Intervista a Max Papeschi
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Per dare forza alla pagina promozionale avevo realizzato con Photoshop delle immagini che rappresentassero il senso dello spettacolo che stavo scrivendo, una gallerista di Milano mi ha contattato e chiesto di esporle nella sua galleria, ho accettato e da li è cominciata la mia carriera nel mondo dell’arte.
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Il mio lavoro è molto influenzato dal mondo del cinema, dalla politica e della pubblicità più che da quello dell’arte contemporanea.
La mia ispirazione nasce leggendo, viaggiando e cercando di parlare con presone interessanti.
Cosa cerchi attraverso l’arte?
Tento di costruire visioni del presente, di ciò che percepisco io nel presente, con la speranza, che queste visioni possano rispecchiare in futuro quello che è stato il passato.
C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
La cosa che da un paio d’anni mi interessa maggiormente è quella di creare dei veri e propri “progetti multimediali” com’è stato con “Welcome to North Korea” che non si limitino all’esposizione di opere stampate ma che comprendano installazioni, video, musica, performance’s, videogiochi, siti internet e una forte strategia comunicativa (sul web e non solo) vista come parte fondante dell’opera d’arte stessa.
Qual’è il tuo rapporto con il mercato?
Diciamo che tenuto conto che siamo in un periodo di crisi economica mondiale non posso lamentarmi.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Non si possono dare molti consigli in questo senso, a parte il fatto di tenere duro quando le cose vanno male.