraverso tutto ciò che ci circonda.
Profilo: https://www.facebook.com/luca.conca.56?fref=ts
sito: http://www.lucaconca.com/
Francesco Cogoni.